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CANTONESconfinando, con Giorgio Conte

19.10.17 - 09:00
In attesa di vederlo esibirsi sabato 21 ottobre (20.30) al Teatro Kursaal di Locarno, negli scorsi giorni abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il cantautore piemontese
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Al centro Giorgio Conte, 76 anni.
Al centro Giorgio Conte, 76 anni.
Sconfinando, con Giorgio Conte
In attesa di vederlo esibirsi sabato 21 ottobre (20.30) al Teatro Kursaal di Locarno, negli scorsi giorni abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il cantautore piemontese

LOCARNO - Un concerto attesissimo, quello di Giorgio Conte, che a pochi mesi dalla performance tenuta a Lugano nell’ambito di LongLake 2017, torna alle nostre latitudini per presentare “Sconfinando” (Alabianca/Warner), il nuovo album fresco di stampa, uscito in doppio vinile, cd e digitale. Un album completato con alcuni brani inediti, così come con una serie di composizioni del suo immenso repertorio rielaborate - alcune in chiave sinfonica, altre in versione pianoforte e voce (come “Deborah” e “Passano le nuvole”) - con l’apporto dell’Orchestra Duchessa di Parma diretta dal Maestro Alessandro Nidi: «Un atterraggio morbido verso un clima che non avevo mai praticato prima», così Conte descrive il suo nuovo disco.

Giorgio, perché la scelta di rivisitare in chiave sinfonica parte delle tue composizioni?

«Mi ha ingolosito il fatto di avere un collaboratore come Nidi, che è un direttore d’orchestra di rango, il quale, ne ero sicuro, mi avrebbe fatto degli arrangiamenti che avrebbero valorizzato alcuni miei pezzi».

Alcune canzoni sono state stravolte...

«Beh, sì… Stravolte, ma anche valorizzate... “Una giornata al mare”, ad esempio, è diventata un bel bolero, “Gne gne” un can-can...».

Ci sono altri brani che avresti voluto inserire nella tracklist e che invece nella rielaborazione - in chiave sinfonica oppure in versione pianoforte e voce - non hanno funzionato?

«In realtà sì, si tratta di un pezzo che avevo inciso in un vecchio lp (“Zona Cesarini”, Ariston, 1982) e che poi ha registrato anche Ornella Vanoni: “La discesa poi il mare”. Abbiamo fatto un arrangiamento che alla fine non ci ha convinto… Però, è sempre lì, in agguato… Sai, non è facile trovare una chiave che soddisfi appieno l’interprete, l’autore e l’arrangiatore…».

Quando avete iniziato a lavorare al progetto?

«Lo scorso gennaio...».

Hai deciso di pubblicare il disco anche in vinile…

«È un interessante ritorno al passato: ci sono tanti collezionisti, tanti appassionati di questo tipo di ascolto. Inoltre, l’edizione in vinile di “Sconfinando” valorizza anche l’autore della copertina, Ugo Nespolo, un pittore di Torino molto famoso in tutto il mondo».

Il disco raccoglie anche alcuni inediti (“Antoine”, “Piano più piano”, “Ricordati”...): li hai scritti recentemente erano chiusi in un cassetto da qualche tempo?

«Hanno preso forma tutti in tempi recenti…».

In “Sconfinando” figura anche la nuova versione di “Deborah”, brano di cui sei co-autore, che Wilson Pickett e Fausto Leali nel 1968 portarono al Festival di Sanremo, aggiudicandosi il quarto posto: che tipo era Pickett?

«L’ho conosciuto di sfuggita, sai com’è il gran caos sanremese… Per quanto ne so, era un tipo molto aperto, molto sanguigno, molto rhythm and blues, direi!».

Quanti musicisti porterai con te a Locarno?

«Otto: un quartetto d’archi (due violini, una viola, un violoncello), Nidi al pianoforte, un polistrumentista ai fiati e coloro che porto sempre con me, Bati Bertoglio (fisarmonica, vibrandoneon, percussioni) e Alberto Parola (batteria, basso vocale)».

 

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