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CANTONEEleonore Quartet: «Eccoci qua, ora più che mai!»

03.03.17 - 06:01
Esce oggi il primo album del giovane gruppo locarnese
Eleonore Quartet: «Eccoci qua, ora più che mai!»
Esce oggi il primo album del giovane gruppo locarnese

LOCARNO - Ne parlavano da qualche tempo e ora l’attesa è finita. In giornata troveremo nei negozi – digitali e non – "Ora più che mai", l’album di esordio degli Eleonore Quartet, band condivisa da Matteo Pisoni (voce, chitarra), Stefano Losa (chitarra), Alessandro Di Blasi (basso) e Sebastian Rigo (batteria).

Nel disco il gruppo ha raccolto dieci tracce di ottima fattura, alt-folk oriented. I ragazzi ci sanno fare e hanno le idee perfettamente in chiaro. Anche se questo, d’altra parte, lo avevamo già capito seguendoli in tv (a S-Quot, ndr) e durante i concerti.

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Matteo...

Matteo, quando sono venuti alla luce i primi brani del disco?

«Abbiamo iniziato a scrivere le prime canzoni in italiano nel 2013, spostandoci, a poco a poco, verso sonorità più definite. L'album è la concretizzazione di questo periodo: in studio abbiamo portato le dieci composizioni più significative e che meglio esprimono la nostra identità musicale».

Vuoi analizzare il titolo?

«“Ora più che mai” è innanzitutto il titolo del secondo singolo scelto per lanciare l’album. La canzone si focalizza sui momenti di gioia e di tristezza che, inevitabilmente, si presentano nella vita di ogni essere umano. Diciamo che interpretiamo quegli istanti come emozioni forti, come stimolo per sentirci vivi, senza aver paura di andare addirittura a cercarli. Questo disco, inoltre, in un certo senso, rappresenta ciò che noi siamo e sentiamo in questo momento… E ora più che mai... abbiamo voglia di condividerlo con chi è curioso».

Vuoi entrare nei testi, in termini generali?

«Mi viene in mente un verso del primo singolo, “Suono per la strada”, che ha anticipato questo disco: "Suono perché voglio dare voce a chi mi passa accanto e perché voglio dire ad alta voce ciò che sento". Quando da ascoltatori ci rendiamo conto di riconoscerci in una canzone, proviamo un sentimento che dà molto conforto, quasi l’avessero scritta per noi. Nel medesimo tempo, da musicista, la volontà è quella di esprimere un sentimento che è spesso parte del nostro vissuto; e scoprire, poi, che qualcuno si riconosce in quei versi, in quelle strofe,  è una soddisfazione impagabile. Nelle nostre canzoni ci piace osservare la realtà, raccontare il quotidiano, suscitando nell’ascoltatore le immagini delle scene descritte: per questo motivo persone e situazioni sono spesso al centro dei nostri testi».

Cosa vuoi dirmi delle maggiori influenze musicali confluite nell’album?

«La diversità dei generi musicali per cui simpatizziamo credo porti beneficio alla costruzione delle nostre canzoni. Abbiamo ascoltato parecchia musica “datata”, ma anche musica moderna: ci piacciono molto le sonorità acustiche, così come i ritmi in levare, mentre nel contempo strizziamo sicuramente l’occhio al cantautorato italiano.  Non c`è una vera e propria manciata di artisti in cui ci identifichiamo particolarmente: a dire il vero sono molti i gruppi, i cantautori, da cui ci lasciamo ispirare. Forse anche solo per qualche singola particolarità. Folk rock americano e inglese, indie pop, indie folk e alt rock costituiscono le nostre maggiori influenze; quello che noi facciamo è comunque sempre un lavoro di sintesi, piuttosto che di somma».

Raccontami le sessioni di registrazione…

«Abbiamo registrato l’intero album nello studio Csrm di Giubiasco durante l’estate 2016. Questo è accaduto dopo diversi mesi passati a consolidare sonorità e arrangiamenti. Abbiamo avuto anche la fortuna di collaborare con un’incredibile sezione fiati e un quartetto d’archi - coordinati da Max Pizio - che con noi hanno inciso diverse canzoni».

Quando presenterete il disco in dimensione live?

«L’11 marzo si potrà ascoltare buona parte dell’album al Living Room di Lugano, nell’ambito di Emergenza Festival, mentre il 16 ci esibiremo a Bellinzona, a EspoTicino. Dopo un paio di date oltre Gottardo, il 6 maggio torneremo nella Svizzera italiana, più precisamente al Negromante di Locarno, dove presenteremo la produzione a livello integrale».

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