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CANTONEUn viaggio sonoro e visuale secondo Gyalson

04.12.17 - 06:01
Appuntamento con Nic Gyalson domani, martedì 5 dicembre alle 20.30, tra le mura dell'Aula Magna Supsi di Trevano
Un viaggio sonoro e visuale secondo Gyalson
Appuntamento con Nic Gyalson domani, martedì 5 dicembre alle 20.30, tra le mura dell'Aula Magna Supsi di Trevano

LUGANO - Gyalson - che ritroveremo sul palco con Serena Maggini (tastiere, synth, percussioni, cori), Francesco Martire (basso, contrabbasso) e Dario Pedrazzi (batteria, percussioni) - presenterà in dimensione live la sua nuova raccolta. Una raccolta (TouchTime Records, 5 dicembre 2017) all’interno della quale sono confluite le colonne sonore - per produzioni televisive (“Sottosopra” di Rsi, ndr) e documentari - da lui realizzate tra il 2014 e il 2017. Una collezione attraverso cui - a distanza di un anno e mezzo dalle sperimentazioni del disco di esordio, “Alluvision” (TouchTime Records, maggio 2016) - Nicola Mariani (alias Nic Gyalson), disintegra - ancora una volta - qualsiasi margine di genere, cucendosi addosso ogni tipo di sonorità».

Nic, da quanto mi sembra di capire, parte del materiale contenuto nella raccolta è precedente ai brani realizzati in “Alluvision”...

«La prima colonna sonora è stata quella per un servizio passato a “Sottosopra” sulla scalata dell'Orbayu. Ne ho composto i brani con Olivier Mucchiut nel 2013, mentre parallelamente elaboravamo assieme alcune parti elettroniche per “Alluvision”. Quindi, in realtà, l'unico brano antecedente l'uscita dell'album inserito in questo nuovo disco è “Orbayu Teaser”».

Raccontami nel dettaglio il concepimento delle altre colonne sonore... Iniziamo con la più recente: “Sottosopra 6.0”…

«Ho lavorato per diversi anni a “Sottosopra” come fonico e cameraman. All'inizio della preparazione della sesta stagione, parlando con il montatore Samir Samperisi, è saltato fuori il desiderio di rinnovare alcune questioni estetiche e, in particolare, cambiare la musica della sigla e dei titoli di coda. Il tema di quest'anno era il volo, in tutte le sue forme: per cui, per la sigla, ho cominciato lavorando a parti ritmiche e sonorità che mi evocassero immagini aeree, tra pace e vertigini. Quello che ne è uscito è “Upside Down And Up Above”. Il brano dei titoli di coda, “Rarefaction”, è anche stato il primo che ho elaborato e inciso con l'intera  band, che fino a quegli istanti mi aveva accompagnato soltanto in tour».

Parlami ora di “SOS Bavaria”…

«“SOS Bavaria”, o Baviera nella versione italiana, è un documentario sul soccorso in grotta più grande della storia, avvenuto nel 2014 nell'arco di ben 12 giorni. A livello compositivo una grande sfida. I presupposti: uno speleologo ferito da un crollo di sassi a mille metri di profondità, i soccorritori in superficie che tentano di organizzare una missione di salvataggio - da qui la necessità di ottenere aiuti internazionali -, e poi gli speleo-soccorritori dei vari Paesi che litigano sul piano d'azione da adottare... Con questo tipo di storia il lavoro compositivo è esaltante, ma è necessario stare molto attenti a non diventare melodrammatici... La scelta del sound è ricaduta su un uso quasi esclusivo di strumenti elettronici e di registratori a nastro magnetic: quindi, i brani sono ripetitivi, a loop. Questo sia per sottolineare quanto possa essere estenuante un soccorso del genere - in un luogo senza tempo e fonti di luce naturali -, sia per ottenere un suono sporco capace di abbinarsi  alle immagini provenienti dalle piccole telecamere con cui gli speleologi hanno tenuto il diario dell'operazione».

Di “The Silk Snow” cosa vuoi dirmi?

«È stato il lavoro più lungo e difficile, principalmente perché è stata la prima composizione per un lungometraggio, e poi perché i lungometraggi erano due! Gli autori dei film sono Mario Casella e mio padre Fulvio Mariani, ma non farti ingannare: essere figlio di uno dei registi non vuol dire necessariamente che avrai il lavoro facile. Anzi, avendo lo studio in casa dei miei, non posso mica mettermi a poltrire... So che da un momento all'altro può sbucare dal nulla un produttore preoccupato a chiedermi: “Come sta andando con le musiche? Fammi sentire qualcosa!”. È stato un percorso affascinante: ho fatto molta ricerca sulle musiche delle regioni attraversate dall'antica Via della Seta, per scegliere il tipo di melodie e suoni più adatti alle immagini dei documentari, e quindi gli strumenti da suonare. Per le atmosfere del Kirghizistan ho suonato chitarre acustiche di varie dimensioni e sintetizzatori, alternati a parti che ho cantato tentando di avvicinarmi alle voci mongole, cosa davvero difficile. Per l'Afghanistan, in cui non c'è al momento una vera e propria cultura musicale, sono andato in una direzione più espressiva, cercando di trasmettere la costante tensione che permea un Paese distrutto da decenni di guerre, così come la vastità dei deserti di neve nell'inverno dell'Hindu Kush. Per farlo ho utilizzato molti strumenti: flauti, chitarre, sintetizzatori e organo Hammond, mentre Dario ha suonato tutte le percussioni. Composti i brani, ho registrato giorno e notte per un mese, mentre parallelamente suonavamo i primi concerti e preparavamo l'uscita del primo video e singolo “Amber & Diamonds” (di “Alluvision”, ndr). Il risultato: un esaurimento nervoso e un'ora e mezza di musica registrata. Tutto sommato ne è valsa la pena e lo rifarei. Sono molto felice di aver realizzato le musiche per due film di questa trilogia, che ora sta riscuotendo un buon successo internazionale. Tra l'altro, proprio una settimana fa ha fatto sold out nel cinema più grande di Lione».

Cosa vuoi anticipare dello show in programma domani?

«Sarà uno spettacolo sonoro e visuale, che spero porti il pubblico a immergersi completamente nei luoghi e le atmosfere di questi film. Estratti dei documentari saranno proiettati in sincronia con il concerto».

Ricordo che tempo fa mi parlavi di un documentario sui Krisma, al quale hai lavorato con Davide Lamonte. Vuoi approfondire?

«Al momento è in fase di stallo per problemi di vario genere, tra cui quello economico. Spero che presto Davide possa procedere con il montaggio. Si tratta di una cosa completamente distaccata dalle mie colonne sonore, tranne che per il fatto di avere avuto l'onore di passare del tempo con Maurizio Arcieri e Christina Moser: un'esperienza che mi ha senza dubbio dato molta ispirazione, in particolare quando mi trovo davanti dei sintetizzatori. A volte mando un pensiero a Maurizio, che vive ancora nella musica e nei miei ricordi».

Immagino tu stia lavorando ai brani destinati al tuo secondo album… Vuoi darmi qualche dettaglio?

«Sto lavorando - sia con la mia band, sia con altri collaboratori - a nuove canzoni e video. C'è parecchio materiale. Le registrazioni dovrebbero iniziare a febbraio».

 

 

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