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PRO JUVENTUTEUn titolo di studio non fa il... monaco

06.09.18 - 07:00
L'apprendistato non va sminuito. Anzi, è vitale per la crescita di un paese
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Un titolo di studio non fa il... monaco
L'apprendistato non va sminuito. Anzi, è vitale per la crescita di un paese

Un istituto bancario svizzero ha recentemente messo online una pubblicità assai divertente che ritrae due impiegati con una motosega tra le mani, i due intenzionati ad abbattere un albero.
L'idea è: non bisogna pensare solo alla banca; l'apprendistato è qualcosa di molto variato e importante. È vero. E, aggiungiamo: l'apprendistato rappresenta l'inizio di una carriera professionale per lo meno altrettanto dignitosa di una qualsiasi altra carriera. Succede però a volte di sentire o di leggere, da chi si occupa anche di queste cose, frasi del tipo: "e poi, finito l'apprendistato, può comunque prendere la maturità e andare all'università, sempre che sia bravo...". Il che significa anche, detto in altri termini, che per ordine di importanza l'apprendistato è subordinato ad una carriera che passa dagli studi superiori. E allora, qual è il genitore che, secondo questo tipo di logica, sceglierebbe per i propri figli una carriera che già dall'inizio si presenterebbe come, diciamo, meno prestigiosa? Ecco dove sta una delle difficoltà: il credere che siano unicamente - mettiamola così - i titoli e i certificati a fare il monaco.
Imparare un mestiere significa anche andare per bottega: capire quello che sta nelle mani di un artigiano, udire nelle sue parole il linguaggio di qualcuno che fa qualcosa per bene, con pazienza e mestiere; abitare i luoghi dove il lavoro si fa concreto e misurabile, visibile,
esperibile. Certo, ci vogliono imprenditori e artigiani che siano all'altezza di assumere un apprendista; non tutti lo sono; ce ne sono però moltissimi pronti, capaci, appassionati. C'è bisogno però anche di credere (e qui ci dobbiamo mettere in discussione tutti, non solo le famiglie) che la via dei mestieri è importante, addirittura vitale per la crescita di un paese.

Articolo di Ilario Lodi, Responsabile Pro Juventute Svizzera italiana
 

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