Greenpeace accusa la compagnia di inquinamento ambientale
ATLANTA - Secondo Louise Edge, attivista di Greenpeace, «la velocità con cui Coca-Cola "sforna" bottiglie di plastica è tale da togliere il fiato». Scontata la condanna, tanto più di una società che ha tentato a suo tempo di nascondere numeri che non le farebbero onore. Quando qualche mese fa l'associazione aveva domandato la quantità di imballaggi Pet immessi sul mercato, Coca-Cola aveva glissato. Secondo le stime degli ambientalisti, la cifra oscillerebbe fra i 108 e i 128 miliardi ogni anno.
Lattine e vetro si prendono insieme solo il 40% del totale; mentre la plastica è aumentata del 12% dal 2008 al 2015. Nel 2013 il gruppo aveva garantito che, nei Paesi in via di sviluppo almeno, avrebbe tentato di recuperare e/o riciclare almeno il 75% entro il 2020, ma secondo Greenpeace il tasso sarebbe addirittura in decremento: dal 63% del 2013 si sarebbe passati al 61% nel 2014 per scendere al 59% nel 2015.
Si dice sconcertata e ingiustamente presa di mira Coca-Cola, che «continua a incrementare l'utilizzo della plastica riciclabile nei Paesi dove è possibile e permesso. Siamo inoltre in prima linea nell'elaborazione di direttive che, con il supporto della politica, possano ridurre la quantità di rifiuti prodotti».