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GINEVRAAlla scoperta dell’Aligoté

30.05.18 - 07:00
Un vino ginevrino sottovalutato, ma che può nascondere belle sorprese
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Alla scoperta dell’Aligoté
Un vino ginevrino sottovalutato, ma che può nascondere belle sorprese

GINEVRA - In Francia, suo paese d’origine, non viene ritenuto un vino di alta qualità, ma l’Aligoté nasconde in realtà un gran numero di virtù che lo rendono un bianco particolarmente godibile, specie se utilizzato come vino da antipasto.

Coltivato quasi esclusivamente nell’area di Ginevra, l’Aligoté è un incrocio naturale tra il Pinot e il Gouais Blanc: il suo nome deriva da “Got”, arcaico termine per indicare appunto il Gouais Blanc, vitigno ormai quasi estinto.

Coltivato prevalentemente nella regione francese della Borgogna, dove è considerato il secondo vino della zona dopo lo Chardonnay, viene utilizzato soprattutto per produrre il cocktail chiamato kir.

Non è ben chiaro come l’Aligoté sia arrivato in Svizzera, sta di fatto che ci sono tracce della sua esistenza dal XIX secolo.

La sua caratteristica principale è la fresca acidità, che emerge con forza dal primo sorso. L’aroma è delicato e fruttato, con sentori finali di frutta secca e un gusto che avvolge il palato.

Non è un vitigno facile da coltivare, dato che è parecchio sensibile alle malattie fungine.

La sua naturale “rozzezza” fa sì che i produttori possano ricevere ognuno una versione differente.

È dunque un vitigno con molte sfaccettature, tutte da scoprire, senza porsi limiti o pregiudizi di sorta.

Non parliamo di un vino sopraffino, ma che se ben trattato è in grado di donare delle notevoli soddisfazioni, specie se utilizzato per accompagnare l’aperitivo.  

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