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SVIZZERA/STATI UNITIAl Foce è tempo di garage-punk con i Black Lips

12.09.16 - 06:00
Abbiamo incontrato i Black Lips, che mercoledì sera saliranno sul palco dello Studio Foce di Lugano. In apertura i Those Furious Flames.
Al Foce è tempo di garage-punk con i Black Lips
Abbiamo incontrato i Black Lips, che mercoledì sera saliranno sul palco dello Studio Foce di Lugano. In apertura i Those Furious Flames.

LUGANO - Paladini della scena garage-punk contemporanea, il combo di Atlanta, Georgia - condiviso da Cole Alexander (voce, chitarra), Jack Hines (chitarra, voce), Jared Swilley (basso) e Joe Bradley (batteria) - si appresta, così, a presentare in dimensione live al pubblico ticinese la dozzina di  tracce contenuta nell’ultimo album, “Underneath The Rainbow” (Vice Records, 2014).

Ragazzi, raccontatemi il processo di lavorazione di questo settimo disco…

«Malgrado le nostre idee fossero brillanti, non erano affatto raffinate…  Siamo riusciti, però, a forgiare un capolavoro senza tempo… (ridono)».

Un album, comunque, in sede di produzione, affidato a Justin McKnight, Patrick Carney, Ed Rawls e a Tom Brenneck. Perché questa scelta, o meglio perché non lavorare sotto la guida di un solo produttore?

«Perché la nostra visione della musica richiede l’apporto di ognuno di questi quattro giganti della tecnologia sonora…».

Come è nata la collaborazione con Patrick Carney (Black Keys, ndr)?

«Ci siamo incontrati qualche tempo fa, per caso, in un hotel di Città del Messico. Da quegli istanti tutto quanto ha incominciato a prendere forma...».

Quali gli ascolti, nel corso della lavorazione del disco?

«Ascoltiamo così tanta musica che non è così semplice darti una risposta… Per dire, potremmo citare sia Brahms, così come i Bad Company...».

Torniamo al 2009, anno in cui avete pubblicato “200 Million Thousand” (Vice Records). Al suo interno figura una cover, non così comune, tra l’altro: “Again And Again” degli Iguanas, la prima band di Iggy Pop. Perché questa scelta?

«Perché si adatta perfettamente alla nostra visione del mondo…».

Quali le cover, durante le prime prove del combo, allo scoccare del nuovo Millennio?

«Abbiamo scritto la nostra musica fin dall’inizio…».

Insisto… Qualsiasi gruppo, nel corso delle prime prove, si dà alle cover…

«Per riscaldarci facevamo “Rumble” di Link Wray...».

Immagino sia stato difficile riprendere in mano le redini della band nel 2002, dopo la morte di Ben Eberbaugh...

«No, non è stato difficile… Era nostro dovere portare avanti il progetto a cui lui diede vita...».

Con quali gruppi siete cresciuti?

«Germs, Link Wray, Chuck Berry, Zeros...».

I primi due album dei Black Lips - “Black Lips” (2003) e “We Did Not Know The Forest Spirit Made The Flowers Grow” (2004) - sono stati dati alle stampe dalla Bomp! Records, un’etichetta storica… Come andò esattamente?

«Spedimmo alla label le nostre prime demo e dopo qualche tempo, per nostra fortuna, firmammo il contratto...».

Quale il ricordo di Greg Shaw, colui che nel 1974 fondò la label?

«La sua vita e il suo lavoro sono un archivio di tutto ciò che ci è caro e in cui continueremo a credere».

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