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Tra fede e passione, le emozioni nei brani di Joëlle Fux 

CANTONETra fede e passione, le emozioni nei brani di Joëlle Fux 

04.08.21 - 06:00
L'artista ticinese ci ha raccontato il suo primo EP, "Sospeso", confidandoci ciò che ha vissuto
Joelle Fux
Tra fede e passione, le emozioni nei brani di Joëlle Fux 
L'artista ticinese ci ha raccontato il suo primo EP, "Sospeso", confidandoci ciò che ha vissuto

LUGANO - Sedersi al pianoforte e lasciarsi andare, seguendo la propria passione e trasformando pensieri in musica.

È così che Joëlle Fux ha realizzato e pubblicato il suo primo EP, intitolato "Sospeso", che è ascoltabile sulle principali piattaforme streaming

Di origini vallesane, ma cresciuta e ora stabilita in Ticino, l’artista è riuscita a districarsi tra gli impegni e la professione di ostetrica per di realizzare dei brani emotivi, in cui trasmette sentimenti e stati d’animo di un periodo difficile, ma senza perdere la speranza. Ci ha raccontato la sua esperienza e la sua prima pubblicazione musicale.

Come e quando è nata la tua passione? 
«A casa mia la musica è sempre stata centrale: mia mamma, che proviene da una famiglia musicale, cantava e suonava spesso il pianoforte ed è lei che mi ha trasmesso questa passione».

Punti su canzoni molto riflessive, come pensi ai temi?
«Vivo il mio lato musicale quando mi siedo al piano e con due o tre accordi accompagno ciò che penso e che mi viene in mente in modo molto semplice e non strutturato...lascio andare pensieri e sensazioni del momento e li accompagnano con la voce. Ho imparato nel tempo che questo è il mio modo personale di comunicare, di rendermi conto di ciò che vivo ed elaborarlo mentre canto».

Quanto è importante il tuo rapporto con Dio?
«Quello che vivo ha sempre a che fare con ciò in cui credo. Negli anni il mio modo di comunicare con Dio, cioè pregare, è diventato soprattutto il canto...mi aiuta ad esprimere ciò che sento, e riesco a comprendere ciò che Dio mi vuole dire. Ad alcuni questa cosa può sembrare assurda, magari anche presuntuosa, ma questo è fede. La fede ti porta a vedere le cose da un’altra prospettiva, a parlare e discutere con Dio che può sembrare lontano ma che, in effetti, è distante solo una preghiera o un canto».

E la religione?
«Dio per me non è una religione, se per religione s’intende quello che posso o non posso fare, o rituali e tradizioni che devo seguire per accostarmi a lui...la fede è tutt’altro. La fede è una relazione vissuta tra te e Dio, ovunque tu sia, solo la fede ti porta speranza e certezza in ogni tempo».

Nei brani c’è l’influsso anche di un tuo vissuto personale?
«Il mio EP è nato nel corso degli ultimi 8 anni ed è frutto di un'esperienza personale che vivo con mio marito. Sono tanti gli anni in cui vorremmo poter abbracciare un figlio che non arriva. Questo vissuto personale mi ha portato ancora più vicino a Dio, in quanto mi trovavo spesso a chiedergli perché proprio noi? Perché proprio io non posso vivere una gravidanza? Guardando indietro a questi ultimi 8 anni di lunga attesa, sono grata per ciò che ho potuto imparare, e sto ancora imparando, l’attesa non è mai tempo perso...è un tempo in cui può crescere e maturare la speranza, un tempo in cui posso sperimentare la grandezza, l’assurda tranquillità e certezza che la fede mi dà».

E il lockdown?
«Durante il periodo di lockdown, dove tutto si è un po’ fermato, mio marito ed io abbiamo deciso di raccogliere quei pensieri scritti su fogli di carta sparsi qua e là e metterli in musica. Abbiamo intrapreso questo progetto e deciso di raccontare ciò che stiamo vivendo sapendo che tante altre persone si trovano in situazioni simili».

Come mai "Sospeso"?
«Credo che il titolo “Sospeso” racchiuda bene le sensazioni vissute in questi anni. “Sospeso” riporta gli stati d’animo che viviamo quando attraversiamo delle stagioni della vita in cui non ci sembra di avere il terreno sotto i piedi, quando tutto sembra precario, ma allo stesso tempo sospeso parla di quella certezza che abbiamo di essere perfettamente sostenuti dall’alto, capaci di camminare qualche centimetro sopra quell'abisso e sentirci perfettamente saldi, sostenuti e pieni di speranza».

È difficile trovare le parole giuste?
«Porterei l’esempio del mio brano “l’attesa è finita”... frutto di un momento introspettivo. Le parole sono state semplicissime da mettere su carta, sono fluite in modo molto naturale mentre cantavo al piano… sono parole che tengono accesa ancora oggi la speranza ogni qualvolta qualche dubbio vuole insinuarsi nella mia mente...».

Con chi hai collaborato per la produzione/video?
«Non è stato difficile trovare le persone giuste per la realizzazione di questo EP visto che mio marito Marco Cuzzovaglia è musicista ed ha coordinato e prodotto l’intero progetto. Gli arrangiamenti sono stati affidati al produttore Americano Brandon Bee ma per gli archi del brano Ecclesiaste dobbiamo ringraziare il nostro amico ticinese Daniel Macullo che in pochissimo tempo ha capito esattamente cosa volevamo. Per il mix è stato un vero piacere affidarsi a Jonas Macullo mentre per video grafica e foto dobbiamo ringraziare i nostri amici Dario Varchetta, Timoteo Pepe e Daniele Di Lecce».

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