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Max Deste e "Qualcosa di magico" per cambiare (almeno un po') il mondo

CANTONEMax Deste e "Qualcosa di magico" per cambiare (almeno un po') il mondo

28.09.20 - 06:30
Uscito da pochissimo il nuovo pezzo del cantautore scritto nel nome della mindfulness: «Riscopriamo la nostra umanità»
MaxDeste
Max Deste e "Qualcosa di magico" per cambiare (almeno un po') il mondo
Uscito da pochissimo il nuovo pezzo del cantautore scritto nel nome della mindfulness: «Riscopriamo la nostra umanità»

LUGANO - Ritorna proprio in questi giorni con un pezzo nuovo Max Deste - nome d'arte del luganese Massimiliano De Stefanis - artista poliedrico, musicalmente irrequieto e sempre in cerca di nuovi stimoli.

Il nuovo brano, che segue "Dolce far niente", si chiama "Qualcosa di magico" e vuole veicolare un messaggio positivo: «è una canzone che invita a ritrovare la presenza mentale, per riscoprire la nostra umanità, ovattata sempre più da paure e distrazioni digitali».

Il singolo ha un messaggio forte e chiaro, è sempre così nella tua musica? 
«Da quando ho iniziato a comporre in italiano e non più in inglese, quello che scrivo rispecchia con maggiore precisione quello che provo, con quali risultati sta poi all’ascoltatore dirlo. A partire dal mio album “Ok silenzio”, l’intenzione è comunque quella di raccontare l’uomo contemporaneo, così come faccio con i miei romanzi. Certamente non mancano i temi forti. L’ambiente, il rapporto uomo-tecnologia, il razzismo, per citarne alcuni«.

Nel pezzo - anche a giudicare dalla copertina del singolo - mi sembra ci sia anche un richiamo spirituale, mi sbaglio? Qual è il tuo rapporto con la spiritualità, trova spazio nella tua musica?
«Non sbagli! La dimensione per così dire spirituale impregna il mio quotidiano. Ma dobbiamo precisare cosa s’intende per spirituale. Ciò non significa che vivo sopra una nuvoletta, che faccio viaggi astrali, o che sono dedito a riti particolari.
Al contrario, pratico la mindfulness da quasi tre decenni. Lo scopo è quello di restare nel mio corpo, di sentirlo, seguendo poi il mio respiro, che mi permette di concentrarmi. Il risultato è quello di calmare la mente, e quindi di controllare meglio pensieri ed emozioni. In questo senso, come volontario, sono direttore di un Centro di meditazione buddhista a Giubiasco e responsabile dei corsi che proponiamo. In sintesi, questa forma di “igiene” mentale è alla base di ogni mia produzione artistica, dunque anche della mia musica».

Per quanto riguarda la musica mi sembra che ti piaccia sperimentare e cambiare, con gli anni lo hai fatto molto spesso...
«Hai colto una delle mie principali caratteristiche, quella di rimettermi sempre in gioco, e soprattutto di studiare e imparare cose nuove. Per chi ha suonato con me in passato, ammetto che questo continuo sperimentare creava ansia, e spesso metteva in crisi.
Il punto è che le acque stagnanti, per usare una facile metafora, sono torbide e velenose. Ci vuole un continuo ricambio per avere acqua trasparente che ti permette di vedere il fondo. Per il futuro, a livello musicale sono in generale sempre combattuto tra la dimensione acustica e quella elettronica. Ma forse questi due poli sono indispensabili per far nascere la scintilla giusta per creare… qualcosa di magico».

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