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ITALIARecuperati due dipinti di Rubens e Renoir rubati a Monza

20.07.18 - 08:47
I quadri, La sacra famiglia e Le fanciulle sul prato, erano stati portati via a due galleristi, uno di Cagliari e l'altro di Arona, da un finto uomo di affari israeliano e da un finto rabbino
Keystone
Recuperati due dipinti di Rubens e Renoir rubati a Monza
I quadri, La sacra famiglia e Le fanciulle sul prato, erano stati portati via a due galleristi, uno di Cagliari e l'altro di Arona, da un finto uomo di affari israeliano e da un finto rabbino

MONZA - Erano nascosti in un magazzino privato di Torino i due dipinti, un Rubens e un Renoir, recuperati dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza, dopo che erano stati rubati il 20 aprile 2017 a Monza grazie a una messinscena organizzata da un gruppo di malviventi. I quadri, "La sacra famiglia" e "Le fanciulle sul prato", erano stati portati via a due galleristi, uno di Cagliari e l'altro di Arona.

Otto in totale gli indagati, tra cui tre finiti in carcere a giugno in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare, per essersi spacciati l'uno per un uomo d'affari iraniano e l'altro per rabbino, con la complicità di un 30 enne austriaco che faceva da autista, identificato e denunciato nelle scorse settimane.

Secondo quanto emerso dalle indagini dei militari, coordinate dalla Procura della Monza, i dipinti non erano ancora stati messi «su piazza» per essere rivenduti, il che lascia pensare che non si sia trattato di un furto su commissione.

Nella primavera scorsa i malviventi, dopo aver attirato il proprietario, un gallerista di Cagliari, e una sua collega in un locale affittato a Monza sotto il Consolato Albanese, avevano firmato un finto contratto di compravendita per entrambe le opere, per un totale di 26 milioni di euro. Poi, distraendo i due galleristi, erano fuggiti con le opere.

Nessun particolare è stato fornito dagli inquirenti su come si sia arrivati ai locali torinesi dove i due quadri sono stati rinvenuti, ma la cessazione delle misure cautelari per i principali indagati lascia pensare che qualcuno di loro abbia deciso di collaborare, fornendo elementi utili alla loro individuazione.

Le indagini - ha precisato la Procuratrice della Repubblica di Monza Luisa Zanetti - non sono ancora concluse. «Parliamo di furto ma la modalità con cui è stato messo a segno si avvicina molto a una truffa», ha spiegato Zanetti, che ha aggiunto «i truffatori solitamente sono seriali, quindi non escludiamo, che si tratti di opere d'arte o meno, che vi possano essere altre vittime».

Poi la Procuratrice ha lanciato un appello: «Qualora qualcuno avesse subito una truffa o un furto con modalità analoghe a questo caso, può venire a denunciarlo ai carabinieri, il che ci permetterebbe di dimostrare l'eventuale serialità degli indagati o la presenza di altri complici».

Sull'autenticità dei dipinti, seppur ritenuta altamente probabile, sono ancora in corso approfondimenti storico artistici.

 

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