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CANTONEGhali, un rapper da sold out

30.09.16 - 06:00
In attesa di vederlo esibirsi sul palco del Foce di Lugano sabato 22 ottobre, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il giovane rapper italiano
Ghali, un rapper da sold out
In attesa di vederlo esibirsi sul palco del Foce di Lugano sabato 22 ottobre, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il giovane rapper italiano

LUGANO - Di origini tunisine, Ghali è un’autentica rivelazione del rap tricolore. Non è un caso, quindi, che lo show in programma a Lugano tra poco meno di un mese sia a un passo dal sold out. Sono pochissimi, infatti, i biglietti ancora disponibili presso gli sportelli del Dicastero Cultura, Sport ed Eventi (Foce, Punto Città, Molino Nuovo): si parla, complessivamente, solo di una manciata.

Ghali, come ti senti oggi, reduce da un successo improvviso?

«Come mi sento? Sto. Hai detto bene, improvviso. "Successo", comunque, rimane una parola grossa, quello che so è che la mia musica si sta ritagliando un proprio spazio, un sacco di gente si diverte ascoltandola e questo mi riempie di gioia. Sta succedendo tutto da un momento all'altro e tra il tour e tutto il lavoro che c'è da fare non riesco ancora a realizzare bene».

Quando hai capito che qualcosa stava cambiando?

«Quando dal chiamarmi «il cancro del rap italiano» sono passati a chiamarmi per vedermi dal vivo».

Avevi un piano B?

«Si, nel frattempo andavo a dare curriculum per le vie del centro di Milano sperando che qualcuno mi assumesse in un negozio di vestiti a fare il commesso. Ma nessuno si è mai fatto sentire».

Nonostante gli ottimi riscontri di pubblico e di critica, sei tuttora un rapper indipendente. Immagino che le offerte da parte delle label ti siano piovute addosso: continuerai comunque dritto per la tua strada, oppure sei in attesa di offerte migliori?

«Prenderò in considerazione solo scelte in favore della mia musica. Se riterrò che una strada possa essere quella giusta per il bene della mia musica, forse potrò prenderla. Ma per ora, da indipendente, ho tutto ciò di cui ho bisogno. Anche se il percorso, devo dire, è molto lungo e tortuoso».

Hai pubblicato una serie di singoli, quando un album? 

«Non lo so nemmeno io… Devo dire che non riesco ancora a concepire pienamente il concetto di album. E chi lo dice, poi, che quella serie di singoli non siano stati un album scoperto in diretta insieme ai miei fan?».

Come nascono i tuoi testi, le tue rime?

«Non ho un metodo fisso. Possono nascere al momento, a seconda di ciò che voglio dire in quell'istante, dalla necessità di voler raccontare qualcosa o di utilizzare determinate parole. In ogni caso, partono da una frustrazione o da uno sfogo».

Chi sono i tuoi punti di riferimento in ambito rap?

«Chi porta qualcosa di nuovo e fa stare bene le mie orecchie».

E al di fuori del rap, quali i tuoi ascolti?

«Mi piacciono un sacco Jovanotti, Calcutta, i Gorillaz, The Roots, Manu Chao e Stromae».

Che rapporto hai con la Svizzera italiana? Passi spesso da queste parti?

«Ci sono stato tanti anni fa: una volta con mia madre e in altre occasioni suonando con altri artisti italiani. So che il pubblico è abbastanza composto ed educato. E per dire "cellulare" si dice "natel"».

Cosa vuoi anticipare a coloro che assisteranno al tuo show in programma il 22 ottobre a Lugano?

«So che è già quasi sold out ed è una “figata” fare la prima data a Lugano in questo modo. Lasciate la compostezza a casa prima di uscire, perché sarà un bel casino».

 

 

 

 
 

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