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CANTONE/MONDOLa quarantena vista da sei registi: ecco "Lockdown '20"

29.04.20 - 06:00
A colloquio con Jack Martin, l'ideatore del progetto
GOODFELLAS MOTION PICTURES
"Lockdown '20", sei visioni della quarantena da parte di altrettanti registi.
"Lockdown '20", sei visioni della quarantena da parte di altrettanti registi.
La quarantena vista da sei registi: ecco "Lockdown '20"
A colloquio con Jack Martin, l'ideatore del progetto

LUGANO - Sei registi, sei modi di guardare a un problema che sta accomunando gran parte dell'umanità: la pandemia di coronavirus.

È nato così "Lockdown '20", film collettivo che trae origine da uno spunto della casa di produzione ticinese Goodfellas Motion Pictures e dal suo creatore, il regista Jack Martin. Con lui siamo entrati più nel dettaglio del progetto, del quale fanno parte in questa prima fase i registi Mirko Aretini, Cajetan Boy, Alessandro Fiorucci, Darwin Reina, Raffaello Sasson e Lorenzo Scalzo.

Come è nata l'idea?
«Io e Alessandro Zaffino abbiamo riflettuto molto su questo blocco, e pensato che in fondo per la creatività non vi sono limiti o impedimenti. Basta anche un cellulare e un film si può realizzare anche a casa. Tutti si sono fermati: noi stessi abbiamo dovuto bloccare le riprese del nostro nuovo lavoro. Ma questo non ci ha abbattuti, anzi: abbiamo subito messo in moto altri progetti». 

È qualcosa come il film collettivo che fu girato dopo l'11 settembre da Sean Penn, Ken Loach e altri cineasti?
«Sì, ci è venuto in mente quanto fatto dopo l'11 settembre, ovvero realizzare un progetto collettivo che raggruppasse insieme vari registi di varie nazioni con piccoli corti realizzati durante la quarantena. Così è nato il progetto "Lockdown '20"».

Come è avvenuta la selezione dei partecipanti?
«La scelta dei registi è stata fatta seguendo il nostro percorso tra festival di cinema indipendente e i contatti accumulati negli anni. Possiamo definirlo un progetto in crescita, perché altri registi ne faranno parte. Quelli selezionati fino ad ora vengono da Italia, Kenya, Svezia e Svizzera. Seguiranno Stati Uniti, India, Cina, Inghilterra, poi magari anche altri. Chissà».

Hanno avuto delle indicazioni di durata e tematica oppure è stata data loro piena libertà creativa?
«Non abbiamo voluto mettere tanti paletti, anche perché di restrizioni ce ne sono fin troppe al momento. Abbiamo lasciato libertà di espressione a ogni regista. Unico vincolo è quello di non superare gli 8 minuti di durata».

È in programma l'invio a festival e rassegne (quelli che si terranno, Covid-19 permettendo)?
«Quando il progetto sarà pronto lo presenteremo a vari festival. Qualcuno ha già dimostrato interesse, poi vedremo. Sicuramente è un progetto che potrà ben rappresentare questo periodo che, per forze di cose, entrerà nella storia. Noi come produttori indipendenti abbiamo voluto dare il nostro contributo». 

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