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STATI UNITI/CANTONELeonhardt si racconta...

25.07.18 - 06:00
Ho incontrato Leonhardt giovedì sera, pochi minuti dopo la sua ultima esibizione al Buskers di LongLake Lugano
FOTO MS
Christopher Lee Rutledge, alias Leonhardt, 34 anni.
Christopher Lee Rutledge, alias Leonhardt, 34 anni.
Leonhardt si racconta...
Ho incontrato Leonhardt giovedì sera, pochi minuti dopo la sua ultima esibizione al Buskers di LongLake Lugano

di Marco Sestito

MESA (ARIZONA)/LUGANO - Una vocalità profonda, baritonale, traccia linee melodiche dentro ad accordature aperte e al fingerstyle che trabocca - polveroso - dalla resofonica che Christopher Lee Rutledge (34 anni), alias Leonhardt, porta con sé.

Country, folk, blues. Un amalgama acustico, nudo e crudo, essenziale, volutamente privo di inutili orpelli, desertico, documentato, finora, all’interno di quattro autoproduzioni ammalianti: un ep - “Full Blown Serenades” (2011) -, un singolo - “Wet Rebel” (2013) - e due album - “Open Deep” (2013), “The Devil Has Arrived” (2016) -.

Chris, perché Leonhardt?

«Leonhardt è il cognome di mia madre: utilizzandolo come pseudonimo ho l’impressione di riportare in vita i miei nonni materni. Erano tedeschi. Da ragazza mia madre partì dalla Germania alla volta degli Stati Uniti: ora vive a Boston, Massachusetts. Mio padre, invece, è di San Jose, California, ma da qualche tempo è di base in Alabama. Io vivo a Mesa, in Arizona».

Raccontami di te…

«Leonhardt è il mio progetto acustico, solista, più intimo direi. Nel contempo, milito in una band, in una band death metal, i Sonoran Death Call. Sono in giro da quando avevo diciassette anni. Ora ne ho trentaquattro...».

Due generi agli antipodi, country e death metal... Dentro di te convivono due anime, di conseguenza...

«Due o nessuna… (ride)».

Con la band hai pubblicato del materiale?

«No, per il momento non ancora… Il gruppo ha preso forma in tempi recenti…».

In quanti siete?

«In tre: io alla chitarra, il batterista e il vocalist».

“The Devil Has Arrived”, il tuo ultimo album, raccoglie undici tracce: che vuoi dirmi dei testi?

«Come nei versi delle produzioni precedenti, lì dentro c’è tutto me stesso, i miei stati d’animo, il mio mondo…».

Quali gli ascolti che influenzano Leonhardt?

«Gente come Jim Croce, Elvis, i Beatles, Willie Nelson…».

Tutte autoproduzioni, le tue…

«Senza label e produttori mi sento libero di fare ciò che voglio… Per me la libertà è tutto. Calcola che ho dato alla luce questo progetto sette-otto anni fa, quando vivevo a Seattle: non avevo un soldo e per sbarcare il lunario iniziai a esibirmi per strada. Di lì a poco, grazie alle mie canzoni, riuscii a rimettermi in piedi. Questo per dire che continuerò così, in solitaria, libero dai vincoli e dalle imposizioni del mercato discografico, come ho fatto finora...».

Stai lavorando a nuovo materiale?

«Ho talmente tante canzoni che potrei dare alle stampe tre album... Un giorno pubblicherò tutto quanto…».

 

 

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