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Diamanti e Pietre PrezioseLa filiera dei diamanti grezzi

26.01.21 - 08:19
Il percorso dei diamanti dall'estrazione al banco di lavorazione delle taglierie
Diamanti
La filiera dei diamanti grezzi
Il percorso dei diamanti dall'estrazione al banco di lavorazione delle taglierie

Al giorno d’oggi, per ogni tipo di merce, è considerata essenziale un’adeguata tracciabilità. Non basta che un prodotto sia qualitativamente ineccepibile e venga proposto ad un prezzo concorrenziale, si chiede di chiarire da dove proviene e in che modo, dove, da chi e in che condizioni di lavoro sia stato prodotto.
Sulla tracciabilità dei diamanti in generale si è scritto e detto molto, non sempre raccontando l’effettiva realtà dei fatti.
Con questo articolo vorrei entrare nel dettaglio della filiera di queste gemme, cercando anche di soffermarmi sul peso economico di questo materiale in vari ambiti.
Fino a pochi anni fa i diamanti grezzi seguivano percorsi a dir poco tortuosi prima di arrivare alle taglierie più blasonate e strutturate.
Una volta estratti, i preziosi allo stato grezzo venivano spediti a Londra per essere adeguatamente selezionati e valutati, venivano poi inviati normalmente ad Anversa o Tel Aviv per essere venduti e finalmente giungevano poi in taglieria, solo dopo essere stati trattati da 3 a 5 operatori diversi.
Dal 2013 in avanti la famosa ditta De Beers ha spostato le proprie operazioni di selezione in Botswana, mentre Dubai è diventato a poco a poco il centro di smistamento del grezzo grazie ad una politica fiscale aggressiva e ad una crescita impressionante della capacità logistica in condizioni di sicurezza ottimali.
Anversa e Tel Aviv sono ancora un centro di transito importante, ma stanno lentamente diventando mercati di secondo piano, utili più per le evidenti competenze, che per un reale peso logistico ed economico.
Le piccole miniere si rivolgono ancora ai commercianti di Anversa e Tel Aviv, che periodicamente organizzano aste in borsa, durante le quali i venditori possono ottenere prezzi migliori rispetto a Dubai. In questo caso è però la fiscalità dei due vecchi paesi leoni a scoraggiare gli acquirenti.
Circa il 70% del grezzo estratto viene di seguito inviato e tagliato in India per motivi prettamente economici e per lo sviluppo prepotente delle taglierie di quel paese, dette attività sono fortemente sponsorizzate dalle banche indiane (partecipate direttamente dallo stato).
Il distretto di Surat dà lavoro a oltre un milione di abitanti e genera quotidianamente un fatturato di centinaia di migliaia di dollari.
Surat, grazie ai diamanti e ad un solido settore tessile, è una delle aree in cui il benessere in India è più diffuso, con un forte tasso di crescita costante del pil procapite.
Il mercato indiano sta inevitabilmente diventando determinante: i commercianti del luogo comprano sempre più spesso direttamente da diverse miniere oltre a fornire un mero servizio di taglio per i colleghi del resto del mondo.
Un taglio ben fatto, economico e veloce.
I dati relativi al mercato del taglio in Cina sono tanto impressionanti quanto poco attendibili, ma per esperienza personale posso affermare che molte pietre di piccole dimensioni provengono ormai da taglierie della Repubblica Popolare. Considerando il tasso di crescita cinese in altri settori, in un futuro molto vicino ritroveremo anche la Cina come protagonista di questo mercato/servizio.
Prima della taglieria la base del mercato dei grezzi è rappresentata al 70% da poche aziende molto note: DTC, Alrosa, Rio Tinto e Dominion Diamond.
Queste major sono le uniche a garantire ai propri clienti approvvigionamenti costanti per qualità, per quantità e per prezzo.
Le miniere minori organizzano aste o piccole gare di appalto per riuscire sempre a massimizzare il profitto e per finanziare meglio il proseguimento delle operazioni minerarie: chiaramente in questo modo non possono garantire prezzi stabili e continuità di fornitura.
I commercianti all’ingrosso di primo livello si trovano dunque davanti ad una scelta strategica: o si associano alle major o inviano i propri emissari ai quattro angoli della terra per cercare di accaparrarsi la migliore merce restante, al miglior prezzo.
Pochi grossisti acquistano solo grezzo di altissima qualità, selezionano il tagliatore migliore e lo vendono ad importanti gioiellieri che spesso partecipano attivamente alla ricerca, sostenendola soprattutto sul piano finanziario più che logistico.

Tutti gli attori del mercato del diamante allo stato grezzo aderiscono e rispettano il Kimberly Process.
Questo accordo benedetto è volto a stroncare del tutto l’uso di ogni profitto illecito derivante dall’estrazione e dalla rivendita dei diamanti grezzi.
Il Kimberly Process, unito alla pressione costante delle Nazioni Unite, ha avuto e continua ad avere grande efficacia nel tracciare estrazione e commercio.
A supporto di questo, alcuni paesi Africani vengono sanzionati sotto forma di messa in mora dal Kimberley process per un periodo di tempo determinato. Da quel momento, entro il tempo stabilito, nessun operatore può più esportare nulla. In questo caso sono dunque gli operatori virtuosi che per convenienza economica, segnalano le irregolarità. Una volta individuati, isolati e risolti i responsabili degli illeciti, è possibile riprendere le normali attività di estrazione ed esportazione.
Si è instaurato dunque un sistema semplice di controllo alla fonte: se qualcuno si comporta male, l’intero business si ferma completamente, in maniera che l’operatore corretto ed onesto contribuisca per il proprio interesse a riportare tutto alla normalità.
Per questa ragione la nostra azienda vende esclusivamente pietre tagliate, mai prodotti grezzi e si serve solo da operatori aderenti al “Best Diamond Trade Practice” stabilito sulla base del Kimberly Process.

A cura di Dario Cominotti

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