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ATEDQuando l’arte incontra il fashion

29.12.20 - 10:04
La spinta innovativa e sostenibile di WAUART, il marchio che coniuga opere d’arte e tessuti di alta qualità
foto Ated
Quando l’arte incontra il fashion

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La spinta innovativa e sostenibile di WAUART, il marchio che coniuga opere d’arte e tessuti di alta qualità

Una delle tendenze che si sta affermando anche nel settore della moda riguarda la sostenibilità, che scala la classifica e si piazza al secondo posto tra gli obiettivi strategici da perseguire, preceduta solo dall’incremento della soddisfazione dei clienti. Lo rivela una recente ricerca dell’Economist intelligence unit per lo U.S. Cotton Trust Protocol – basata su interviste a marchi come Adidas, H&M e Puma – che testimonia un interesse e un impegno crescenti delle aziende del settore nel costruire un futuro sostenibile. Il 60% dei top manager della moda, della vendita al dettaglio e del tessile intervistati ritiene che la svolta green sia un fattore cruciale per la sopravvivenza del proprio business. Un trend, ma soprattutto una sfida che anche realtà più piccole hanno raccolto da tempo.

È il caso di Silvia Testi di Saronno, che ha ideato nel 2016 il marchio WAUART (www.wauart.it), un progetto che tramuta le opere di artisti e di fotografi in prodotti di moda molto apprezzati da chi ama la ricercatezza, la qualità e la sostenibilità di tessuti e della filiera di produzione.

Un nuovo esempio virtuoso di #storievisionarie che come ated-ICT Ticino ci piace raccontare.

Silvia, come nasce l’idea che sta alla base di WAUART? Cosa ti ha spinto a fondare un marchio in ambito fashion, partendo tu da una carriera solida in ambito comunicazione e PR?

L’idea è nata dal contatto diretto con una prima artista emergente che cercava nuove opportunità di visibilità per la propria arte: suggestivi ritratti di donne che a mio avviso avrebbero potuto essere lanciati al grande pubblico attraverso una nuova forma d’arte, quella che ho chiamato “arte - moda da indossare”. Ritenevo potesse nascere un’idea di “democratizzazione del bello”, che può essere immesso sul mercato sotto nuove forme e modalità, come avviene nelle mostre d’arte o nei musei anche come accessorio fashion per tutti i giorni e accessibile a tutti. In sostanza, un concetto che partiva dalla sostenibilità intesa inizialmente come “utilizzo” di quanto di esteticamente bello già esisteva… ovvero opere d’arte, ritratti, dipinti, fotografie… produzioni creative che sono spesso destinate a pubblici di nicchia nel caso di artisti famosi, o estimatori privati in caso di artisti emergenti. Ho pensato che il mondo della moda spesso ostentasse la riproduzione della griffe a tutti i costi, e che la griffe potesse a volte anche uccidere la creatività quando arrivava all’utilizzo del solo monogram. Ovvero, la creatività poteva secondo me alimentarsi anche attraverso una modalità di accesso all’arte come serbatoio di “pattern” da stampare e riprodurre. Un concetto di “risparmio”, se vogliamo già alla fonte, prima di attingere al secondo step: l’UpCycling vero e proprio.

Peraltro, a ben vedere la strategia del marchio negli anni sta cambiando. Oggi come interpreti e dai forma alla sostenibilità incrociando arte, fotografia per creazioni con tessuti originali?

La suggestione della tutela dell’ambiente, intesa anche nell’impegno a produrre senza sprechi, utilizzando materie di “scarto pregiato” immesse sul mercato da altri ha preso piede in fretta… dalla seta, fibra in sé già di natura ecologica, sono passata al twill di poliestere riciclato, ricavato da bottiglie di plastica riciclate. Una texture morbida, versatile e durevole nel tempo che sposa a pieno i valori dell’artista fotografo che ho coinvolto: l’amico esploratore Luca Bracali, ambasciatore di Save The Planet, con cui abbiamo realizzato l’ultima capsule collection di WAU ART.

In questo percorso da founder di un brand, quanto peso ha l’aver scommesso su canali digitali più che su negozi fisici per vendere e farti conoscere? Meglio un eShop o vendere su piattaforme tipo Amazon?

Sicuramente lo sviluppo del digitale può aprire grandissime opportunità ai nuovi brand, che possono raggiungere direttamente un ampio pubblico di clienti grazie alle principali piattaforme eCommerce e ai fashion influencer. Ritengo, però, che la notorietà di un brand abbia necessità di molti anni per affermarsi sul mercato e per percorrere questa strada è necessario mantenere un controllo della propria comunicazione, dotandosi di un proprio online store di marca, che crea l’identità della marca e ne diffonde i valori. Una strategia che non esclude Amazon o altre piattaforme eCommerce, che funzionano anche come veicoli di indicizzazione online e alimentano la notorietà. In sostanza, è molto importante, credo, preservare l’originalità della comunicazione di ogni marchio, che ha una sua storia da raccontare agli utenti e che deve esercitare una politica attenta di controllo dei prezzi, a tutela del prodotto e delle politiche distributive. Cosa che i grandi marchi ci insegnano, nonostante l’impennata delle vendite online a causa della pandemia dovuta a Covid-19.


Questo articolo è stato realizzato da ated - Associazione Ticinese Evoluzione Digitale, non fa parte del contenuto redazionale.
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