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CANTONEAntonello Venditti: a Locarno fa tappa la «tournée più bella della mia vita»

06.10.21 - 06:30
Non saranno spettatori, ma «amici» quelli che si ritroveranno sabato 23 ottobre al Palexpo.
KEYSTONE
Antonello Venditti: a Locarno fa tappa la «tournée più bella della mia vita»
Non saranno spettatori, ma «amici» quelli che si ritroveranno sabato 23 ottobre al Palexpo.
Il grande cantautore vuole comunicare questo momento magico e anticipa qualcosa sul nuovo album e un progetto speciale.

SAVOSA - «È un momento magico». È con queste parole che Antonello Venditti apre l'intervista fatta in previsione del concerto di sabato 23 ottobre al Palexpo Locarno. La voce del grande cantautore romano è piena di entusiasmo: «Questi concerti pieni di regole e dubbi, che per alcuni sono una tortura, per me sono diventati delle certezze e questa sta diventando la tournée più bella della mia vita».

Spettatori? No, «amici» - Impegnato sui palchi di tutta Italia dal 1° luglio, «ho visto tutti i cambiamenti, le problematiche di un gruppo che si muove (e siamo tanti) prendendo treni, aerei, macchine, anche navi...». Una volta superate le difficoltà pratiche, rimane un senso di compiuta organizzazione che permette a tutto di procedere. «Se potessi scrivere una canzone adesso, forse la scriverei sull'umanità che c'è in questi concerti. C'è una voglia incredibile di superare gli ostacoli e di partecipare». Lui stesso, andando a un concerto di un collega, ha dovuto sottostare «a tutte le regole che il Covid ci ha dato». Ciò ha permesso a Venditti di «vedere tutta la fatica che fanno gli spettatori: non sono più tali, ma dei partecipanti, dei sostenitori. Sono degli amici. Vengono per un incontro umano e io cerco di darglielo».

«Voglia di partecipazione, di ritrovarsi» - L'atmosfera degli show della ripartenza si traduce in una grandissima energia che invade il palco. «Faccio dei concerti straordinari. La precarietà presunta, che tutti si portano dietro, mi ha tonificato: mi ha dato concretezza, sono diventato più bravo, più affettuoso, più generoso...». Venditti assicura che oggi la sua voce è «pazzesca» e che «tutti quelli che stanno con me - musicisti, tecnici - sono felici. C'è un entusiasmo da parte nostra un po' irreale». È un po' come un clima di guerra, che genera una salda unione tra le persone. Il risultato è «una voglia di partecipazione immensa e di ritrovarsi dentro una canzone» da parte degli spettatori «e in me di ritrovare le mie canzoni nella società, nei ragazzi e ragazze, nelle donne...» C'è già una punta di nostalgia per «quando finirà questo, e io non voglio farlo finire...». Un tour che si è concretizzato in una speciale esperienza umana, colma «del rispetto del lavoro degli altri. Ti svegli e sei contento». E i colleghi che non sono andati in tour? «Penso che si siano persi qualcosa».

Uno show di altissimo livello - La resa scenica dello show è di primissimo livello, promette l'artista. «L'abbiamo chiamato "Unplugged" ma abbiamo una bocca di fuoco e un suono pazzesco, addirittura molto più preciso di quello con tutta la band». A testimoniare il suo attuale stato di grazia, Venditti spiega di aver sfatato una sua convinzione: non poter fare due concerti di fila. «Avevo paura, cantando come un disperato...». Ma le circostanze attuali l'hanno costretto a farlo «almeno sei volte e il secondo concerto è stato sempre più bello del primo. È incredibile».

«Risvegliata una forza interiore» - Un artista celebrato e affermato come Antonello Venditti si accontenta del "compitino"? Nossignore: il Covid è stato un gigantesco detonatore. «Trovi risorse in te, di passione, di voglia di stare insieme, che erano sopite. Oggi ho una saturazione del 100% e fumo 50 sigarette al giorno (ride, ndr). Non lo so, è come se si fosse risvegliata una forza interiore». Tutto ciò è anche un tuffo nel passato: «Ha le caratteristiche di un viaggio anni '70, siamo più avventurosi e ho ritrovato la voglia di viaggiare di notte».

Canzoni «senza tempo» e il nuovo album - In questo tour ci troviamo quindi di fronte al racconto di 50 anni di storia italiana (e delle storie di moltissime persone comuni). «È evidente che le mie canzoni siano attualissime» chiosa Venditti. «Ho sempre anticipato il tempo» e la risposta che offre a chi gli chiede perché non esce un nuovo disco è semplice: non c'è fretta, in quanto «le mie canzoni sono senza tempo». I suoi brani sono, spiega, il risultato di una maturazione di tre-quattro anni (il tempo medio intercorso tra un album e l'altro). A tal proposito, quando uscirà il nuovo disco? «Immagino a Natale 2022». Conterrà sicuramente «una canzone che sarebbe perfetta per i tempi attuali», ma altre «che stanno lentamente trovando il loro tempo». Pubblicare oggi «sarebbe stato prematuro».

In tour con De Gregori - C'è poi la concretizzazione di un progetto speciale, rimandato anch'essa a causa del Covid: il concerto dello Stadio Olimpico di Roma con Francesco De Gregori del 18 giugno 2022, che si appresta a diventare un tour. «Torneremo a essere un duo a tutti gli effetti, ed è una cosa straordinaria. Non l'ho mai fatta una tournée con un altro, ma lui è abituato» essendosi esibito con Dalla e altri artisti. «Sarà una cosa completamente diversa» spiega Venditti «perché noi andiamo "uno dentro l'altro" e diventiamo una persona sola». Non quindi una successione di brani cantati prima da un artista e poi dall'altro: «Non un concerto fatto da Venditti e De Gregori, ma dalla somma di ciò che siamo oggi». Un po' nello spirito che animava "Theorius Campus" del 1972, il disco che segnò l'esordio di entrambi i cantautori romani. «L'idea è di essere proprio un duo e che si possano cantare tutte le canzoni insieme, non solo qualcuna».

Roma e la politica - La telefonata arriva quando i seggi per le elezioni amministrative a Roma si sono appena chiusi. «Ho vissuto molti sindaci, ma questa è la prima volta che la scelta è veramente difficile. Ma molto, molto». Venditti spiega di essere un po' distante da quella che è la politica spicciola e di essere interessato a ideali più alti: amicizia, affetto, solidarietà, onestà. Ma sono gli altri a tirarlo per la giacchetta nell'agone politico. «Generalmente» aggiunge «vengo cavalcato a tutti e, appena dico una parola, viene usata da questo e quell'altro». Offre quindi la sua collaborazione a chiunque sia eletto: «Amando Roma, devo dare una mano a tutti quelli che tentano di farla diventare una città bella e civile, come si merita».

Oggi tutti come "L'ottimista" - La politica è stata anche al centro dell'interesse artistico di Venditti e un ottimo esempio è "L'ottimista", brano del 1984 tratto dall'album "Cuore" e incentrata su Bettino Craxi. La scriverebbe di nuovo, una canzone del genere? «Certo. "L'ottimista" purtroppo non è solo socialista, un po' tutti lo sono diventati. Appena hanno il potere, ne abusano. È il virus italiano». Venditti si considera «un anarchico affettuoso» che è pronto a dare il suo appoggio a chi se lo merita. «Non posso bendarmi gli occhi ed essere strumento di altri».

Ci furono i gatti, ora ci sono i cinghiali - Il riferimento ai cinghiali che attanagliano Roma è apparso perfino sui grandi media internazionali. Ciò dà fastidio a Venditti? «No, è un dato di fatto. Roma era famosa, romanticamente, per i gatti - che a un certo punto sono scomparsi. Poi lo è stata per i piccioni, poi ci sono stati i gabbiani - la genìa vincente dei pennuti - e ora siamo ai cinghiali (ride, ndr). La cosa sorprendente è che c'è qualcuno - come alcune signore borghesi, che riesco a capire nella loro follia - che dà loro da mangiare. È assurdo. L'esigenza reale è che la spazzatura venga portata via. Che poi si possano cacciare in Maremma ma non in città... È qualcosa che non riesco a capire».

Niente spoiler - Nel corso del suo tour l'artista ha alternato l'esecuzione dei suoi brani più celebri con molti aneddoti e racconti di vita e carriera. Ce n'è uno che è particolarmente apprezzato? Venditti non ci casca e replica: «Non te lo dico. Se tu non l'hai visto mai, questo concerto, devi venire perché è una cosa sorprendente (ride, ndr)».

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