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TEST DRIVEVW Golf R - Di chi è la colpa?

22.07.15 - 06:00
È spesso accusata di essere un’automobile poco emozionante. Giustamente. Ma chi è il responsabile?
VW Golf R - Di chi è la colpa?
È spesso accusata di essere un’automobile poco emozionante. Giustamente. Ma chi è il responsabile?

“Divertente” e “Golf R” sono due termini che non sono mai andati a braccetto. A patto di non guidarla su di un lago ghiacciato del circolo polare artico in pieno inverno, ma questa è un’altra faccenda: qualsiasi auto risulterebbe divertente in quelle condizioni. Parliamo invece del mondo reale, dell’asfalto asciutto o bagnato che sia, di un tracciato handling, dei cordoli di un circuito.

Iniziamo a toglierci, prima di tutto, i sassolini dalla scarpa. O meglio: a riconoscere dei meriti ad un’automobile che, insomma, non è che sia mai stata in cima alla lista delle preferenze. Ovvero che il salto generazionale dalla precedente all’attuale è tangibile. In ogni aspetto. Anche lungo la Nordschleife: più o meno si riescono a “limare” una ventina di secondi al giro rispetto al passato. E questo non è Volkswagen a comunicarlo con valori ufficiali ma siamo noi stessi a dirlo. In un certo senso è anche più entusiasmante da guidare rispetto a prima. Nel senso che sottosterza un po’ meno e la trazione integrale (sempre di tipo Haldex) è più fluida e pronta nel suo funzionamento. Però i miracoli non li fa: mai una volta che il posteriore accenni anche solo lontanamente la “chiusura” di una curva. In ogni caso devi combattere meno e puoi pestare l’acceleratore prima, e questo la rende di fatto più veloce rispetto al passato. Si tratta sempre e comunque di un’auto veloce ed efficace sia tra i tornanti stretti che nel veloce, riesci a portarla ad andature di tutto rispetto già dopo un quarto dei chilometri di apprendistato che ti servirebbero con un’altra automobile. In fondo potrebbe anche essere una bella esperienza di guida per la tremenda efficacia e l’affidabilità con cui si divora i percorsi più diversi, ma il problema è che in fin dei conti non è che muori dalla voglia di rifarlo. Tanto in fretta riesci ad andarci forte, altrettanto in fretta ti abitui al suo temperamento insipido, e quindi altrettanto in fretta esaurisce le emozioni che può trasmetterti. Che sono, di fatto, pochine.

Ma di chi è la colpa? Di sicuro non del telaio che potrebbe reggere senza problemi se non il doppio, almeno il 50% dei cavalli in più. Una Golf sulla soglia dei 400 cavalli è infatti in fase di progettazione. E anzi: al telaio con la sua agilità intrinseca che ti permette cambi di direzione fulminei vanno sicuramente i più grandi meriti per il suo comportamento dinamico. Che però è fin troppo “dritto”, stabile, testardo. Come se il suo unico obiettivo fosse primeggiare in velocità e in tutto ciò che è misurabile. E le emozioni, si sa, non conoscono unità di misura. Mai che vi si possa giocare un po’, far partire il posteriore per la tangente in ingresso o quantomeno sentirlo “chiudere” dopo un rilascio, avere il retrotreno che spinge in uscita di curva anziché l’anteriore che tira, affrontare un’inversione con il freno a mano tirato. Chi guida una delle ultime STI o avrà modo di mettere le mani sulla futura Focus RS sa perfettamente di cosa parlo.

Parliamo invece del motore: è più fluido, omogeneo ad armonioso rispetto al passato, con una bella propensione agli allunghi sottolineata da un attuatore sonoro che un po’ incomprensibilmente ricorda i motori a cinque cilindri. Sicuro che non si siano sbagliati con Audi? E tra l’altro, vi sono differenze tangibili rispetto ad una S3? In realtà, in puri termini di guida, no. Curiosamente la Golf R sembra quasi essere ancora la più giocherellona, tra le due. Sicuramente la più estroversa, perché se i quattro anelli puntano tutto sulla discrezione a Wolfsburg non sono stati particolarmente timidi nella caratterizzazione estetica, ed é giusto così. Solo all’interno resta piuttosto ordinaria sebbene sia particolarmente piacevole l’ambiente notturno caratterizzato da tonalità blu. Nonostante le grandi prestazioni nell’uso quotidiano la Golf R si comporta come una Golf qualsiasi: consuma poco (poco più di 8L/100 km), ti mette a tuo agio ed è comoda. Quel compromesso perfetto che se da un lato è una forza dall’altro è anche una debolezza. Una colpa per essere poco diverte (o forse potremmo definirla più correttamente: un’aggravante) è il cambio a doppia frizione DSG. Va bene: lima via tre decimi nello sprint da 0 a 100 all’ora e ti fa risparmiare qualche goccia di benzina. Ma alla fine a chi interessa tutto questo? Non di certo a noi. Perché su un’automobile come questa un cambio manuale sarebbe responsabile per oltre il 50% del coinvolgimento o piacere di guida. Quando tutto il resto è restio nel concedervi emozioni, il cambio manuale diventa un imperativo. Più che mai.

 

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