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ITALIAIlaria D'Amico: «Il quarto figlio non poteva chiamarsi... Mario»

04.07.16 - 17:30
La giornalista rivela come i rapporti tra lei, il compagno Gigi Buffon e l'ex-moglie Alena Seredova siano distesi
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Ilaria D'Amico: «Il quarto figlio non poteva chiamarsi... Mario»
La giornalista rivela come i rapporti tra lei, il compagno Gigi Buffon e l'ex-moglie Alena Seredova siano distesi

ROMA - Ilaria D'Amico rivela come regni il sereno all'interno della sua famiglia super allargata.

Dopo lo shock iniziale, la giornalista sportiva racconta infatti come i rapporti tra il compagno Gigi Buffon e l'ex-moglie Alena Seredova siano distesi: un fattore che ha contribuito al benessere della loro coppia e dei loro bambini.

«La nostra fortuna è stata che anche le loro vite si sono riorganizzate in un nuovo ordine sentimentale - ha dichiarato la D'Amico al Corriere Della Sera - Questo ha portato a rapporti distesi, dove la rabbia non ha trovato spazio o non ha avuto bisogno di esplodere. È stato un processo legato anche all'intelligenza di tutte le parti in causa».

Ilaria svela inoltre come lei e Gigi abbiano scelto il nome del loro bambino, Leopoldo Mattia, con l'aiuto dei loro figli, Pietro, da lei avuto con l'ex-compagno Rocco Attisani, e Louis Thomas e David Lee, nati dal matrimonio tra Buffon e la Seredova.

«Il nome di Leo è stato scelto con i bimbi - ha aggiunto la giornalista SKY - Eravamo io e Gigi a proporli. Leopoldo è piaciuto perché contiene le iniziali degli altri tre: la L di Louis, la P di Pietro, la D di Dado. Mattia è stato aggiunto su proposta del primogenito di Gigi, Louis. Tutti hanno due nomi: Pietro Leone, Louis Thomas e Dado, che si chiama David Lee. Il quarto non poteva chiamarsi Mario».

La D'Amico confessa come Leopoldo non sia stato accolto dai suoi fratellini come un intruso: «È andata liscia. Pietro e Dado hanno sei anni, Louis otto: un'età in cui si è più emancipati dal rapporto di dipendenza dai genitori, si hanno i propri interessi e amichetti, ed è più difficile vivere un neonato come un intruso».

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