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CANTONEIndirizzi internet: un business solo per pochi

15.07.16 - 10:00
Il decano Usi Lorenzo Cantoni ci aiuta a capire quanto vale un dominio: e se comprarlo conviene
Indirizzi internet: un business solo per pochi
Il decano Usi Lorenzo Cantoni ci aiuta a capire quanto vale un dominio: e se comprarlo conviene

LUGANO - Oltre 3mila follower: e 3mila sterline per accaparrarsi l'opportunità di occuparsi di Lugano. Online quantomeno: @fabri.xo ha infatti messo in vendita l'account Instagram e i relativi tre domini lagodilugano.eu, luganolake.eu e luganosee.eu, si scopre digitando gli indirizzi. 

Professor Lorenzo Cantoni, direttore dell'istituto di Tecnologie per la comunicazione all'Usi: che cosa compreremmo?

«Chiariamo anzitutto che cosa significa registrare un nome di dominio, quel nome cioè che identifica l’indirizzo di un sito web. Quello che viene dopo il punto “ch” è chiamato dominio di primo livello: in inglese Tld, top level domain. Per ogni Tld vi sono degli enti che stabiliscono a che condizioni si possono chiedere e che tengono aggiornato il registro dei nomi. Vi sono poi intermediari che definiscono un prezzo per la registrazione del dominio. In Svizzera e Lichtenstein, per i domini .ch e .li, le regole sono stabilite da Switch».

Perché vendere un dominio?

«Chi ha registrato legittimamente un dominio ha il diritto di cederlo ad altri, a condizioni che entrambi concordano, come in ogni contratto privato. È un po’ come cedere la propria targa a un’altra persona. Un discorso analogo si può fare per gli account Twitter o Instagram, o per le pagine Facebook».

Come capire quanto vale?

«Non vi è un sistema univoco di calcolo. Il suo valore dipende soprattutto dalla redditività del business che lo userà, e che scommette che funzionerà meglio con quel nome: i casi di cui parliamo mi sembrano piuttosto chiari in tal senso. Naturalmente questo "mercato" riguarda soprattutto casi di siti che facciano vendita online o siti informativi ad alto traffico, che possono guadagnare dalla vendita di banner pubblicitari».

Nel caso specifico?

«A mio avviso poco: la Svizzera non è nella Ue, dunque altri Tld (.ch, .com, .travel, .wine …) potrebbero essere più attrattivi e più facilmente ricordabili. Ma se tutti gli altri nomi di dominio fossero già registrati, e non disponibili per l’acquisto, e io volessi aprire un portale per la promozione di case di vacanza sul lago di Lugano, allora potrebbero cominciare a diventare più interessanti. Potrei naturalmente esplorare anche altri possibili nomi».

Dunque?

«È un po’ come il mercato immobiliare: nessuno può vietare al venditore di indicare prezzi molto alti. Ma alla fine, se vuole vendere, deve trovare chi sia disposto a pagarli. Oppure deve abbassare il prezzo. È la regola della domanda e dell’offerta in un mercato libero: ma non senza regole, come detto».
 
Lei cosa consiglia?

«Due aspetti vanno considerati: da un lato la dimensione psicologica della "memorabilità". Il nome di dominio/account deve essere facile da ricordare, e chiaramente in relazione con i contenuti e gli obiettivi di business del sito. D’altro lato è importante valutare il beneficio in termini di posizionamento sui motori di ricerca, Google in particolare. Se qualcuno cerca "Lugano lake" i siti che includono queste parole chiave nel proprio nome hanno chances di essere ben posizionati. Ma non è certamente l’unico fattore considerato dai motori di ricerca, che negli anni si sono specializzati nel riconoscere e distinguere siti di qualità e siti in cui un nome di dominio accattivante copre una bassa qualità».

Il prezzo è fissato in sterline: perché?

«Proprio non saprei. Ma immagino che se si offrissero franchi il venditore si accontenterebbe volentieri».

Esiste un business dei siti creati per essere venduti?  

«Per alcuni settori e temi è possibile che un sito già in qualche modo avviato, o un account con molti followers/like, possa essere ceduto con un vantaggio di "avviamento": ma non sono casi frequenti».

 Un sito può diventare un business, invece?

«In taluni casi il business può essere notevole: diamond.com è stato venduto per 7,5 milioni di dollari nel 2006, toys.com per 5,1 milioni nel 2009, per non parlare dei domini legati alla pornografia online. In altri casi si può trattare di una cifra trascurabile o di una cessione a titolo gratuito». 

Quanto vale un sito?

Non vi è un sistema univoco di calcolo. Il suo valore dipende soprattutto dalla redditività del business che lo userà. Naturalmente questo “mercato” riguarda soprattutto casi di siti che facciano vendita online o siti informativi ad alto traffico, che possono guadagnare dalla vendita di banner pubblicitari.

In questo caso?

A mio avviso poco: la Svizzera non è nella Ue, dunque altri Tld (.ch, .com, .travel, .wine…) potrebbero essere più attrattivi e più facilmente ricordabili. Certo nessuno può vietare al venditore di indicare prezzi molto alti. Ma alla fine – se vuole vendere – deve trovare chi sia disposto a pagarli. 

Perché le sterline?

Proprio non saprei. Immagino siano accettati volentieri anche i franchi.

Esiste un business dei siti creati per essere venduti?  

Per alcuni settori e temi è possibile che un sito già in qualche modo avviato, o un account con molti followers/like, possa essere ceduto con un vantaggio di “avviamento”: ma non sono casi frequenti.

Comprare conviene? 

In taluni casi il business può essere notevole: diamond.com è stato venduto per 7,5 milioni di dollari nel 2006, toys.com per 5,1 milioni nel 2009, per non parlare dei domini legati alla pornografia online. In altri casi si può trattare di una cifra trascurabile o di una cessione a titolo gratuito.

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