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“Peaky Blinders”, così crolla una leggenda

STREAMING“Peaky Blinders”, così crolla una leggenda

17.06.22 - 06:30
L'ultima stagione della serie-culto britannica, al top delle più viste su Netflix, è una vera stilettata al cuore
Matt Squire
“Peaky Blinders”, così crolla una leggenda
L'ultima stagione della serie-culto britannica, al top delle più viste su Netflix, è una vera stilettata al cuore

LUGANO - Se dice che con i “Soprano” è iniziata la parabola che ha portato le serie televisive a giocarsela con il cinema (a volte anche d'autore) ad armi pari, si può forse dire che con “Peaky Blinders” questa parabola si conclude.

Di famiglia criminale in famiglia criminale, quindi, con l'ultimo capitolo della vicenda famigliare della gang romaní degli Shelby che riporta le serie a un modo di raccontare storie che ormai è effettivamente del passato.

“Colpa” di Netflix, già lo avevamo scritto, che partendo da alternativa di nicchia è diventata modello da seguire, spianando strada e stili, livellando e riportando – per più di un verso – le serie indietro di decenni, nel segno della conservazione (e della reazione) piuttosto che dell'innovazione.

Malgrado ciò, i “Peaky Blinders” restano fedeli a loro stessi portando in scena il loro cast stellare – con praticamente tutti i grandi nomi del cinema d'Oltremanica (Murphy, Taylor-Joy e Hardy su tutti) –, una fotografia e scenografia sempre pazzesca.

Il lavoro di Steven Knight e soci, in questa sesta e ultima stagione, è di quelli titanici chiudere le fila di un arco narrativo atipico – lungo quasi un decennio – che più che verso la salvazione punta dritto dritto alla dannazione.

Al centro di tutto c'è sempre il capofamiglia Tommy Shelby (un sempre inossidabile Cillian Murphy) e famiglia, reduci da un lutto (fittizio ma anche reale, dopo la morte della bravissima Helen McCrory) si trovano alle strette e ingarbugliati in una lotta intestina e generazionale che sa tanto di tragedia classica.

L'unica possibilità di trovare uno spiraglio di salvezza passa, ironicamente, per il «diavolo» della politica (fascista, in ascesa negli anni '30 anche nel Regno Unito) e del narcotraffico, per tentare un aggancio con gli States con i quale i Blinders hanno sempre avuto diversi, sanguinosi, problemi.

Sarà un salto nel vuoto che, come quest'ultima manciata di episodi, sa di vera disperazione. Un addio non facile, ma non per questo meno godibile, di una delle serie-culto della tv e che, come gli Shelby, è restata ormai è un po' fuori dal tempo.

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