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CANTONEElio tra “Spamalot” e le ultime... Storie Tese

19.12.17 - 06:01
In cartellone al Palacongressi il 23 gennaio “Spamalot”, il musical - con la regia di Claudio Insegno - che porta sul palcoscenico Elio nei panni di Re Artù
Elio tra “Spamalot” e le ultime... Storie Tese
In cartellone al Palacongressi il 23 gennaio “Spamalot”, il musical - con la regia di Claudio Insegno - che porta sul palcoscenico Elio nei panni di Re Artù

LUGANO - Sviluppato da “Monty Python e il Sacro Graal” - pellicola datata 1975 che vede protagonista il celebre gruppo comico britannico -, il musical è stato portato per la prima volta in scena a Broadway nel 2005 da Mike Nichols. Ora, a distanza di dodici anni dalla prima rappresentazione teatrale e a quarantadue dal film, c’è chi si è messo in gioco nella difficile impresa di adattare alla lingua italiana una comicità surreale, costruita su riferimenti e giochi verbali difficilmente comprensibili da un pubblico non anglosassone: parliamo di Rocco Tanica - grande conoscitore, tra l’altro, dell’opera dei Monty Python - che ne ha curato i testi, e di Stefano Belisari, in arte Elio, che veste il ruolo del protagonista.

Elio, quando ha incominciato a prendere forma il progetto?

«Un anno fa, nel momento in cui Lorenzo Vitali, il titolare del Teatro Nuovo di Milano, mi ha chiesto se volessi interpretare Artù. Visto che sono appassionato dei Monty Python da tanto tempo, ho accettato immediatamente, ma a una condizione ben precisa: ossia che a Rocco fosse affidato il testo. Come sai, molti sketch e film dei Monty Python doppiati in italiano non reggono il paragone con la versione originale. Questo, in ogni caso, non per colpa di chi ha lavorato agli adattamenti, ma semplicemente per il fatto che si tratta di un tipo di umorismo tipicamente inglese. Alla fine, malgrado tutto l’impegno, il nostro progetto avrebbe potuto dare anche dei frutti un po’ velenosi, ma fortunatamente non è andata così: fin dalla prima qui a Milano a metà novembre ho visto che al pubblico piace...».

E del coinvolgimento di Insegno, cosa vuoi dirmi?

«Lorenzo mi ha dato ampio mandato sull’intero progetto, anche nella scelta del cast, con l’unica condizione di affidare la regia a Claudio Insegno: non lo conoscevo, ma devo dire che mi sono trovato subito molto bene e in sintonia sugli obiettivi che, alla fine, è essenzialmente uno: ovvero quello di non snaturare il testo».

Raccontami di come Rocco ha portato avanti il lavoro?

«Ci siamo confrontati spesso su vari aspetti, tentando soprattutto di non inciampare nell’errore più eclatante, come è accaduto nell’adattamento italiano del film. Una pellicola che, purtroppo, è stata doppiata malissimo, cambiando le battute e assegnando a ogni personaggio un dialetto… In minima parte, pur restando il più possibile attaccati all’originale, abbiamo cambiato qualche battuta anche noi, perché in alcuni casi - comunque isolati - era inevitabile...».

Hai visto il riadattamento di Mike Nichols?

«No, non volevo farmi influenzare...».

Ti sei basato interamente sul film, quindi?

«Nemmeno… L’ho riguardato soltanto dopo avere portato a termine il lavoro...».

Quale la tua impressione dopo la visione?

«Alcuni passaggi erano uguali, altri, invece, mi hanno dato qualche spunto...».

Martedì 19 dicembre (oggi, ndr) a Milano si terrà il “Concerto Definitivo” di Elio e le Storie Tese (anche se fino al 30 giugno 2018, come hanno rivelato ieri in conferenza stampa, oltre a gareggiare a Sanremo, «può succedere qualsiasi cosa»): come ti senti?

«Man mano che il giorno si avvicina è un po’ meno facile di come l’abbiamo immaginato, soprattutto dopo avere visto la reazione del pubblico che, francamente, non mi aspettavo».

Un po’ di malinconia immagino aleggi tra di voi…

«Fino a un certo punto… Mica moriremo! È più una cosa formale…».

Vabbè, ma il gruppo si scioglie…

«Siamo ancora molto amici e con tante cose per la testa ancora da realizzare...».

In quali termini?

«Da un lato questa scelta serve a ridurre il numero di impegni e dall’altro a rimescolare un po’ le carte...».

Elio e le Storie Tese si fermeranno prima dei 40 anni di carriera, gli Stones stanno per oltrepassare i 55...

«Oramai i Rolling Stones sono delle entità, e il pubblico andrà sempre ai loro concerti. Non possiamo comunque paragonare gli Stones di oggi a quelli degli anni Sessanta e Settanta. È proprio questo paragone che noi vogliamo evitare...».

Insomma, volete lasciare un bel ricordo…

«Certo… Sono stato tante volte a vedere i concerti di addio... E non dimenticherò mai quello dei miei eroi, i Ramones: quando li ho visti sul palco l’ultima volta purtroppo sembravano dei cadaveri...».

I Ramones, i tuoi eroi… Immagino, quindi, che nelle setlist dei primi tempi ci fosse anche qualche cover di Joey & Co., mi sbaglio?

«Come no! All’inizio facevamo solo cover! Dei Ramones “Glad To See You Go”!».

Presumo ci siano centinaia di outtakes o inediti di Elio e le Storie Tese messi originariamente da parte per un motivo o per l’altro… È così?

«Qualcosa c’è, ma non tanta roba...».

Questi nastri saranno mai pubblicati?

«Vedremo... Questa fase ci serve proprio per chiarirci le idee…».

Allo show definitivo troverete anche tanti ticinesi: cosa vuoi anticipare?

«Posso dire che sarà una grande festa. Il nostro intento è quello di dare vita a un evento indimenticabile».

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