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Un noir made in Ticino da gustare "Liscio on the Rocks"

CANTONEUn noir made in Ticino da gustare "Liscio on the Rocks"

02.09.20 - 06:30
Oggi è il giorno della pubblicazione del secondo episodio della serie ideata e diretta da Marco Capodieci
MARCO CAPODIECI
È il giorno del secondo episodio di "Liscio on the Rocks".
È il giorno del secondo episodio di "Liscio on the Rocks".
Un noir made in Ticino da gustare "Liscio on the Rocks"
Oggi è il giorno della pubblicazione del secondo episodio della serie ideata e diretta da Marco Capodieci

BALERNA - È in programma oggi, mercoledì, la pubblicazione del secondo episodio di "Liscio on the Rocks", la nuovissima serie web indipendente in stile noir made in Ticino, della quale vi avevamo già parlato qualche tempo fa.

Dopo aver visto il debutto, abbiamo chiesto a Marco Capodieci, che ne è ideatore e regista, di parlarcene.

Una serie web prodotta e finanziata dalla gente. Perché il pubblico avrebbe dovuto sostenervi?
«Il pubblico mi ha sostenuto perché si è fidato del mio talento e della mia creatività. Soprattutto dopo tutti questi anni di attività artistica e dopo il successo della serie web "40ena tra amici... 40enni". Sapeva inoltre che avrei portato sul piccolo schermo un prodotto professionale e di qualità».

Buona la prima comunque. Il personaggio principale è inquietante. Come lo avete partorito?
«L'inquietudine è una percezione soggettiva. Steve, il personaggio di "Liscio on the Rocks", interpretato magistralmente da Alessandro Collovà, ha invece il suo fascino e il suo "enigmatico" perché. Rispecchia il disequilibrio di questa nostra società e di questo lungo periodo incerto. Vivendo tutto ciò sulla nostra pelle, l'ispirazione è venuta da sé. Inoltre, l'idea di questo ruolo a tinte anni '40 è dello stesso Alessandro. Io ho costruito il resto».

Avete scelto il bianco e nero. Perché?
«È stata una scelta artistica per rendere ancora più originale l'intera idea. Il non-sense e il bianco e nero rendono questa serie, nel 2020, unica nel suo genere».

Due puntate a settimana. Una serie da guardare dal cellulare o dal PC. Questo format ha un futuro, o si tratta solo di un ripiego in attesa che il mercato torni a girare dopo i travagli legati al Covid?
«La voglia di creare, lavorare e progettare è tanta e ho quindi continuato con questa modalità che sembra difatti funzionare. E poi credo che non sia il futuro, bensì è già il presente. Penso però che andare al cinema avrà sempre la sua forza emotiva... E anche io sogno di poter proporre l'intera serie in una sala cinematografica e tornare a sentire l'affetto del pubblico».

Avete girato l'intera serie con uno smartphone. Ci sono state difficoltà particolari?
«No, anzi, solo vantaggi e flessibilità, senza perdere di qualità. Le nuove tecnologie permettono di fare cose straordinarie. Per esempio, ho cercato di usare i tre obiettivi incorporati nello smartphone al meglio delle mie capacità».

Come hanno vissuto i tuoi compagni di avventura questa esperienza low budget?
«Ho avuto l'onore di dirigere dei bravissimi interpreti, che si sono affidati al 100% alle mie direttive registiche. Creatività e bravura si sono ben amalgamate alle mie visioni oniriche e d'insieme. Nonostante fosse un progetto low budget, non è mancata la voglia di lavorare in modo professionale e preciso. È stata un'esperienza magnifica, dalla scrittura alla realizzazione vera e propria, e spero possa continuare con una seconda stagione o con altri progetti. Idee e soggetti non ci mancano».

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