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Oh! Calcutta!: viaggio, in crescendo, nel post-rock

PAESI BASSIOh! Calcutta!: viaggio, in crescendo, nel post-rock

09.05.16 - 06:00
Dario Trapani racconta l’ep “The Greatest Story Ever Told” (23 febbraio 2016), la prima (auto)produzione degli Oh! Calcutta!
Da sinistra Vladimir Olgerisson, Tristan Renfrow, Dario Trapani, Pedro Branco.
Oh! Calcutta!: viaggio, in crescendo, nel post-rock
Dario Trapani racconta l’ep “The Greatest Story Ever Told” (23 febbraio 2016), la prima (auto)produzione degli Oh! Calcutta!

AMSTERDAM - Un combo venuto alla luce nel 2014 tra le mura del Conservatorio di Amsterdam, per mano di Trapani (chitarra, Italia) e Pedro Branco (chitarra, Portogallo), a cui, qualche tempo dopo, si aggregano Tristan Renfrow (batteria, Stati Uniti) e Vladimir Olgerisson (basso, Islanda).

Quattro ragazzi, quattro studenti, tutti alle prese con bachelor e jazz master. Quattro culture confluite in un pensiero comune, post-rock oriented, che prende forma recuperando sonorità, ammalianti, dal passato di ognuno, riversandole all’interno delle sei tracce di “The Greatest Story Ever Told”.

Dario, dov’è il punto di incontro tra jazz e post-rock?

«Per noi si colloca in ciò che abbiamo ascoltato e suonato da ragazzini, che è riemerso dopo anni di studi accademici… Un ritorno alle origini, diciamo, col volume a dieci…».

Raccontami lo sviluppo di questo primo ep…

«Lo definirei uno sviluppo del tutto casuale... Poche ore dopo la nostra prima performance pubblica, un tecnico del suono ci ha contattati dicendoci di essere alla ricerca di una band disponibile per delle sessioni di registrazione nell’ambito di un workshop. Un workshop per ingegneri del suono che si sarebbe tenuto solo due giorni dopo in città, ad Amsterdam. In pratica, ci siamo ritrovati in studio senza avere in realtà così tanti brani a disposizione… L’improvvisazione, di conseguenza, sta alla base di parte delle tracce...».

Quali le tue, le vostre, maggiori influenze musicali?

«Explosions In The Sky, Sigur Rós, Yo La Tengo, Tortoise, Mogwai...».

Qual è l’ultimo album che hai comprato?

«Da un anno e mezzo ascolto la musica in streaming su Spotify, ma recentemente ho comprato un po’ di dischi - a cui sono molto legato - per regalarli a mio fratello: “Silent Movies” (Pi Recordings, 2010) di Marc Ribot, “Coltrane Jazz” di John Coltrane (Atlantic, 1960), “Damned Damned Damend” (Stiff Records, 1977) dei Damned, “1990” (Shimmy Disc, 1990) di Daniel Johnston, “And Then Nothing Turned Itself Inside-Out” (Matador, 2000) degli Yo La Tengo, “John Lennon/Plastic Ono Band” (Apple, 1970), “Tinks” (autoproduzione, 2014) di Peter Schlamb, “Live at Smalls” (Smalls Live, 2014) di Johnny O’Neal e “Folk Singer” (Chess, 1964) di Muddy Waters».

“Oh! Calcutta!” e “The Greatest Story Ever Told” sono due album dei Lawrence Arms, una band punk di Chicago…

«È incredibile, ma ne siamo venuti a conoscenza qualche giorno dopo avere pubblicato l’ep… “Oh! Calcutta!”, in ogni caso, è un musical d'avanguardia di fine anni Sessanta (personalmente odio i musical, ma il nome, devo dire, è molto bello), mentre il titolo dell’ep cita uno dei primi passi della Bibbia. Volevamo qualcosa che suonasse epico, perché le composizioni si nutrono di questo tipo di atmosfere: tempi lenti e crescendo ripetitivi e ipnotici…».

 

 

 

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