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ITALIA"Vi spiego l'economia con Charlie Brown"

15.10.14 - 06:12
Filosofo e neuroeconomista, il professor Matteo Motterlini usa le strisce dei Peanuts per dare un approccio più umano all’economia
"Vi spiego l'economia con Charlie Brown"
Filosofo e neuroeconomista, il professor Matteo Motterlini usa le strisce dei Peanuts per dare un approccio più umano all’economia

MILANO - La strategia per una società più felice? Va cercata nell’economia. Ma non in quella che ha la presunzione d’essere una scienza esatta, di poter spiegare le dinamiche del mondo con logiche inattaccabili: e finisce per rendersi colpevole di malessere e ingiustizia. Un approccio nuovo e meno fallace è necessario: che si rassegni all’evidenza e consideri l’economia per quello che si è dimostrata. Variabile, imperfetta, umana: come un personaggio dei Peanuts, la striscia di fumetti con cui l’economista Matteo Motterlini prova a rileggere, e correggere, convinzioni e presunzioni che si sono dimostrate mendaci, nel volume “La psicoeconomia di Charlie Brown. Strategie per una società più felice” da oggi in libreria.

Professor Motterlini, che cos’hanno da insegnarci Charlie Brown e i suoi compagni di fumetto?

Il motivo per chiamo in causa i Peanuts, usandoli per illustrare alcuni concetti con l’umanissima “logica” delle loro strisce, è perché corrispondono a “tipi comportamentali”. Le regole di Charlie Brown valgono per la nostra vita di tutti i giorni, per il lavoro e le attività che svolgiamo, per gli ecosistemi economici in cui siamo immersi e per la politica che di tutto questo dovrebbe occuparsi.

A Como si progetta una scuola di economia spiegata con i principi della fisica. Federico Rampini porta a teatro uno spettacolo in cui spiega l’economia con i Beatles. Lei usa i Peanuts. L’economia tradizionale ha deluso?

Altroché. “Questa crisi era per gli economisti l’occasione di giustificare la loro ragione di essere, per noi scribacchini accademici era il momento di mostrare cosa sanno fare i nostri modelli e le nostre analisi”, ha scritto Paul Krugman, premio Nobel per l’economia. Se è così, l’occasione è stata clamorosamente perduta: nessuno ha visto arrivare la crisi, nessuno ha saputo come affrontarla, e dopo diversi anni e molte tragedie personali e collettive possiamo domandarci: Come hanno fatto gli economisti a sbagliare in modo così grossolano?

Come hanno fatto?

Sgomberiamo subito il campo da un malinteso: il torto degli economisti non è non avere previsto l’anno della crisi o la prima grande società che sarebbe fallita. Sarebbe ingiusto e nello stesso tempo ingenuo. Anche perché ne hanno una ben peggiore: non aver saputo adempiere alla loro funzione sociale una volta che la crisi ci ha fulminati, portando soluzioni valide per reagire. Il sistema economico è gravemente malato, ma loro non hanno la cura. Perché hanno scambiato la bellezza, il rigore formale e l’esattezza matematica delle loro teorie per verità. Si sono lasciati sedurre dalla visione di mercati perfetti e dalla grande unità formale della teoria che ne “spiega” il funzionamento. Abbiamo dovuto scoprire a nostre spese che questa grandiosa teoria esplicativa non è sufficiente; anzi, ottenebra.

L’economia “pura” è una scienza meno perfetta di quanto credevamo?

Quando arriva il momento della politica economica c’è sempre una soluzione formale, netta, pulita, plausibile e... sbagliata. Perseverare nell’idea che sia quella giusta solo perché è quella astrattamente e matematicamente migliore è la strada verso il disastro. Se ciò che vogliamo è cercare soluzioni anche solo “vagamente corrette” dovremo sporcarci le mani. Sperimentare nuove ipotesi che funzionino per i problemi di questo mondo, e che tengano realisticamente conto delle nostre capacità cognitive e dei limiti della nostra
razionalità. Un’economia a misura d’uomo o, ancora meglio, a misura di Peanuts, psicologicamente consapevole e raffinata. Insomma, una psicoeconomia di Charlie Brown.

La psicologia (psicoeconomia) che ruolo ha?

La psicoeconomia di Charlie Brown non è uno schema filosofico, tantomeno una coperta di Linus. È la proposta di un approccio concreto per cambiare in meglio i comportamenti che influenzano il benessere di tutti. Consigli pratici, come quelli di Lucy: «Psychiatric help: 5 cents». Tutto questo ha un fascino meno irresistibile dell’economia esatta, può darsi. Ma, giunti a questo punto, basta che funzioni!

Come si rimedia agli errori del passato?

Facendo leva sui processi cognitivi ed emotivi che presiedono alle nostre scelte. L’obiettivo è un “ambiente di scelta” più amichevole, in cui sia più facile prendere decisioni virtuose per se stessi o per gli altri, a misura della nostra fallibilità e vulnerabilità.

Che cosa abbiamo ancora da imparare?

Le “spinte gentili” - dall’influente libro di Cass Sustein e Richard Thaler “Nudge” (Feltrinelli, 2009) – sono ovunque, là fuori. Influenzano così tanti aspetti della nostra vita che non riusciamo nemmeno a riconoscerle. Sono presenti in tutti quei casi in cui siamo dilettanti allo sbaraglio chiamati ad affrontare un esercito di professionisti che cercano di piazzare i loro prodotti: bancari, promotori finanziari, assicuratori, agenti immobiliari, politici, aziende, negozianti, pubblicitari eccetera. Chi ha capito molto bene le potenzialità del nostro essere Peanuts sono gli uffici marketing delle grandi aziende, capaci di sfruttare abilmente e spesso cinicamente i consumatori proprio per i loro limiti di razionalità. È per questa ragione che nei supermercati le caramelle e i cioccolatini sono alla cassa e gli scaffali sono pieni di offerte «tre per due». È evidente che non si tratta di un intervento alla portata di chiunque. La spinta gentile a fare la «cosa giusta» deve venire dalle istituzioni. È l’unico modo in cui l’architettura delle scelte può accrescere il benessere di coloro che scelgono e non di coloro che traggono vantaggio egoistico dalle debolezze umane. Architetto della scelta è chi scrive i contratti dei mutui o i prospetti dei conti correnti; chi disegna il modulo della dichiarazione dei redditi o le schede elettorali, illustra al paziente i possibili trattamenti a cui sottoporsi, prepara i moduli da compilare per aderire a un’assicurazione sanitaria; chi pensa il formato delle bollette o le etichette dei prodotti alimentari o energetici.

Sta dicendo che il mondo organizzato sulla “razionalità economica non funziona”?

Come scopre Charlie Brown, raccogliendo la matita che la ragazzina dai capelli rossi ha lasciato cadere. Anche lei mordicchia l’estremità. «È umana!» commenta estasiato. Lo stesso entusiasmo dovrebbe provarlo chi si occupa di politiche pubbliche e dell’arte del buon governo, perché tenere nel giusto conto le nostre fragilità, le emozioni e i percorsi dell’irrazionalità funziona. Lo «Psychiatric help» per la nostra economia quotidiana non può che partire da qui. Dal fatto che mordicchiamo le matite. Siamo umani.

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