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DENTRO L'ECONOMIARapporti Svizzera-Italia: non solo frontalieri

08.02.19 - 07:00
Nel testo di Michele Rossi, Delegato alle Relazioni esterne Cc-Ti, si approfondisce il tema dei rapporti con l’Italia
Rapporti Svizzera-Italia: non solo frontalieri
Nel testo di Michele Rossi, Delegato alle Relazioni esterne Cc-Ti, si approfondisce il tema dei rapporti con l’Italia

Nella mia passata attività diplomatica e nella mia attuale funzione di delegato alle relazioni esterne della Camera di commercio, mi sono in più occasioni trovato a discutere di problemi “transfrontalieri” con i nostri vicini a Sud. Ora, devo subito dire che le riunioni con gli Italiani sono molto piacevoli. Il clima di regola è disteso, gli interlocutori simpatici tanto che ci si dà quasi sempre del tu, e alla fine sorge spontaneamente la domanda di sapere come mai, con dei vicini così disponibili, possiamo avere dei problemi da risolvere. Ma non lasciamoci trarre in inganno. Su questo punto va fatta immediatamente una distinzione tra forma e sostanza. Nella forma i negoziatori italiani sanno essere cordiali, morbidi, amichevoli. Nella sostanza, per contro, sono molto attenti a difendere le loro posizioni e, pur di perseguire i loro obiettivi, non esitano a prendere decisioni a dir poco sorprendenti ed in contrasto con quanto dichiarato in precedenza. Un esempio? Nella famosa Roadmap firmata nel 2015 tra Italia e Svizzera, vi è un capitolo dedicato ai servizi finanziari. In questi passaggi, l’Italia si impegnava politicamente a continuare il dialogo con la Svizzera nell’ottica di migliorare i reciproci rapporti in questo importante settore per la nostra economia. Nonostante tale dichiarazione di disponibilità al dialogo, l’Italia ha successivamente adottato una regolamentazione che esclude invece la possibilità di libera prestazione di servizi finanziari, prevedendo, per tutti gli intermediari finanziari (banche comprese) con sede in un paese non UE (quindi anche la Svizzera), l’obbligo di avere una succursale in Italia. Ora, la normativa comunitaria in oggetto lasciava agli Stati membri la possibilità di non prevedere l’obbligo di una succursale.

Avendo scelto l’alternativa della succursale obbligatoria, l’Italia non ha quindi sfruttato il margine di manovra a sua disposizione per rispettare le buone intenzioni manifestate nella Roadmap, mentre avrebbe potuto farlo.

Ecco, di fronte a questa manovra, ritengo che nelle trattative ancora in corso sia indispensabile tener conto dell’attitudine italiana. In una simile dinamica, per difendere i nostri interessi le parole da sole non sono sufficienti. Soprattutto non possiamo più basarci su rassicurazioni e dichiarazioni di buona volontà. I fatti stanno dimostrando che sul versante Sud, raggiunti i loro obiettivi, gli Italiani non sono disposti a concedere più nulla alla Svizzera, nonostante gli impegni politici assunti. Stando così le cose, occorre a mio avviso cambiare registro e stilare una lista completa di tutti i temi attualmente in discussione con l’Italia (includendo quelli di tutti i Dipartimenti) e fare dipendere ogni nostra concessione in tali ambiti dal rispetto di quanto indicato nella Roadmap. Altrimenti passeremo ancora molto tempo a fingere di stupirci che tra le parti nulla si muove…

 

Articolo a cura della CC-Ti

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