Se desideriamo che i nostri ragazzi maturino esperienze significative, dobbiamo mettere a loro disposizione i mezzi per farlo. E non solo le scuole
Sembra che il Sindaco di un comune Ticinese, sollecitato a fare qualcosa di più per i bambini e per i giovani, abbia risposto qualcosa del tipo: se i giovani vogliono qualcosa bisogna che inizino a pagare. Ad un primo approccio, verrebbe da dire che questa reazione ha quanto meno dell'ardito.
In effetti, però, qualcosa di importante c'è, vale a dire: un desiderio, per poter essere soddisfatto, necessita di beni, mezzi, risorse di vario genere. Si potrebbe anche aggiungere che un desiderio si può trasformare in una importante esperienza educativa: ho un desiderio (un bisogno legato alla mia crescita), lo voglio soddisfare, mi procuro i mezzi per farlo. E qui veniamo al nostro sindaco: quali sono i mezzi che i comuni ticinesi mettono a disposizione dei bambini e dei giovani per fare in modo che questi – per restare nell'esempio – imparino a pagare?
Ecco: il punto sta qui. Se vogliamo che i nostri bambini e i nostri giovani maturino esperienze significative, che crescano, che diventino cittadini nel senso più nobile del termine, dobbiamo mettere a loro disposizione i mezzi per farlo, che non sono solo le scuole. Le piazze, i parchi gioco, le sale del consiglio comunale, i centri per attività giovanili, il sostegno concreto alle famiglie attraverso sportelli, uffici, persone, mezzi di trasporto, accessi a iniziative ludiche e legate al divertimento a portata di portafoglio e mille altre cose ancora.
Se proprio vogliamo sostenere la tesi che suona: prima di chiedere, i giovani devono imparare pagare, bisogna stare con loro e crescere con loro. Poi si potrà chiedere loro – sempre che si sia nella possibilità di farlo – di prendere parte in modo quanto più attivo possibile alla comunità.
Articolo di Ilario Lodi, Responsabile Pro Juventute Svizzera italiana