In due anni la reputazione del Made in Switzerland ha perso 8 punti. In ribasso la percezione della qualità (-11%), del prestigio (-9%) e dell'affidabilità (-8%), perfino in Cina
LUGANO - La vera notizia e preoccupante è che la Svizzera perde colpi in Cina. Finora, era ancora un'oasi felice dove viaggiava alto in Made in Switzerland, un po' in declino invece in Europa e negli Usa. Anche l'Oriente, primo fan della qualità elvetica importata con ogni mezzo, ora si tira indietro: così, la Confederazione chiude il 2017 con un calo d'immagine dal 74% al 66% in due anni; addirittura meno dodici punti percentuali in Asia.
A dirlo è la società di consulenza Globeone, che alla fine del 2017 ha preso in esame 19 marchi e intervistato un campione di 1'519 consumatori tedeschi, cinesi e statunitensi fra i 18 e i 69 anni. In testa, nella classifica dei marchi, orologi e cioccolato, Rolex con il 71% e Lindt con il 70%. Non poteva mancare il celeberrimo coltellino svizzero: terzo posto per Victorinox, 66%. Poi di nuovo orologi con Omega, 60%. Quinto il caffè, con il 60% di Nescafé, poi il 59% di Nestlé. Nonostante tutto, Rolex ha di che rimproverarsi per i 13 punti percentuali persi dal 2015; Omega 15, Swatch altri 14.
Il problema serio è la stima. Se in Germania la maggioranza della popolazione (62%) conosce i brand come elvetici, solo il 38% li giudica positivi; in ribasso soprattutto la percezione della qualità (-11%), del prestigio (-9%), dell'affidabilità (-8%) e dell'approccio ecologico alla produzione (-5%). Negli Usa e in Cina il problema maggiore invece è a monte: la consapevolezza della Swissness, riconosciuta neppure dalla metà degli intervistati. «È solo questione di tempo prima che questa perdita di immagine inizi a influenzare il prezzo, che potrebbe essere molto considerevole», avverte Carina Hauswald, Managing Partner di Globeone a Zurigo.
I consumatori, inoltre, faticano ad associare la Svizzera con la ricerca e lo sviluppo; per questo motivo, il 44% si aspetta innovazioni pionieristiche nel futuro immediato.