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REGNO UNITOThe Good, the Bad & the Queen: lo sgomento nell'era della Brexit

28.11.18 - 06:00
11 anni sono passati dal primo album del supergruppo, che recupera atmosfere e suoni dal passato per fare un affresco di questi anni complicati
The Good, the Bad & the Queen: lo sgomento nell'era della Brexit
11 anni sono passati dal primo album del supergruppo, che recupera atmosfere e suoni dal passato per fare un affresco di questi anni complicati

LONDRA - 11 anni: tanto Damon Albarn ha impiegato per dare un seguito al disco d'esordio di The Good, the Bad & the Queen, uno dei suoi vari (e interessanti) progetti musicali. "Merrie Land" è stato prodotto da un maestro del mixer come Tony Visconti e vede la presenza di quattro grandi musicisti: Paul Simonon (bassista già The Clash), Simon Tong (chitarrista di The Verve) e Tony Allen (batterista degli Afrobeat, fra gli altri), oltre ovviamente ad Albarn.

Un album britannico che di più non si potrebbe: non è solo concepito in un momento delicato della storia albionica (la controversa Brexit), ma si sviluppa come un viaggio musicale attraverso una serie di bozzetti, di vignette e di situazioni. Come Albarn ha spiegato, l'album raccoglie «una serie di osservazioni e riflessioni sull’essere britannici nel 2018». C'è tutto lo sgomento per questi mesi complicati, a partire dalla voce del leader dei Blur, monocorde ma abbastanza efficace. La malinconia e il rimpianto di questa «lettera di addio» (sempre parole di Damon) si riflettono nelle scelte melodiche: The Good, the Bad & the Queen hanno attinto allo sterminato campionato della musica popolare britannica, recuperandone atmosfere, suoni e anche un certo incedere "garbato".

"Merrie Land" è un disco sicuramente molto omogeneo, dal respiro politico (nel senso più ampio del termine) e sicuramente diverso dal 98% di ciò che si ascolta oggi. Tanto basta per meritare di essere ascoltato. Se si vuole cercarne un difetto, lo si può trovare nell'essere eccessivamente ripiegato sul passato.

Tra una decina di giorni il supergruppo si produrrà in un pugno di date nel Regno Unito. Imperdibili per chi vuole gustare dal vivo questa avventura musicale, che però in patria - è giusto rilevarlo - non ha convinto appiena la critica, che forse si aspettava qualcosa di diverso.

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