Cioccolato, caffè, ovomaltine: oltreconfine i prodotti elvetici hanno prezzi più bassi. Perché?
LUGANO - Si chiama "iniziativa per prezzi equi", raccolta firme cominciata il 20 settembre scorso: e mira a contrastare la presunta e discutibile prassi, da parte di importatori e fornitori stranieri, di alzare i prezzi delle merci destinate al "ricco" mercato elvetico. Giunti a questo punto, la domanda sorge spontanea. Che cosa accade, di contro, ai prodotti svizzeri che varcano il confine? Nessun incremento, ma nemmeno pari trattamento: spesso il costo addirittura scende. E il vantaggio, per il produttore, è materia di dibattito.
La tentazione dell'andata-ritorno - Così, per chi vive a ridosso della frontiera, la tentazione è forte. Comprare di là quello che viene di qua, in un paradossale andata-ritorno di alimenti che vengono realizzati e confezionati in Svizzera, arrivano in Italia e tornano in Ticino, dopo essere stati pagati meno di quanto sarebbe accaduto qui.
Non la solita spesa - Questa volta non si tratta infatti della generica spesa oltre confine, ma di marchi svizzeri che, fuori, costano meno che in patria. Un'anomalia inspiegabile? No, a dar retta ai responsabili, che aprono scenari molto più sofisticati. Osserva Alessandra Alberti, direttrice di Chocolat Stella di Giubiasco, che «la produzione di alta qualità e la distribuzione, in Svizzera, hanno costi più elevati. Anche i margini sono diversi».
Dal Ticino, ecco Stella: 90 centesimi in più - Fatto sta che una tavoletta di cioccolato al latte Stella senza zuccheri aggiunti, tariffa e-commerce, viene 2.50 franchi mentreall'Esselunga di Como si paga 1.49 euro, circa 1.60 franchi. I brand concorrenti non fanno eccezione. Lindt al latte o fondente classico, 100 grammi: 2.40 franchi contro 1.46 euro (1.56 franchi); Toblerone, 100 grammi: 2.20 franchi, 1.78 euro (1.90 franchi). «Qui tutto è più caro, non è una sorpresa - riflette Aberti - Se vogliamo vendere all'estero dobbiamo aggiustare il prezzo, che varia anche a seconda dei quantitativi ordinati».
Attenti, a volte cambiano gli ingredienti - Il lavoro è minuzioso, richiede buon senso e calcolatrice. «Ci sono prodotti su cui si guadagna, altri su cui si perde: bisogna fare una valutazione attenta dell'assortimento, per tenersi il cliente - conclude - A volte, poi, gli ingredienti non sono gli stessi. Cambiano a seconda dei gusti del mercato cui si rivolgono».
Il gusto - proibito - del caffè macinato - Vietato farsi ingannare dall'apparenza: da Balerna lo dice anche Valerio Cimiotti, responsabile vendita e marketing per Caffè Chicco d'Oro. «Noi suggeriamo un prezzo di listino, ma è il negozio che poi decide», precisa anzitutto. Così, 250 grammi di macinato Tradition vengono 5.70 franchi qui; in Italia, si trova la confezione pacco doppio, 500 grammi totali a 6.39 euro (6.85 franchi). Una conferma, peraltro, di quanto già anticipato dalla Alberti: le proposte cambiano, anche a pochi chilometri di distanza. Vedi il semplice sottovuoto, caro all'Italia e spregiato in Ticino.
È il consumatore che decide il prezzo - «Il pacco da 250 grammi da noi si vende poco: e sono i consumi a determinare poi la decisione sul prezzo – continua Cimiotti – In Svizzera va più il caffè in grani in pacco da 500 grammi o un chilo». Mezzo chilo 10.30 franchi, con 12.90 euro (13.80 franchi) in Italia te ne porti a casa il doppio (16.50 franchi il chilo acquistato in Svizzera).
«Ma il frontaliere compra qui» - «Ma qui ci sono più offerte e promozioni che consentono di acquistarlo a prezzi inferiori, tanto che perfino i frontalieri lo comprano in Ticino – garantisce Cimiotti –: perché trovano prezzi più vantaggiosi». Da non sottovalutare, fa appello, neppure l'etica che sta dietro a prezzi apparentemente più penalizzanti. «Siamo un'azienda familiare, che occupa personale elvetico per il 90% e fa grandi sforzi per restare sul mercato senza dislocare altrove, dove il costo del lavoro è più modesto. Anche questa è una scelta».
Lo zucchero dice la sua - Ecco le Ricola, 2 x 50 grammi: 4.20 franchi o 3.49 euro (3.75 franchi). Ma attenti alle versioni con o senza zucchero, qui come in altri casi meno evidenti. Per esempio, Ovomaltine. La solfa non cambia, né nel prezzo - 9.30 franchi o 5.14 euro (5.50 franchi) - né nelle spiegazioni. «L'Ovomaltine è diversa dall'Ovomaltine in Italia - svela la portavoce Helena Meier - Mentre qui non ha zuccheri aggiunti, la ricetta destinata all'Europa e al mondo prevede l'utilizzo di un po' di zucchero, per compiacere i gusti locali».
La confezione fa la sua parte - e il negoziante pure - Inoltre, «i materiali e la grandezza del packaging non sono i medesimi. Anche questo incide sui costi. Così come gli affitti degli spazi, i salari ai dipendenti, la pubblicità: in Svizzera sono più salati e vanno coperti anche con il prezzo di mercato». Last but not least, «è il venditore al dettaglio partner che stabilisce i prezzi, non il produttore».