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CANTONE«E pensare che i Gotthard nemmeno mi piacevano...»

14.08.17 - 06:01
Il giovane regista ticinese Kevin Merz racconta la genesi del suo documentario "Gotthard - One Life, One Soul", presentato sabato sera in Piazza Grande, in chiusura di Locarno Festival
Keystone
Da sinistra Freddy Scherer, Leo Leoni, Nic Maeder, Marc Lynn, Kevin Merz, Hena Habegger.
Da sinistra Freddy Scherer, Leo Leoni, Nic Maeder, Marc Lynn, Kevin Merz, Hena Habegger.
«E pensare che i Gotthard nemmeno mi piacevano...»
Il giovane regista ticinese Kevin Merz racconta la genesi del suo documentario "Gotthard - One Life, One Soul", presentato sabato sera in Piazza Grande, in chiusura di Locarno Festival

LOCARNO - Reduce dai meritatissimi applausi di una piazza gremita, Kevin narra il minuzioso lavoro - «durato due anni» - che si cela dietro la pellicola. Un film che in poco più di novanta minuti porta sul grande schermo quel "sogno di rock'n'roll", fatto di sacrifici, speranze, successo, lutto e rinascita. Quel "sogno di rock'n'roll" di Steve Lee, Leo Leoni, Freddy Scherer, Marc Lynn, Hena Habegger e Nic Maeder.

Kevin, un’accoglienza straordinaria, quella di sabato sera…

«È stata una serata indimenticabile, una serata magica, emozionante… A un certo punto, dietro lo schermo, per di più, si sono viste anche due stelle cadenti, che definirei un piccolo segnale dall’universo…».

So che hai finito il film pochi giorni fa, giusto?

«L’ho consegnato il 5 agosto, a festival già iniziato… Il 4 ero ancora in studio alle prese con colori e sottotitoli…».

Raccontami il processo di lavorazione…

«Una sera di due anni fa stavo lavorando a una sceneggiatura che non avanzava… E a un certo punto, frustrato, ho aperto la finestra urlando: “Ho bisogno di un film!”. Non ci crederai, ma tre giorni dopo mi ha chiamato Tiziana Soudani (di Amka Films, che con Rsi e Bunkerville ha prodotto la pellicola, ndr), proponendomi il progetto…».

Quale la tua reazione?

«Ho accettato immediatamente, anche se razionalmente avrei dovuto rifiutare, poiché i Gotthard li conoscevo a malapena: seguivo la musica underground e sulla band nutrivo anche una sorta di pregiudizio, un pregiudizio superficiale. Soltanto dopo mi sono reso conto di trovarmi all’interno di una storia emozionante…».

Quando hai incontrato Leo gli hai rivelato di non essere un fan dei Gotthard?

«No, ma penso che l’abbia intuito… Mi piace, comunque, approcciarmi a qualcosa che non conosco, o che non conosco bene… È bello entrare, un po’ meravigliato, in un nuovo mondo…».

Quale la maggiore difficoltà?

«Il montaggio, con i numerosi documenti d’archivio, anche inediti, e le venti-trenta interviste che ho realizzato in questi due anni… Se vuoi, ti giochi tutto in quel passaggio: il montaggio può rovinare un buon film oppure salvarne uno mediocre…».

“Gotthard - One Life, One Soul” non è il tuo primo film musicale…

«Direi che è il primo di questo livello… Quello del 2005 è un piccolo ritratto di Kofi Ghanaba...».

Quando avremo modo di vedere la pellicola nelle sale cinematografiche?

«Nei primi mesi del 2018…».

In futuro è prevista anche la pubblicazione in dvd?

«Certo, e raccoglierà anche diverso materiale che per forza di cose ho dovuto tagliare».

Quali i tuoi prossimi progetti?

«Non mi dispiacerebbe fare un film su un altro eroe svizzero: Roger Federer. Anche quello del tennis è un mondo che non conosco... Per ora è comunque solo un'idea, un pensiero… Ma le cose, in fondo, spesso nascono così…».

 

 

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