Cerca e trova immobili

LUGANOPiù visual, meno musica: la ricetta di Buskers Festival 2019

27.06.19 - 06:01
Saranno cinque giorni di allegria e grande qualità, con qualche novità-esperimento e un "antipasto" a partire da domani
Più visual, meno musica: la ricetta di Buskers Festival 2019
Saranno cinque giorni di allegria e grande qualità, con qualche novità-esperimento e un "antipasto" a partire da domani

LUGANO - Dal 17 al 21 luglio i suoni, i colori e l'impagabile atmosfera di allegria e divertimento di Buskers Festival torna a Lugano. È da sempre uno dei momenti più attesi di LongLake Festival e anche quest'anno l'11esima edizione non fa eccezione. Ne abbiamo parlato con uno degli organizzatori della rassegna, Damiano Merzari.

Si parte però già questo fine settimana con un "aperitivo": di che si tratta?
«Abbiamo deciso di fare questo "Weekend Buskers Benefit" (vedi il programma qui) per aiutare un po' la rassegna dal punto di vista economico: non sarà quello che tiene in piedi il festival ma ogni soldo ci è utile e ci permette di essere leggermente più liberi. Lo facciamo anche per introdurre un po' le persone a quello che sarà il Buskers e farle sentire parte della famiglia: in quella settimana noi che organizziamo non abbiamo il tempo di fare niente, mentre così possiamo essere presenti, parlare e mostrare il nostro lavoro».

Veniamo al festival vero e proprio: c'è qualche novità particolare rispetto alla precedente edizione?
«Abbiamo aggiunto un palco che si troverà nella zona delle palestre del liceo: c'è un pratone un po' discosto, un po' "intimo" tra la Punta Foce e il Park&Read e vogliamo fare l'esperimento di portarci del "teatro di strada". C'è tutta la scuola francese che ha una grandissima storia in questo genere di rappresentazione. Si chiama "Fleur": sarà uno spettacolo divertentissimo, portato in scena da veri attori teatrali - c'è Fred Tousch, un grande in Francia - e con una storia interessante da seguire. L'ho visto l'anno scorso in un altro festival ed è qualcosa d'incredibile. È in francese: qui lo conosciamo tutti bene ma vogliamo vedere come reagisce la gente».

È l'ulteriore dimostrazione che questa kermesse vuole superare i confini locali e proporsi come rassegna di valenza nazionale?
«Assolutamente sì. La nostra speranza è che ci sia sempre più gente che viene dal resto della Svizzera - come anche dall'Italia. Però questa è effettivamente un'altra apertura a coloro che seguono già questo tipo di teatro: "Fleur" è uno spettacolo che viene visto molto e magari qualcuno potrà decidere di venirlo a vedere a Lugano».

Qualche altra proposta da non perdere?
«Direi The Black Blues Brothers. Sono cinque acrobati africani che fanno uno spettacolo che riprende il film cult ma con un occhio anche alla questione della schiavitù. A vedere tutti i festival a cui hanno preso parte sembra molto bello».

Un correttivo che avete apportato rispetto al passato?
«Quest'anno abbiamo deciso di puntare meno sui big musicali e più su quelli visuali, anche se la musica rimane sempre la componente predominante di Buskers. Ci sono sempre dei bei nomi ma abbiamo deciso di evitare un po' quei grossi artisti che c'erano nell'edizione numero 10, che da gestire magari sono un po' più complicati. Ci piace avere gente che ha voglia di essere qui per suonare, senza fare troppe storie. Quest'anno ci piacerebbe che la gente venisse proprio per vedere gli spettacoli».

Ci sono delle collaborazioni con le altre Experience di LongLake?
«Avremo un nuovo palco a Lugano Marittima, poi ci sarà tutta la parte con i truck food dello Street Taste e la classica collaborazione con Family».

Perché i nostri lettori dovrebbero recarsi a Buskers Festival?
«Perché è un grande miscuglio di cose da vedere. Ti faccio un esempio: l'anno scorso c'era Reverend Beat-Man, un tipo mega-punk e c'era una famiglia che guardava stranita il suo show. E io pensavo: "Sono contento che le persone possano vedere queste cose". A Buskers tutti possono vedere cose che non si aspettano e che alle quali solitamente non si avvicinerebbero. È ciò che noi teniamo sempre a mente quando creiamo il programma. Anche se è qualcosa che allo spettatore non piace, l'importante è che poi ci si faccia una domanda e rifletta: "Ma cos'è quello che ho appena visto?"».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE