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STATI UNITIBel Air, 50 anni fa la strage della setta Manson

04.08.19 - 08:00
La "Family" si rese protagonista di uno degli omicidi più efferati della storia americana del Novecento
keystone-sda.ch/STF ()
Bel Air, 50 anni fa la strage della setta Manson
La "Family" si rese protagonista di uno degli omicidi più efferati della storia americana del Novecento

NEW YORK - Sulla porta della villa la parola "Pigs", maiali, scritta col sangue di Sharon Tate. «Molti a Los Angeles pensano che gli anni '60 finirono il 9 agosto 1969, nel momento esatto in cui la notizia della strage di Cielo Drive si sparse come un incendio attraverso la comunità», scrisse Joan Didion di quella notte di 50 anni fa in cui quattro membri della "Family" di Charles Manson si resero protagonisti di uno degli omicidi più efferati della storia americana del Novecento.

Il film di Quentin Tarantino "C'era una volta... a Hollywood", punta i riflettori su quell'evento in cui morì, tra gli altri, la moglie di Roman Polanski incinta all'ottavo mese. Manca, tra i personaggi veri e inventati, la stessa Didion, autrice nel 2005 di "L'anno del Pensiero Magico", che abitava poco distante, a Brentwood, ed ebbe un ruolo nel processo alla setta: acquistò, su richiesta della procura, il vestito che Linda Kasabian, l'autista del gruppo passata poi a testimone per l'accusa, indossò per la deposizione in aula. "Un miniabito, non un vestito lungo": quest'ultimo avrebbe fatto sembrare la ragazza ancora parte del culto omicida.

Nel 1969 la strage scosse la coscienza di un paese già attraversato da profonde tensioni. La setta di Manson, in quella notte che sigillò gli anni '60, sterminò a Cielo Drive quattro persone: oltre alla Tate, i suoi ospiti Jay Sebring, Wojciech Frykowski e Abigail Folger, oltre al custode della villa, Steven Parent. Esecutori materiali furono Tex Watson, Susan Atkins e Patricia Krenwinkel mentre la Kasabian, che faceva il palo, fu l'unica ad evitare il carcere grazie alla deposizione e all'abito acquistato dalla Didion. Armati di coltelli, pistole e una corda di nylon di 13 metri, i killer fecero irruzione nella villa e uccisero senza pietà: la Tate fu l'ultima a morire. L'indomani altri due brutali assassini: l'executive italo-americano dei supermercati Pasqualino 'Leno' LaBianca e la moglie Rosemary furono trucidati con decine di coltellate in una villa di Los Feliz. Le ragazze, a cui si era unita Leslie Van Houten, scrissero col sangue di Leno "morte ai porci" e "Helter Skelter" sulle pareti e sul frigorifero.

Al processo le stragi furono collocate nel contesto di un rito satanico con quel brano dei Beatles sullo sfondo: Manson era convinto che, con quella canzone, i 'Fab Four' lo avessero incaricato di scatenare una guerra di razza assassinando bianchi in modo che poi l'establishment ne avrebbe scaricato la colpa sui neri. C'era forse anche l'eco di una crudele vendetta. La villa di Cielo Drive era di Terry Melcher, impresario musicale figlio di Doris Day, che, dopo un interesse iniziale per Manson, si era rifiutato di scritturarlo come musicista. Manson è morto in prigione nel novembre 2017 a 83 anni dopo esser stato condannato a morte, sentenza poi commutata in ergastolo quando nel 1972 la Corte Suprema sospese le esecuzioni. Della "Family" tre seguaci, la Van Houten, la Krenwinkel e Watson, restano in prigione, mentre la Atkins è morta in carcere di cancro.

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