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STATI UNITIL’ennesimo furto di Uber a Google

02.12.15 - 10:53
Non si arresta l’esodo di dirigenti da una società all’altra
L’ennesimo furto di Uber a Google
Non si arresta l’esodo di dirigenti da una società all’altra

NEW YORK - E un altro pezzo è perduto. Sembra non volersi arrestare l’esodo di uomini – e donne - da Google a Uber: manager che preferiscono la sharing economy all’economia più tradizionale. L’ultimo in ordine di tempo è Manik Gupta, che su LinkedIn ha annunciato l’addio: dopo aver lavorato a Google Maps per diversi anni, farà il direttore della sezione di Uber dedicata alla mappatura delle località.

Probabile che a reclutarlo sia stato Brian McClendon, anch’egli a Google Maps prima di passare a Uber in luglio. O perché non Tom Fallows, fra i fondatori di Google Express, oppure Rachel Whetstone, capo della comunicazione e responsabile delle pubbliche relazioni in Google, prima di assumere lo stesso ruolo a maggio in Uber.

“Una persona su tre di quelle con cui attualmente lavoro è stato mio collega agli esordi in Google”, avrebbe detto fra il serio e il faceto Tom Fallows: i numeri in effetti parlano di circa 300 persone trasferite da una società all’altra, sempre più rivali a dispetto delle apparenze che le vogliono vicine nei contenuti e negli obiettivi.

Nel 2013 la divisione Google Ventures ha investito circa 250 milioni di dollari in Uber, che dopo aver così ereditato mappe già pronte per la sua app ora lavora a propri progetti di mappatura, come il reclutamento di Gupta dimostra.  

Che dire poi degli esperimenti di droni per la consegna a domicilio o di auto senza conducente, condotti da entrambe.

 

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