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CHIASSOA 86 anni è ancora una outsider. Chiasso le dedica una mostra

20.05.16 - 06:00
L’artista Simonetta Ferrante non si è mai piegata agli schemi tradizionali diventando una delle maggiori esponenti italiane dell’arte della calligrafia
A 86 anni è ancora una outsider. Chiasso le dedica una mostra
L’artista Simonetta Ferrante non si è mai piegata agli schemi tradizionali diventando una delle maggiori esponenti italiane dell’arte della calligrafia

CHIASSO - Si definisce fuori dagli schemi. Simonetta Ferrante è infatti un’artista dallo spirito indipendente e dal respiro internazionale che non si è mai preoccupata di dover rientrare nelle correnti tradizionali. «Non sanno in che contesto inserirmi - spiega divertita - diciamo che sono una outsider». L’esperta Anna Ronchi ha descritto le sue opere come «l’incontro tra la pittura e la calligrafia». La Ferrante è «l’esponente di una pittura di segni, che sono parti di lettere, riminiscenze di calligrafia».

Nata nel 1930, a 28 anni la milanese ha scoperto l’arte della calligrafia in Inghilterra e questo amore non lo ha più abbandonato, nonostante in Italia, come in Ticino, non sia mai stata veramente compresa. «A quei tempi qui si usavano giusto uno o due caratteri per qualsiasi cosa, e ora si pensa quasi solo ai caratteri orientali. Solo all’estero si trova una vera forma espressiva». Per scoprire qualcosa di più su questo mondo è possibile visitare la mostra che verrà inaugurata oggi, alle 18.30, al m.a.x. museo: “Simonetta Ferrante. La memoria del visibile: segno, colore, ritmo e calligrafie”.

Simonetta Ferrante, ma che cosa è per lei la calligrafia?

«Per me è un piacere fisico, come suonare il pianoforte. Con diversi strumenti creo i caratteri ispirata dal testo su cui sto lavorando. Esprimo le emozioni che suscita».

Per molti è difficile considerarla arte. Cosa si può considerare tale?

«È sempre stato un enigma. È quando qualcosa comunica, quando va oltre l’aspetto estetico e passa a quello spirituale. E qualcosa che entra dentro, come la musica. Ci vuole preparazione per comprenderla. Spesso le forme artistiche sono apprezzate solo decenni più tardi».

La calligrafia porta a pensare ai writer…

«Quella non sempre è arte. È tutto così uguale, si ispira sempre allo stile gotico e niente si distingue».

La calligrafia è un’arte che si avvicina al mondo pubblicitario nel quale lei è stata una professionista.

«Sì, per trent’anni. Da giovane ho sentito la necessità di rendermi economicamente indipendente e quindi non ho intrapreso subito la carriera artistica. Forse sbagliando… Non lo so».

Ai giovani d’oggi quindi cosa si può dire?

«È sempre stato un mondo difficile. Spesso vengono spinte delle porcherie. Bisogna essere costanti e accontentarsi. Io mi ispiro al pensiero buddista: non bisogna pensare troppo, bisogna seguire i sentimenti».

E il mondo pubblicitario oggi dove sta andando, in un periodo in cui i facili riferimenti al sesso sono sempre più espliciti?

«Dall’avvento del pc si è livellato tutto. E il nudo e la sessualità sono sempre più usati, soprattutto da quando si è diffusa la fotografia. È una deriva che ha coinvolto anche il mondo artistico. È una chiave per attirare l’attenzione e avere successo. Si vuole stupire a ogni costo».

 

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