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STATI UNITIAspettando Donda, l'ennesimo Godot di Kanye West

25.08.21 - 17:30
Da settimane vive rinchiuso in uno stadio per completare un disco che non esce mai. Che cosa sta combinando il rapper?
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Aspettando Donda, l'ennesimo Godot di Kanye West
Da settimane vive rinchiuso in uno stadio per completare un disco che non esce mai. Che cosa sta combinando il rapper?
Domani è previsto il terzo evento di presentazione del decimo album di Kanye West, DONDA, con la pubblicazione fissata a venerdì. Sarà la volta buona? Il suo manager assicura di sì. E noi nel frattempo abbiamo provato a recensire ciò che DONDA è stato fino a questo momento.

CHICAGO - E se in fondo fosse l’attesa stessa per l’arrivo di “DONDA” - il decimo album ufficiale di Kanye West che però Kanye West non si è ancora deciso a pubblicare - a essere “DONDA”? La domanda a questo punto è tanto assurda quanto assolutamente lecita.

Fermiamoci un attimo a pensarci, perché non è la prima volta che il rapper di Chicago si mette a giocherellare con l’ordine naturale delle cose, tagliando e ricucendo frammenti di realtà alla stregua dei tasselli sonori che accosta nei suoi mosaici musicali. Con “The Life Of Pablo”, e si torna per un attimo al 2016, Kanye aveva brevettato l’album che di fatto non si concludeva mai. Pubblicata il giorno di San Valentino, l’opera ha iniziato a mutare di settimana in settimana. Un rammendo di qua; una voce aggiunta di là; qualche colpo di bisturi; una sforbiciata; un mix arrangiato in modo diverso; una canzone in più in fondo alla scaletta. Ora sono passati più di cinque anni e il disco sembra essersi finalmente cristallizzato. Sembra. Eppure, con ogni probabilità, nessuno scommetterebbe un solo centesimo sul fatto che non possa alterarsi di nuovo nel giro di una settimana.

Con “DONDA” il concetto pare essersi estremizzato all’orizzonte opposto. Un orizzonte che si mostra vicino e, sul più bello, non si lascia raggiungere. E così si arriva al punto che l’album neanche si scomoda più a uscire, ma diventa un’esperienza che va respirata dal vivo, di volta in volta, con i suoi riflessi cangianti e con la convinzione che poche ore dopo lo avremo finalmente a portata di smartphone. Per poi invece ritrovarsi come dei fessi a fissare la schermata dell’iTunes Store di turno sul display, cercando di soffocare la consapevolezza di esserci cascati di nuovo tra un «forse arriverà più tardi» e tante altre simpatiche frasette di circostanza, dal retrogusto amarognolo, che quella stessa vocina interiore si ritroverà a dover deglutire nel giro di qualche istante.

«They shootin'! Aw, I made you look». Lo diceva, nell’ormai lontano 2002, un’altra voce da novanta dell’Hip Hop a stelle e strisce. Si parla di Nas e di un celebre singolo del suo disco “God’s Son”. Il concetto espresso non si discosta molto da quello che sta facendo di recente Kanye West, che come ben sappiamo ama far indossare al suo ego gli sguardi - meglio ancora se increduli - del mondo intero. E per farlo non bada a spese (in tutti i sensi, considerato che sono settimane che vive all’interno di uno stadio). È un po’ come il fronte di guerra non dichiarata con un altro collega, ovvero Drake. Uno scontro voluto sin dal principio o lo scatto felino di chi ha colto al balzo la palla lanciata da qualche critico musicale che, deluso dal pacco tirato un mesetto fa, ha sguainato carteggi ed elaborato teorie per dare un senso a quelle ore trascorse inutilmente in attesa dell’ennesimo Godot con passamontagna e giubbotto antiproiettile? Nessuno sarà mai in grado di dirlo con convinzione. Nemmeno Kanye.

E così, alla fine, tocca affidarsi alle poche certezze. Al fatto di essere stati bidonati per ben due venerdì in cui “DONDA” alla fine non si è mai materializzato. Ma per quanto potrà andare avanti questo giochino? Il prossimo evento di presentazione "live" dell’album si terrà domani. E non sarà più ad Atlanta, ma nella sua Chicago. Un segnale che forse siamo arrivati alla volta buona? Stando alle parole del suo manager, «assolutamente» sì. Ma a questo punto conviene forse prepararsi già a una potenziale terza fregatura; in ossequio a quel vecchio e usurato proverbio che, nonostante l'artrosi, finisce quasi sempre per fissarci sghignazzante, come a voler ribadire: “Io ve l’avevo detto”. E se alla fine così non sarà, ne saremo tutti felici. Sperando che ne sia valsa l’attesa.

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