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HI-TECHIl nuovo MacBook Air è una rivoluzione di cui non ti accorgi

27.01.21 - 13:30
Abbiamo provato a lungo il modello base, con il processore M1 fatto in casa da Apple, e ci ha davvero entusiasmati
Apple
Il nuovo MacBook Air è una rivoluzione di cui non ti accorgi
Abbiamo provato a lungo il modello base, con il processore M1 fatto in casa da Apple, e ci ha davvero entusiasmati

SAVOSA - Quasi perfetto è il giudizio finale. Se vi interessa sapere come siamo arrivati a questa sentenza dopo un mese di utilizzo del nuovo MacBook Air 2020, quello che segna la seconda grande transizione di Apple, o se per caso vi incuriosisce scoprire cosa manca o cosa non ci è piaciuto fino in fondo vi consigliamo di proseguire la lettura.

Partiamo dall’inizio - Il 10 novembre 2020 Apple ha presentato la nuova linea di computer, quella destinata a dare il via a una nuova, epocale, transizione. Non è la prima volta che a Cupertino decidono di cambiare, lo fecero a metà anni ’90 e lo rifecero nel 2005 passando a Intel.

Le ragioni di quei cambiamenti erano differenti da quelle di oggi, i Power PC abbandonati per passare ad Intel frenavano il lo sbarco di Apple nel mondo dei computer portatili. Un settore nel quale dimostrò in seguito di sapersi inserire con ottimi risultati.

Per un produttore di hardware decidere di cambiare il cuore del proprio motore è un’operazione complessa che può nascondere molte insidie, ma questo passaggio è stato preparato attentamente e con largo anticipo e, soprattutto, è finalizzato a unire sotto l’architettura ARM tutto l’ecosistema Apple.

Un chiaro vantaggio per chi ha sempre puntato con convinzione sulla massima integrazione possibile tra hardware e software. Con i nuovi processori M1 i Mac (al momento solo i portatili e il MacMini) e tutti i dispositivi portatili parlano la stessa lingua, o per meglio dire funzionano nello stesso modo. L’obiettivo è quello di permettere loro di comunicare ancora meglio e, per quanto riguarda iPad e MacBook e Mac mini, di scambiarsi i software.

Prova - Arrivato il MacBook Air con processore M1 abbiamo avviato il portatile, abbiamo cominciato a scaricare i programmi che ci servivano immediatamente e ad aggiornare il profilo iCloud (il che va detto ha richiesto del tempo) e, sin da subito, abbiamo cominciato a usarlo come fossimo ancora alla tastiera dell’iMac 27’ con processore Intel Core i5 a 6 cuori (con 24 GB di Ram e Radeon Pro 570X con 4GB) con il quale facevamo tutto ciò che ci serviva: dal lavoro al gioco.

Come è andato il passaggio? In questo primo mese abbondante di utilizzo i problemi che abbiamo avuto sono stati… zero. Sulla carta il passaggio dal sistema appena descritto a un MacBook Air da 13 pollici “normale” con soli 8 GB di Ram avrebbe dovuto farsi sentire, ma in realtà l’unico rimpianto e l’unico elemento che ci ha riportati davanti all’iMac è stato lo schermo da 27 pollici. Per il resto in nessun momento abbiamo sentito l’esigenza o il desiderio di tornare all’iMac. Zero problemi riconducibili al cambio di CPU, zero problemi nell’utilizzo di software non creati per la nuova architettura.

Dobbiamo ammettere che non siamo andati a cercare programmi particolarmente di nicchia, abbiamo provato gli stessi programmi che usiamo regolarmente compresi quelli per l’elaborazione delle immagini o dei video che, va detto, probabilmente non sono quelli altamente professionali utilizzati da fotografi o cineasti.

Lo abbiamo fatto perché abbiamo tra le mani un prodotto che comunque non è pensato per loro e perché siamo convinti che i professionisti del settore eventualmente poserebbero i propri occhi sui nuovi MacBook Pro (sulle differenze diremo qualcosa in seguito). Nessun problema neppure con Steam e i giochi scaricati dal negozio di Apple.

Detto questo ci sembra importante ribadire che le applicazioni si aprono e funzionano senza il minimo rallentamento. In parte perché rispetto all’iMac che è dotato di un disco Fusion, la memoria solida presente nel nuovo MacBook Air lo rende particolarmente rapido, ma la fluidità e l’assenza di problemi che abbiamo osservato usando i diversi programmi la si deve soprattutto alla seconda versione di Rosetta. Nel 2005 Apple scrisse Rosetta per permettere di usare le vecchie applicazioni con i nuovi computer dotati di processori Intel, ma ciò che fa Rosetta 2 è di un livello a nostro parere molto superiore.

Prestazioni - La qualità dei processori costruiti da Apple la si può apprezzare da tempo nei dispositivi portatili. Anche in questo caso il nuovo M1 si rivela estremamente potente e capace di gestire ottimamente anche gli aspetti grafici. Il passo avanti fatto da questi nuovi Air rispetto alle generazioni precedenti dal punto di vista delle prestazioni grafiche è davvero impressionante e lo si deve proprio al processore M1.

Anche dal punto di vista dell’efficenza energetica il nuovo M1 segna un punto a suo favore. Diciamo che non ci è ancora capitato di svuotare completamente l’intera batteria in una normale giornata di lavoro scrivendo, navigando, rispondendo a email e ascoltando un po’ di musica. Chiaramente se a fine giornata decidete di giocare un po’ le cose si complicano, ma a quel punto non dovrebbe essere un problema collegare il caricatore a una delle due porte USB-C presenti sul lato sinistro.

Per rendere l’idea in tre ore di lavoro abbiamo aperto dieci programmi tra cui un editor di video che ha registrato ed esportato un file video da 45 minuti e 3.3 GB, e la batteria è scesa del 20%. Il tutto senza rallentamenti. Parlando di giochi i MacBook Air precedenti non sono mai stati soddisfacenti a causa delle dimensioni dello schermo ma soprattutto a causa dei processori grafici integrati. I sette cuori della GPU presente nell’M1 cambiano tutto.

Lo abbiamo testato con un po’ di titoli e si è sempre dimostrato assolutamente all’altezza. Peccato solo per le dimensioni dello schermo… Come i processori degli iPhone e iPad, anche l’M1 non necessità di ventole per funzionare.

Nella maggior parte dei casi lo chassis in alluminio rimane tiepido e solo in pochi casi, giocando, ci siamo accorti che il fondo del MacBook Air si scaldava. Il surriscaldamento, se protratto per oltre una decina di minuti, può comportare una riduzione delle prestazioni, ma perché questo accada deve trattarsi di un carico di lavoro particolarmente pesante e lungo.

Così non va... - Sembra incredibile che dopo aver incensato Rosetta 2 per la sua capacità di tradurre rapidamente e con ottime prestazioni i programmi non ancora riscritti per i nuovi processori ci tocca sottolineare come i risultati peggiori li si osserva quando si importa un’app per iOS. Anche qui ne abbiamo provate solo alcune, e nella maggior parte dei casi le abbiamo abbandonate rapidamente.

Alcune funzionano solo in formati ridotti e non sono estendibili a tutto lo schermo, ma quasi tutte soffrono del fatto che sono state pensate per essere usate con le dita e non con una tastiera. Il sistema che Apple ha progettato per superare il problema non ci sembra valga neppure la pena di venire descritto tanto non ci è piaciuto. Parlando di cose che non ci sono piaciute ci sembra incredibile che Apple da una parte riesca costruire un processore emme uno ma dall'altra non riesco a mettere una fotocamera frontale dignitosa.

Differenze con i Pro - Rispetto ai modelli Pro, che però non abbiamo potuto testare, le differenze ci sembrano davvero minime. In questo caso i modelli professionali sono probabilmente destinati davvero a chi fa un utilizzo intenso del proprio computer.

Ci sono differenze a livello di microfoni e audio, che comunque ci sembrano più che buoni anche sui modelli Air, e i modelli Pro hanno internamente la ventola che permette di raffreddare il sistema e registrare un minimo calo delle prestazioni in condizioni di lavoro molto pesanti. Altro vantaggio a favore di Pro è la batteria che stando alle specifiche fornite da Apple garantisce un paio di ore in più in streaming video. Nei modelli Pro rimane la Touch Bar.

Conclusioni - Con la prima frase di questa recensione ci siamo notevolmente sbilanciati, ma crediamo che la frase a effetto sia meritata considerando che il MacBook Air che abbiamo testato è il prodotto d’entrata ed è destinato a un pubblico molto vasto. Aggiungiamo inoltre che per una volta il prezzo del modello di entrata (1079.- CHF) non ci sembra esagerato.

Rispetto ai modelli passati il nuovo prodotto offre le stesse caratteristiche estetiche, una tastiera che ha superato le difficoltà del meccanismo a farfalla tornando a uno più classico ed efficace, e un livello di prestazioni di una categoria superiore.

Fatte queste considerazioni il nuovo prodotto di Apple ci sembra essere davvero una soluzione praticamente perfetta nell’immediato e già pronta per l’ecosistema Apple del futuro. Sperando che non debbano fare molte lezioni o riunioni a distanza con quella videocamera…

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