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TICINO/SVIZZERAIl futuro sono le donne, non i robot: ma non sanno a chi lasciare i figli

26.06.18 - 06:01
Sempre più qualificate, risolverebbero gran parte delle carenze del mercato del lavoro, ma il numero delle famiglie diurne che si occupano dei bambini altrui crolla
Il futuro sono le donne, non i robot: ma non sanno a chi lasciare i figli
Sempre più qualificate, risolverebbero gran parte delle carenze del mercato del lavoro, ma il numero delle famiglie diurne che si occupano dei bambini altrui crolla

MENDRISIO - Trentamila sono infermieri, insegnanti, persone che potrebbero operare nelle professioni scientifiche; altrettanti potrebbero lavorare in banca o nelle assicurazioni. Poco meno nel commercio, circa 20mila negli alberghi. Ma ci sono anche oltre 15mila tecnici e informatici, preziosi per un settore dove la carenza di personale è tra le più forti. Ebbene, in quest'ultimo caso in particolare si arriverebbe a un bilancio addirittura in attivo, se solo si potesse attingere a chi, invece, resta fuori dal mercato del lavoro: per scelta o più spesso per forza.

Risorse latenti per "colpa" della famiglia - o delle istituzioni? - Donne, nel 60% dei casi, che restano inattive soprattutto per via dei figli: la percentuale non per niente è più elevata, anzi doppia, fra chi ha bambini sotto i 15 anni. Potrebbero risolvere buona parte delle lacune occupazionali della Svizzera che cerca e non trova lavoratori adatti, ma secondo Credit Suisse sono destinate a rimanere risorse latenti. Motivo: la famiglia e la mancanza di asili nido. Lo confermano a modo loro anche le tre associazioni famiglie diurne del Ticino, dagli anni Novanta impegnate ad affidare i figli di mamme che vogliono tornare al lavoro ad altre mamme che invece restano a casa: le cosiddette "famiglie diurne", appunto. Negli ultimi anni, l'associazione Famiglie diurne del Mendrisiotto ha visto incrementare i numeri di richieste; e per la prima volta, l'anno scorso, si è trovata a dire di no.

«Chiedono a noi, che non possiamo contare su di loro» - «Non era mai successo di dover dire "Mi spiace"», ammette la portavoce Giorgia Realini, sottolineando il paradosso: «Nel momento in cui cresce il bisogno, diminuisce il numero di mamme che si mettono a disposizione per curare i figli delle altre, e questo proprio perché sempre più donne desiderano o hanno bisogno di tornare a lavorare. Chiedono aiuto a noi, ma noi non possiamo più contare su di loro, che vogliono o devono riprendere al più presto».

Da cinquanta famiglie a 30 in cinque anni - In cinque anni, il numero di famiglie diurne del Mendrisiotto è passato «da una cinquantina di persone attive a 30. Variazioni e cali ci sono sempre stati, mai mai così sensibili». Il fatto è anche, ragiona Giorgia Realini, che «le madri di oggi sono più formate e vogliono mettere a frutto le loro competenze professionali», altra conferma allo studio di Credit Suisse che vuole le donne una categoria di potenziali lavoratrici altamente qualificate.

Ameno 2-3 richieste d'aiuto a settimana -Così, ogni settimana «riceviamo almeno 2 o 3 nuove richieste. Rispetto al passato, quando il bisogno riguardava per lo più figli in età scolare, oggi la fascia più interessata è 0-3 anni. In Ticino ci sono anche più di una cinquantina di asili nido, ma non sempre coprono una fascia oraria sufficiente. Le persone che si rivolgono a noi, inoltre, hanno un reddito medio-basso, che consente loro di pagare in base al reddito e anche solo 2,80 franchi all'ora. Ma fatichiamo a soddisfarle».

Il serpente che si morde la coda - Il classico serpente che si morde la coda: mamme che vogliono tornare a lavorare, dunque hanno bisogno di aiuto, ma per questo non possono più mettersi a disposizione per le altre. A margine dei motivi del calo potrebbe insinuarsi però anche una ragione economica.

Non lo si fa per soldi, però... - Vero che non lo si fa per soldi, lo si fa per solidarietà; ma il compenso  di soli 5,50 franchi all'ora a bambino rende impossibile contare sul servizio offerto come fonte d'introito alternativa a un impiego fuori casa. «Con la votazione della riforma fisco-sociale e lo stanziamento di più fondi per conciliare lavoro e famiglia potrebbe essere incrementata l'indennità oraria. Non è escluso che questo ci porti qualche nuova famiglia». 

 

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COMMENTI
 

Tato50 5 anni fa su tio
@ Laila Gerber, è il più bel commento che si possa leggere in questo mondo dove il profitto e tre volte all'anno alle Maldive vengono prima. Un giorno ho letto di una mamma che dopo 6 giorni dal parto ha chiesto di poter rinunciare al congedo maternità per andare al lavoro e non era una con i piedi freddi. Ecco come certe sfruttano le possibilità che si hanno dopo anni di lotta. Brava Laila, goditi i tuoi figli e non te ne pentirai ;-))

Tato50 5 anni fa su tio
Risposta a Tato50
Osp ........LAILA BERGER !!!!!!!!!!

SosPettOso 5 anni fa su tio
Donne sempre più qualificate, che però non riescono a pagare decentemente le famiglie diurne... significa forse che pur di lavorare giocano al ribasso sui salari? Dopo aver limato tutto il possibile sui salari, oggi per far vivere una famiglia bisogna lavorare in due. Mettere sul mercato anche le braccia delle mamme serve soprattutto ad abbassare ulteriormente i salari. Questo non risolve certo i "problemi del mercato" ma semplicemente aumenta i profitti dei padroni aumentando i problemi di chi deve vivere con un solo salario.

Tato50 5 anni fa su tio
Risposta a SosPettOso
Io sarei per uno stipendio a chi decide di fare la casalinga. Se lo fa bene e ha anche un paio di figli non ha problemi di tempo libero !!
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