Consigli pratici e prospettive per uno dei settori più penalizzati dall’emergenza Coronavirus
Sono tra le attività che più stanno soffrendo adesso, e quelle che più tardi potranno tornare a lavorare come facevano prima del Coronavirus. Riunirsi o - com'è tristemente di moda dire adesso - "creare assembramenti" per consumare un pasto, un drink o un caffè è, infatti, la loro principale ragion d'essere.
Se c'è una cosa, però, che chi opera nella ristorazione non può spesso fare, visti i ritmi serrati, è fermarsi a riflettere sul proprio lavoro. E la congiuntura attuale ne fornisce l'opportunità, per mitigare non solo le problematiche del presente, ma soprattutto interrogarsi sul futuro, adattandosi a ciò che probabilmente sarà.
Cosa si può fare adesso?
Quanto al transitorio momento che viviamo, alcuni tra i più interessanti accorgimenti a oggi adottati, sia alle nostre latitudini che altrove, non comportano grossi investimenti e procedono verso tre direzioni precise:
Ecco cinque suggerimenti pratici che si rifanno a queste linee:
Può essere il momento giusto, quindi, anche per testare idee creative, sempre supportate da una diffusione attraverso i canali digitali. Gli strumenti di ILR (Ticino) permettono adesso di ridurre momentaneamente gli organici e provare a trovare una strada snella, flessibile, per restare attivi e nella mente dei clienti.
Se ciò che distingue bar e ristoranti non è legato al prodotto o alle persone, ma a un luogo o a una specifica modalità di servizio, se il loro pubblico è prettamente turistico o se, ancora, non si differenziano in alcun modo o non hanno un brand forte, può essere invece il momento di capire – approfittando di questa bolla temporale – come "ricreare la magia" al di fuori del proprio locale, come diventare un vero e proprio brand e attrarre soprattutto la comunità locale, e come creare un modello di business a prova di emergenza o di "cigno nero", per dirla con gli analisti del fondo d'investimento Sequoia Capital.
Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro?
Nel breve periodo, molte limitazioni perdureranno, e ogni attività, nonostante una iniziale euforia da parte della clientela, dovrà affrontare due temi collegati alla propria impostazione e correlati tra di loro: la necessità di ridurre i coperti, per mantenere le distanze di sicurezza, e al contempo di sostenere i costi fissi (affitti commerciali, utenze e stipendi in primis).
Nel medio periodo, per acquisite abitudini, i consumi da remoto torneranno certamente sostenuti e, in caso di contagi di ritorno, sebbene sia un boccone amaro e difficile da digerire, sopravvivranno solo i più adatti, sebbene in un mercato diverso.
Confidare in ulteriori interventi pubblici, che pur probabilmente ci saranno, è necessario, ma non sostenibile nel lungo periodo, e francamente non imprenditoriale, soprattutto per chi aveva linee di credito attive già prima dell’emergenza.
Lasciar scegliere agli altri il menù prelude quasi sempre a un conto salatissimo.
Quale futuro prevedere, dunque, per bar e ristoranti, fino alla completa risoluzione di questa crisi? Vedremo fiorire miriadi di dark kitchens o personal restaurants, micro-attività vicine ai concetti di personal chef, catering e home restaurants, o ancora versioni ridotte delle insegne in franchising e food/cocktail/coffee trucks, tutte proponibili sia in modo classico che online?
Gli affitti commerciali dovranno contrarsi, per rendere sostenibile un'affluenza minore e più sicura della clientela nei locali?
Se anche tu fai parte del settore della ristorazione o di altri, e le conseguenze del Coronavirus hanno investito la tua attività, contattaci per una consulenza gratuita. Insieme, scopriremo come organizzare una strategia promozionale personalizzata per la fase attuale, e ragionare più in dettaglio sul futuro.
Articolo a cura di Linkfloyd Sagl, agenzia di marketing e comunicazione in Ticino.