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SIRIAA Raqqa c'è chi rimpiange l'Isis: «Sotto di loro niente crimini»

18.07.18 - 06:00
L'inviata di 20 Minuten ha visitato la "capitale" dello Stato islamico: sono passati mesi dalla liberazione ma le cose stentano a cambiare
Keystone / AP
A Raqqa c'è chi rimpiange l'Isis: «Sotto di loro niente crimini»
L'inviata di 20 Minuten ha visitato la "capitale" dello Stato islamico: sono passati mesi dalla liberazione ma le cose stentano a cambiare

RAQQA - Lo Stato islamico è onnipresente a Raqqa, nonostante siano passati parecchi mesi dalla sua liberazione nell'ottobre 2017.

L'inviata di 20 Minuten, che ha visitato quella che era la “capitale” dell'Isis, testimonia di come sia tutto come congelato: il famigerato emblema è inciso ovunque, sulle pareti e sui negozi, e molte donne indossano ancora il doppio niqab, come prescriveva la legge durante l'occupazione delle forze jihadiste.

Alcuni residenti non hanno fatto mistero di preferire il passato: «Sotto lo Stato islamico Raqqa era sicura e non c'erano crimini» dice un uomo, aggiungendo però che i miliziani «erano cattivi». Nellacittà vivevano 200mila persone, oggi i residenti sono poco più di 70mila.

La vita continua nelle strade principali, con gli edifici pubblici e la maggior parte delle abitazioni bonificate da eventuali mine o trappole esplosive. Su edifici come lo stadio sportivo aleggia tuttora un'ombra nera: gli estremisti lo avevano adibito - fino agli ultimi giorni - come carcere. Le palestre erano state trasformate in camere di tortura e le corde appese al soffitto erano usate per scopi tutt'altro che ginnici. Scritte incise sui muri - per la maggior parte in arabo, alcune in turco o russo - danno idea di chi si è trovato qui dentro, e per quanto tempo.

Il post-Isis fatica a farsi accettare, a Raqqa: la popolazione è insoddisfatta del Consiglio civile e delle Forze democratiche siriane (Fds) a guida curda. Le principali lamentele riguardano l'imposizione di nuove tasse e la corruzione, creando una situazione che fa il gioco dell'Isis: le sue cellule dormienti si sono da tempo infiltrate in città. 

Un portavoce delle Fds spiega che lo Stato islamico «non è solo armi, combattenti e commandi kamikaze»: anzi è «un sistema ideologico. Si è preparato per questa guerra da decenni. Far uscire le persone da questo tipo di società richiede molto tempo e istruzione».

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