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CANTONEAbbiamo testato l’iPad Pro 12.9: il nuovo tablet di riferimento

23.06.21 - 11:30
ll primo tablet con processore M1, lo stesso dei nuovi portatili Apple, segna una tappa fondamentale per il settore
Saul Gabaglio
Abbiamo testato l’iPad Pro 12.9: il nuovo tablet di riferimento
ll primo tablet con processore M1, lo stesso dei nuovi portatili Apple, segna una tappa fondamentale per il settore

SAVOSA - La grande novità dei nuovi iPad Pro presentati da Apple due mesi fa è la presenza nel tablet di Cupertino del processore M1. Sebbene siano passati ormai sei mesi dalla presentazione dei primi portatili dotati di questa nuova architettura, della quale abbiamo ed è già stato scritto tanto, i due modelli di iPad professionali sono i primi prodotti della loro categoria ad avere la stessa potenza di calcolo inserita in tutti i nuovi modelli di computer di Apple.

Rispetto all’impatto che il processore M1 ha avuto negli altri prodotti l’effetto sugli iPad Pro ci è sembrato meno eclatante, ma non per questo non evidente. Come leggerete tra un attimo i nuovi iPad Pro rimangono degli iPad e l’esperienza di utilizzo in molti contesti rimane quasi invariata. Sottolineiamo però il “quasi” perché, nel contesto professionale dell’audio e video, la potenza di calcolo si vede soprattutto nella gestione dei contenuti HDR e del nuovo schermo. Ancora alcune considerazioni generali prima di chinarci sui dettagli.

Per prima cosa la speranza di poter utilizzare le applicazioni Mac su iPad è stata infranta rapidamente e in parte anche inspiegabilmente. Seconda considerazione: visto il prezzo base dei due modelli (879.- CHF per il modello da 11 pollici e 1199.- CHF per quello da 12.9 pollici) partire da soli 128 GB ci sembra un po’ poco. Considerando l’anima professionale e le relative dimensioni dei file che spesso ci si trova a elaborare in questi contesti non sarebbe stato male partire almeno da 256 GB, dato che poi si può salire fino a 2 TB.

Effetto WOW - Se sceglierete l’iPad Pro da 12.9 pollici la prima cosa che vi consigliamo da fare una volta acceso è di guardare un film in streaming. Per due ragioni, la prima è l’effetto wow che avrete cogliendo subito le peculiarità del nuovo schermo denominato Liquid Retina XDR e l’audio che uscendo dai quattro speaker laterali vi circonderà. La seconda ragione è che il prezzo da voi speso per l’acquisto vi sembrerà, per quanto scritto poc’anzi, perlomeno ragionevole.

Negli iPad Pro grandi il nuovo schermo sfrutta la tecnologia denominata mini LED. È proprio questa che lo differenzia dal modello piccolo che si basa ancora sulla tecnologia LCD. Per meglio comprendere la novità facciamo una piccola divagazione. Nei vari schermi i pixel combinano i tre colori blu, verde e rosso per fornire l’intera gamma cromatica, a cambiare è la tecnologia utilizzata per illuminare questi punti.

Rispetto ai pannelli LCD, che avevano una o più sorgenti luminose poste sullo sfondo, gli schermi OLED (più recenti) hanno pixel che si illuminano autonomamente, rendendo inutile il pannello luminoso sul retro. In questo modo quest’ultimi riescono ad avere un nero più nero (perché il singolo pixel è spento e quindi non emette luce), mentre negli schermi LCD i pixel neri lasciano passare sempre un po’ di luce diventando a tutti gli effetti dei grigi più o meno scuri. A loro svantaggio gli OLED sono più cari e tendenzialmente presentano una minore longevità. La tecnologia mini LED replica quanto fatto dagli schermi LCD ma aumentando drasticamente, ben 10 mila, il numero di punti luminosi nel pannello sullo sfondo.

Il risultato è che nell’iPad Pro si arriva così a 2500 differenti zone in grado d'illuminarsi in modo variabile e indipendente le une dalle altre. Questa abbondanza permette di gestire con grande precisione l’illuminazione dei pixel con un risultato davvero incredibile, ma non perfetto. Cercando il pelo nell’uovo si può incappare nell’effetto blooming causato dal fatto che i pixel totali dello schermo sono oltre 5.5 milioni e che ogni singolo mini Led deve quindi illuminare poco più di 559 pixel. In alcuni casi (a noi risultati rari) le aree che dovrebbero essere nere accanto a punti bianchi possono risultare leggermente schiarite.  

Non abbiamo avuto la possibilità di confrontare lo schermo del nuovo iPad Pro “grande” con quello del “piccolo” fianco a fianco e quindi ci è impossibile essere categorici, ma confrontandolo con i modelli precedenti possiamo affermare che i 200 franchi di differenza tra i due modelli possono essere giustificati se siete particolarmente sensibili alla qualità dello schermo o se l’iPad è il vostro principale mezzo per vedere film o video.

E per essere chiari, quando parliamo di sensibilità alla qualità dello schermo, ci riferiamo ai professionisti che lavorano con fotografie o video. Ogni anno, da quando esiste la linea Pro, ripetiamo la stessa cosa: i prezzo degli iPad Pro, rispetto agli iPad Air, si giustifica soprattutto se ne fate un uso professionale e se lavorate nel settore dell’audio visivo. Negli altri ambiti di utilizzo l’hardware che portano in dote si giustifica quasi solo nel tempo permettendogli di rimanere performante anche dopo 3-4 anni.

Lo stesso discorso vale anche per l’attuale generazione. Usando l’iPad Pro 12.9 nel contesto quotidiano più frequente, internet, film, elaboratori di testo e applicazioni per scrivere con l’Apple Pencil, l’eccezionalità dello schermo non traspare in modo evidente.

La luminosità dello schermo è normale (600nits)e i contrasti sono quelli a cui le varie generazioni e linee di iPad ci hanno abituato, ossia belli. In questi contesti, facendo le cose appena descritte, la differenza con l’iPad Air di penultima generazione che usavamo fino a poche settimane fa non traspare in modo roboante. Quando però gli date da elaborare ciò per il quale è stato pensato, e ci riferiamo a immagini e video HDR, allora la faccenda cambia e lo schermo è capace di arrivare fino a punte di 1600 nits.

La capacità di raggiungere queste punte luminose e di affiancarvi punti di nero garantiti dalla tecnologia mini LED garantiscono un livello di contrasto che nessun iPad può avvicinare. Ci potremmo sbagliare, ma ci sembra che sia questo aspetto, ancor più della qualità della saturazione dei colori (ottima), a generare l’effetto “WOW”.

Processore M1 - Il nuovo processore fornisce la compatibilità con il formato Thunderbolt 3 che però al momento non sembra perfetta e presenta delle limitazioni da considerare. In particolare non tutti gli HD esterni vengono sempre e subito riconosciuti e il collegamento dell’iPad a un monitor esterno porta a riprodurre lo stesso schermo su uno di dimensioni maggiori (mirroring), ma non per forza di uguale o migliore qualità.

Parlando di potenza di calcolo questa si nota (gli 8 cuori della CPU, gli altrettanti inseriti nella GPU, i 16 cuori del Neural Engine e la RAM da 8 o 16 GB), ma non strabilia. Rispetto alla generazione precedente i passi avanti non sono sempre evidenti, e questo potrebbe deludere alcuni.

Con una videochiamata o una riunione a distanza si apprezza la potenza di calcolo del processore M1 che coadiuvato dalle nuove fotocamere (122° di visuale) sfrutta la funzione Center Stage per seguire la persona che parla se questa si muove. Funziona bene, ma continua a soffrire del fatto che l’iPad è disegnato e pensato per essere essenzialmente ancora un dispositivo verticale quando però in queste situazioni di lavoro, ma probabilmente non solo in quelle, viene utilizzato prevalentemente in orizzontale.

Introducendo in sostanza il paragrafo che segue possiamo dire che il sensore FaceID, per il riconoscimento del viso e per sbloccare lo schermo, è posto accanto alla fotocamera, e che quindi quando si impugna l’iPad in orizzontale con le due mani si può essere quasi certi che il sensore verrà coperto dal pollice.

Batteria, audio e altre cose (non tutte positive) - Se siete coscienziosi e non esagerate la batteria potrebbe durare per oltre 9 ore, magari anche 10 se non lo strapazzate. Se però vi piace abusare della luminosità e fare cose che richiedono elevata potenza di calcolo allora dovrete abbassare le pretese e, superate le sette ore, vi consigliamo di cominciare a guardarvi attorno per cercare una presa della corrente. Per quanto ci riguarda quello della durata della batteria non è un vero problema, ma per alcuni potrebbe forse esserlo. La qualità dell’audio che esce dai quattro speaker posti nei lati corti dell’iPad continua a stupirci ogni volta che facciamo partire un brano musicale o che guardiamo un film in streaming.

Apple Pencil di seconda generazione o niente. Attaccare l’Apple Pencil al bordo è stato un grande passo avanti, ma è già stato fatto e i nuovi modelli non aggiungono nulla di nuovo. 

La tastiera è stata ridisegnata, in particolare i tasti. Ci piace la possibilità di collegarla al caricatore, ma purtroppo gli HD esterni bisogna continuare a collegarli alla normale porta sul lato corto in basso. Visto il prezzo della tastiera magica, 369.- CHF (ricordiamo che il prezzo di entrata dell’iPad base è di 349.- CHF), la fila con i comandi è un’assenza che disturba. Dal momento che la tastiera induce un maggiore utilizzo dell’iPad Pro in modalità laptop, l’assenza dei comandi sulla tastiera per regolare il volume, la luminosità si fa sentire. Niente da eccepire invece sul track pad e sull’ergonomia che garantisce.

Conclusione - Di sicuro il modello testato è il miglior iPad che ci sia mai capitato di provare (e per nostra fortuna ne abbiamo provati tanti). Se usciamo dalle diatribe ideologiche tra ecosistemi concorrenti è probabilmente il tablet migliore attualmente in commercio, ma non crediamo che sia in grado di spostare il mercato soprattutto a causa del suo prezzo.

Per 1399.- CHF si può portare a casa un MacBook Pro da 13 pollici di ultima generazione con 256 GB di memoria solida. A parità di specifiche, per aggiungere lo schermo touch decisamente “wow” e considerando anche la tastiera e l’Apple Pencil (per noi irrinunciabile), bisogna arrivare a 1987.- CHF. Una differenza decisamente non per tutti.

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