Secondo gli esperti, non è improbabile un ritorno ai livelli della crisi 2008, complici le sanzioni all'Iran
ZURIGO - Secondo la tv iraniana, Trump è «in trappola». Le sanzioni statunitensi porteranno al raddoppio il prezzo del petrolio, da 75 ad addirittura 150 entro due anni. Un cappio al collo dell'America che però non strozzerà il suo presidente, ma la gente: costretta a pagare prezzi esorbitanti per rifornire l'auto.
Il confronto Ticino-Italia - Svizzera non esclusa. E se oggi i prezzi in incremento infinito dell'Italia sembrano poter "favorire" il pieno in Ticino, non è detto che continuerà così a lungo. Il diesel è a 1,75 franchi tanto qui quanto lì, secondo i dati Tcs datati 15 agosto; quanto alla benzina, il risparmio per chi scegliesse di farla alle stazioni di confine esiste ormai a prescindere dalla carta sconto della regione Lombardia: 1,67 franchi la super 95 contro 1,89 in media dell'Italia; 1,74 i 98 ottani contro 2,05 franchi oltre frontiera.
L'anno scorso 17 cent in meno - I prezzi sono comunque molto più cari dell'agosto scorso: 17 centesimi di media, per un litro di senza piombo 95 che allora veniva a 1,50 franchi; ma a Zurigo, ieri, si arrivava anche a 1,79. Complice un mercato del petrolio turbolento, con un prezzo al barile che attualmente oscilla fra 70 e 80 dollari ma è destinato a salire.
«Nulla si può escludere» - Secondo Norbert Rücker, esperto di Julius Baer, potrebbe arrivare presto a 90 dollari e «1,80 franchi per litro alle stazioni di servizio svizzere sarebbe un importo concepibile». Ai tempi della crisi del 2008, si erano raggiunti i 2 franchi. Si tornerà di nuovo lì? «Non si può mai escludere nulla», taglia corto il ceo di Migrol Daniel Hofer, disposto a scommettere sul rialzo.
Cresce la domanda di India e Cina - Una previsione a modo suo facile, davanti alla domanda crescente di carburante da Paesi emergenti come India e Cina e, d'altro lato, alle difficoltà di approvvigionamento in Iran, fra i principali produttori. «Se gli Stati Uniti proveranno a tagliare fuori l'Iran dal mercato, ci sarà una forte carenza, con conseguente aumento dei prezzi», riflette Rücker, ammettendo però che lo scenario non è così plausibile.
L'altro colpevole: il caldo - Ma c'è anche un altro fattore imprevedibile: il caldo. L'estate 2018 ha contribuito ad alzare i prezzI: l'assenza di precipitazioni, e il livello più basso del Reno su cui il carburante viene trasportato, ha obbligato a carichi ridotti. E i costi di trasporto sono saliti alle stelle.