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ITALIAIsabella Ferrari: «A Carlo Vanzina devo veramente molto»

10.07.18 - 09:25
Aggiunge Massimo Boldi: «Già mi manca»
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Isabella Ferrari: «A Carlo Vanzina devo veramente molto»
Aggiunge Massimo Boldi: «Già mi manca»

ROMA - Isabella Ferrari ha spiegato che senza Carlo Vanzina probabilmente non avrebbe mai iniziato a fare l'attrice.

La stella del cinema italiano ha ricordato il regista scomparso la scorsa domenica sulle pagine de 'Il Fatto Quotidiano'. «Mi aveva vista nel programma di Gianni Boncompagni e cercata per un provino. Accettai, ovviamente. Così a 17 anni partii per Roma insieme a mia madre, in totale incoscienza: non avevo studiato neanche le battute del film. Arrivai. Mi presentai. E trovai una persona calma, sorridente che invece di un classico provino mi scelse dopo una sorta d'intervista», ha rivelato.

Così arrivò il ruolo di Selvaggia nel film cult 'Sapore di mare'. «Improvvisamente le persone mi riconoscevano per strada, ma solo come Selvaggia, e a un certo punto sono stata assalita da un senso di ribellione, non ne potevo più, mi sentivo ingabbiata, per anni ho quasi rinnegato quel film. Fino a quando sono cresciuta e lo specchio si è ribaltato: finalmente ho ricominciato a provare affetto per quel personaggio. A Selvaggia e a Carlo devo veramente molto», ha aggiunto Isabella.

Adesso che non c'è più, Carlo Vanzina verrà rivalutato dalla critica? «Penso di sì, se lo merita: insieme al fratello hanno creato uno stile di narrazione; uno stile che molti altri hanno tentato di imitare, ma con scarsissimi risultati. In alcuni casi i loro film mi hanno ricordato i racconti di Balzac. Grazie, perché In qualche modo è riuscito a farmi fare pace con i miei tormenti».

«Carlo già mi manca» - Massimo Boldi ha detto che Carlo Vanzina, scomparso la scorsa domenica, già gli manca.

L'attore al 'Corriere della Sera' ha definito il regista «un grande, un grande regista e amico». «Nessuno ha lavorato con Carlo Vanzina quanto me, abbiamo fatto dieci film che hanno incassato quanto mai prima, e una fiction andata avanti per quattro anni, e ora già mi manca. Siamo stati giovani insieme e non posso fare a meno di pensare che è toccata a lui morire e non a me. Mi fa effetto, perché tante volte è stato Carlo a darmi forza e coraggio», ha spiegato Boldi.

Massimo ha poi raccontato un episodio che racconta bene il carattere e l'umanità di Vanzina. Quando morì la moglie, Boldi trovò conforto proprio in Carlo. «Nel 2004, quando mia moglie morì, Carlo spostò di un mese le riprese della fiction "Un ciclone in famiglia". Quando iniziammo, di giorno dovevo far ridere, ma la sera in hotel piangevo come un matto e lui c'era. Carlo sapeva quando esserci», ha raccontato.

«Lui era la commedia all'italiana, aveva imparato da Mario Monicelli e da suo padre Steno, che aveva diretto Totò e Alberto Sordi. La sua comicità era la più elementare e semplice che si possa fare, perciò era la più difficile da fare. I suoi cinepanettoni disprezzati dalla critica hanno fatto un pezzo di storia del cinema e hanno raccontato l'Italia», ha infine concluso.

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