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INTERVISTAL’uomo che cerca di prevedere il futuro dell’automobile

29.01.18 - 06:00
Ricerche scientifiche, evoluzioni sociologiche, dilemmi filosofici. Il tutto condensato in minuziose analisi per definire quali auto e quali servizi di mobilità vorranno le persone di dopodomani.
L’uomo che cerca di prevedere il futuro dell’automobile
Ricerche scientifiche, evoluzioni sociologiche, dilemmi filosofici. Il tutto condensato in minuziose analisi per definire quali auto e quali servizi di mobilità vorranno le persone di dopodomani.

Pensi alle professioni che ruotano attorno al settore automobilistico e ti vengono in mente ingegneri, meccanici, venditori di automobili ed in seguito anche quelle figure che trovi in ogni grande azienda come gli addetti al marketing, gli informatici o i collaboratori delle risorse umane. Raramente però penseresti che qualcuno laureato in biologia lavori presso il più grande costruttore del mondo. Eppure è così: Wolfgang Müller-Pietrallia è responsabile del reparto di ricerca previsionale e del “trasferimento delle tendenze” per l’intero gruppo Volkswagen, creato 14 anni sono.

Ma di cosa si occupa esattamente? In un certo senso di prevedere il futuro, o quantomeno di allestire delle previsioni sull’evoluzione a cui andremo incontro. Più concretamente il suo team studia gli sviluppi in campo sociale e tecnologico traducendoli in visioni proiettate nel futuro, ed i risultati delle ricerche influenzano le strategie imprenditoriali dei marchi del gruppo e del gruppo stesso, traducendo il tutto in innovativi sistemi di mobilità e concept automobilistici.

Incontrato a margine di una conferenza sul futuro dell’industria automobilistica, Wolfgang Müller-Pietralla dice in realtà non di non avere la sfera di cristallo. “Ovviamente non siamo dei veggenti, ma grazie alle nostre ricerche siamo in grado di individuare gli sviluppi nel lungo periodo (20-30 anni, N.d.R.) e trarne fonte d’ispirazione per i nostri tecnici ed i nostri ingegneri.” Per fare ciò il suo team composto anche da laureati in bionica, filosofia e informatica analizzano migliaia di ricerche scientifiche e un’infinità di dati tratti dalle fonti più disparate. Obiettivo: farsi un’idea di come le persone vogliano vivere nel futuro. “Si tratta di un lavoro delicato, nel quale è importante distinguere la reale necessità dalla semplice nostalgia. I nuovi servizi di mobilità, che saranno perfettamente compatibili con le necessità degli utenti in quanto creati su misuro per ognuno di noi, non sostituiranno per esempio il desiderio di possedere un’automobile personale. L’automobile resterà infatti anche in futuro uno status-symbol, con la differenza che questo non si esprimerà più con la cilindrata o con la dimensione dei cerchi in lega ma con altre caratteristiche della vettura.” Ed è proprio grazie ad analisi come queste che Müller-Pietralla viene convocato quasi quotidianamente dai vari responsabili di progetto per discutere a proposito dei futuri modelli, delle loro caratteristiche e dei loro contenuti, indicando cosa sarà necessario e a cosa si potrà invece rinunciare. Decisioni che venivano prima prese esclusivamente da ingegneri e dal top-management oggi sono analizzate e discusse anche dal suo reparto.

Nel concreto cresce però la curiosità per sapere in quale direzione punta l’industria automobilistica. Secondo Müller-Pietralla la più grande sfida del momento è quella di generare un nuovo concetto di mobilità urbana, che veda l’automobile come un mezzo al servizio di un trasporto intelligente e intermodale, senza soluzione di continuità. “L’automobile non sarà più l’unico mezzo di trasporto utilizzato per lo spostamento dal punto A al punto B: in futuro è molto probabile che partiremo da casa con l’auto elettrica, saliamo su un treno e terminiamo il nostro viaggio con un bici presa in condivisione. Per fare ciò ci servono punti d’intersezione in cui si concentra il traffico cittadino rendendo il cambio di mezzo di trasporto veloce, piacevole e sicuro, e di conseguenza è necessario creare delle nuove infrastrutture nella città. Ma senza andare troppo in la con gli anni, tra poco l’automobilista si aspetterà di guidare senza quasi doversi occupare del parcheggio. In altre parole scenderà dall’auto il più vicino possibile alla destinazione, l’auto cercherà da sola un posteggio e, quando dovremo ripartire, la chiameremo a noi tramite lo smartphone.

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