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ITALIAJovanotti e quell'album "lunare" che proprio non te lo aspettavi

04.12.19 - 06:00
Esce proprio in questi giorni “Lorenzo sulla luna“, un atipico disco di cover davvero azzeccate e che non manca di emozionare
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Jovanotti e quell'album "lunare" che proprio non te lo aspettavi
Esce proprio in questi giorni “Lorenzo sulla luna“, un atipico disco di cover davvero azzeccate e che non manca di emozionare

MILANO - Che il Jova avesse avuto da sempre un occhio rivolto verso lo spazio non è poi questa grande sorpresa.

Futurista, ottimista e con quei temi lì siderali – fra parole e suggestioni visive – che ritornano spesso (fra luna, big bang, razzi e mazzi) il fatto che abbia deciso di dedicare al nostro satellite un disco intero non è che ci basisca.

Lascia un po' più interdetti, invece, il fatto che si tratti di un album (quasi) esclusivamente di cover che segue l'anda inaugurata con “Oh, vita!”, cioè quella cantautorale, chitarra e voce (e con molti meno "botti" elettronici).

Questo perché l'estate del nostro Lorenzo è stata di quelle da festa grande con un'idea come il Jova Beach Party, che ha rivoluzionato il concetto di live, e un singolo tutto dance (vedi box) che ha impazzato per le radio.

Ci sono anche le hit

Non ci sono brani rivisti su “Lorenzo sulla luna”, tranquilli. Ci trovate anche la giga-collaborazione con Takagi & Ketra, Tommaso Paradiso e Calcutta, “La luna e la gatta”. E sì, non si sono nemmeno dimenticati quella con Dardust, “Nuova Era” che sicuramente vi eravate messi in playlist da qualche parte. C'entrano con il resto del disco? No, ma tant'è...

Quindi ci siamo detti un po' tutti: «Ah, si ritorna al suono di prima». E invece ecco arrivare la sorpresa, questo “Lorenzo sulla luna”, registrato in California sempre da Rick Rubin lo scorso marzo, che si apre nientepopodimeno che con un brano di Modugno. E scusate s'è poco.

L'idea è di quelle semplici e dirette: prendere dal repertorio del pop italiano (più o meno storico e più o meno noto) pezzi con la parola “Luna” e rifarli in acustico e poco più.

E il risultato è soprendente, a partire dalla sopracitata e strepitosa “Notte di luna calante” che suona davvero californiana fino a quella di chiusura, un emozionante “Guarda che luna” di Buscaglione. 

Ci sono anche due auto-omaggi (“Luna di città d'agosto” e “Chiaro di luna”) che escono un po' inferiori alle originali e sono i punti un filo meno azzeccati del progetto.  

Da sentire? Assolutamente sì, con la consapevolezza che ormai Cherubini è sinonimo di sorpresa, ma di quelle davvero positive.

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