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Xenobot: creati in laboratorio i primi robot viventi

STATI UNITIXenobot: creati in laboratorio i primi robot viventi

07.02.20 - 08:00
Un team di scienziati dell’Università del Vermont ha realizzato gli Xenobot, veri e propri robot viventi e programmabili
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Xenobot: creati in laboratorio i primi robot viventi
Un team di scienziati dell’Università del Vermont ha realizzato gli Xenobot, veri e propri robot viventi e programmabili

Gli scienziati dell’Università del Vermont, negli Stati Uniti, hanno realizzato una straordinaria invenzione, hanno cioè creato gli Xenobot, una nuova classe di macchine viventi basate sull’utilizzo di cellule di rane. Si tratta, infatti, di organismi viventi che sono anche perfettamente programmabili come fossero robot. Questi Xenobot sono capaci di rigenerarsi se tagliati a metà e possono muoversi verso un obiettivo trasportando anche piccoli carichi.
In futuro potrebbero essere adoperati per diversi scopi, come ad esempio in campo medico, iniettati nel nostro corpo per trasportare medicinali verso organi o gruppi di cellule specifici, in modo da curarci con precisione ed efficacia. Come ha inoltre dichiarato a Science Daily Michael Levin, direttore del Centro per la biologia rigenerativa e dello sviluppo presso la Tufts University: «Possiamo immaginare molte applicazioni utili di questi robot viventi che altre macchine non potrebbero eseguire. Ad esempio potrebbero cercare composti nocivi, radioattivi o contaminanti, raccogliere microplastiche negli oceani o ancora viaggiare nelle arterie per raschiare le placche».
Come hanno spiegato i ricercatori, questa è la prima volta che l’uomo ‎progetta macchine completamente biologiche da zero‎. Queste nuove creature sono state progettate su un super computer dell’Università e poi assemblate e testate dai biologi della Tufts. Nello specifico, il team di scienziati ha elaborato tramite il super computer Deep Green migliaia di potenziali nuove forme di vita usando complessi algoritmi evolutivi, nel tentativo di raggiungere determinati scopi, come ad esempio la capacità di muoversi in una direzione. Dopo varie prove, i più promettenti sono stati ulteriormente migliorati, fino a giungere alla soluzione degli Xenobot, infine assemblati tramite microchirurgia. I risultati sono stati davvero entusiasmanti poiché questa nuova creatura organica ha preso letteralmente vita sotto gli occhi dei ricercatori, con le cellule che si organizzavano in base alle previsioni in forme biologiche mai viste prima in natura.
Secondo Levin e Joshua Bongard, l'informatico ed esperto di robotica dell'Università del Vermont che ha co-guidato la ricerca, il potenziale di ciò che si sta imparando in merito a come le cellule comunicano e si connettono va oltre la scienza computazionale e anche la nostra conoscenza della vita. «La grande questione della biologia è capire gli algoritmi che determinano la forma e la funzione», ha infatti spiegato Levin. «Il genoma codifica le proteine, ma dobbiamo ancora capire come quell'hardware consenta alle cellule di cooperare per creare anatomie funzionali in condizioni molto diverse».

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