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TEST DRIVEFord Ranger Raptor, fascino e qualità d’Oltreoceano

11.11.19 - 06:00
Allestito da Ford Performance, è rinforzato, allargato, rialzato per un look tutto muscoli: in 4x4 è spettacolare, ma va bene anche su asfalto. Forte di un 2.0 TD da 213 cv con cambio a 10 marce.
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Ford Ranger Raptor, fascino e qualità d’Oltreoceano
Allestito da Ford Performance, è rinforzato, allargato, rialzato per un look tutto muscoli: in 4x4 è spettacolare, ma va bene anche su asfalto. Forte di un 2.0 TD da 213 cv con cambio a 10 marce.

Grosso, naturalmente; imponente, aggressivo al massimo per farsi notare e sentirsi in posizione dominante dall’alto della sistemazione rialzata: il Raptor vanta il potere evocativo dei grandi pick-up americani, ispirato direttamente al “cugino” d’Oltreoceano F-150, ma con la motorizzazione turbodiesel si adatta piuttosto bene a strade e situazioni di traffico nostrane. Il Raptor (da 57'650 CHF) sa regalare belle sensazioni anche indipendentemente dal look: il molleggio morbido e quasi vellutato ricorda da vicino le sue qualità fuoristradistiche di notevole caratura, che sarebbe un peccato non sfruttare confinando questo mezzo unicamente all’asfalto.

Come se la cava il Raptor sulle nostre strade?
Non servono particolari attenzioni, ma certamente in parcheggio servono più manovre e un deciso colpo d’occhio per poter valutare al meglio se lo spazio libero è sufficiente: non soltanto per la lunghezza, che arriva a 5,40 metri, ma in special misura per la larghezza che, senza specchi, sul 4x4 americano con cassone traguarda di 3 cm i 2 metri. Eppure, il raggio di sterzata non è gran che più ampio rispetto alla media e, con un po’ di mano, ci si muove subito spediti. Del resto, su un mezzo così tipizzato e votato all’avventura, serve inevitabilmente un certo spirito di adattabilità. Nonostante la presenza delle grandi ruote BF Goodrich 285/70 R 17 generosamente tassellate, l’aderenza all’asfalto appare comunque piuttosto solida e consente una discreta precisione; anche perché il Raptor, in curva, si appoggia con progressione ma dopo un iniziale coricamento più deciso trova un maggior saldezza, che restituisce una certa agilità – per il mezzo – anche nei cambi di direzione continui. Con lo sterzo si lavora parecchio, specie nelle volte più accentuate, come peraltro accade sulla pressoché totalità dei pick-up, poiché il comando è parecchio demoltiplicato ed il passo lungo; ma anche qui ci si prende la mano, imparando ad anticipare ogni manovra con il giusto tempismo. Le prestazioni sono vivaci, nonostante la massa considerevole del veicolo che arriva a ben 2585 kg su questo particolarissimo allestimento: a supportare in scatto e riprese i 213 cv del 2.0 turbodiesel a quattro cilindri con doppio compressore provvede in ogni caso la trasmissione automatica a 10 rapporti, rapida e quasi inavvertibile nei passaggi marcia. In effetti, il Raptor è in grado di raggiungere i 100 km/h da fermo in 10,5 secondi, che per la massa è un traguardo notevole; aiutano anche i 500 Nm di coppia già disponibili a 1750 giri, mentre in ripresa si apprezza la sveltezza del cambio nel trovare subito la marcia giusta, essendo tra l’altro in grado di scalare (così come di salire di marcia) più rapporti secondo necessità. Ci sono anche le palette di comando sequenziale ai lati del volante, ma in verità è difficile trovarle utile, anche perché le marce intermedie davvero ravvicinatissime e l’arco di erogazione “compatto” (la potenza massima arriva già a 3750 giri) impongono continui passaggi di rapporto se si opera manualmente. Ben più interessante il loro utilizzo, invece, in fuoristrada. Per arrivarci, l’autostrada non è un terreno ostile al Raptor, piuttosto ben isolato acusticamente da permettere agevoli conversazioni senza eccessivi fruscii. Quanto ai consumi, non si va oltre una media d’uso di 12 l/100 km su percorso misto.

In fuoristrada si “vola”, sognando le piste africane…
Telaio rinforzato, sospensioni rialzate ed allargate con elementi specifici, altezza minima da terra portata a ben 28 cm e solida trazione integrale inseribile con ridotte e blocco al 100% del differenziale posteriore – senza contare le ampie protezioni sottoscocca – autorizzano ad un impiego pesante del mezzo nel fuoristrada serio. Sulle piste veloci si apprezza tra l’altro la modalità di marcia Baja studiata per le massime prestazioni sui fondi naturali ad andatura sostenuta – dove le sospensioni cedevoli nella prima parte di escursione consentono di incassare grandi avvallamenti in tutta naturalezza e senza spanciare –, mentre la modalità Sport amplifica la “presenza” dello sterzo rendendo l’erogazione motore più pronta. Nello stretto, dimensioni e passo a parte, il Raptor affronta grandi dossi e inclinazioni con naturale, soffice capacità e per arrivare ad alzare una o due ruote in twist servono ostacoli davvero ampi. Il tutto, accompagnati sempre dall’insolita rombosità del motore, che suggerisce sommessamente il tono di un V8 americano: si tratta di una correzione restituita tramite l’audio di bordo ed interviene in ogni modalità, scomparendo giusto ad andatura costante; è un po’ sintetica ma, su un mezzo così, quasi più giustificata che sui modelli sportivi. Complice un abitacolo spazioso, ben attrezzato ed accogliente, tutto sommato anche posteriormente, il Raptor si lascia impiegare con gusto e soddisfazione, sognando magari le piste africane: le merita, anche perché come puro mezzo da traino o da trasporto ha alcune limitazioni di allestimento (2500 kg e 545 kg di carico) che ne spingono l’impiego ideale come mezzo “speciale”: senza dubbio il più esotico, affascinante e capace pick-up europeo.

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