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TERRITORI PALESTINESIApre l'ambasciata americana a Gerusalemme, 55 morti e 2'400 feriti

14.05.18 - 21:40
Un conflitto generato dall'intenzione di Hamas di oltrepassare il confine dello Stato ebraico e dalla risposta durissima di Israele
Keystone
Apre l'ambasciata americana a Gerusalemme, 55 morti e 2'400 feriti
Un conflitto generato dall'intenzione di Hamas di oltrepassare il confine dello Stato ebraico e dalla risposta durissima di Israele

GAZA - L'ambasciata americana apre a Gerusalemme in una giornata segnata a Gaza dallo scontro più sanguinoso tra Hamas e Israele dalla guerra del 2014. Cinquantacinque manifestanti palestinesi, secondo il ministero della Sanità, sono rimasti uccisi dal fuoco dell'esercito israeliano lungo la barriera difensiva ed oltre 2400 feriti, di cui 27 versano in condizioni gravi.

Un conflitto generato dall'intenzione di Hamas di oltrepassare il confine dello Stato ebraico e dalla risposta durissima di Israele, determinato ad impedirlo ad ogni costo. Due fatti che hanno calamitato l'attenzione mondiale, a partire dal gruppo terroristico al-Qaeda, che ha chiamato i musulmani alla jihad contro l'America di Trump e Israele. Mentre il presidente palestinese ha denunciato che gli Usa a Gerusalemme non hanno aperto un'ambasciata «ma un avamposto», alludendo ai coloni israeliani, e annunciando per domani lo sciopero generale dei Territori in protesta per gli uccisi a Gaza.

L'intero mondo arabo d'altra parte si è schierato contro la mossa americana, condannando i fatti di Gaza. Ma anche l'Ue, la Russia e l'Onu hanno preso le distanze dalla cerimonia di Gerusalemme. «Il regime israeliano - ha tuonato il ministro degli esteri di Teheran Mohammad Javad Zarif - massacra innumerevoli palestinesi a sangue freddo durante una protesta nella più grande prigione a cielo aperto». Il premier Benyamin Netanyahu ha ribattuto che Israele «continuerà ad agire fermamente per proteggere la sua sovranità e i suoi cittadini». «Hamas - ha insistito - sostiene che intende distruggere Israele e invia migliaia di persone a violare la barriera difensiva per realizzare questo obiettivo». Con lui si è schierata in serata la Casa Bianca, attribuendo ad Hamas tutta la responsabilità dei morti.

A Gerusalemme, blindata per l'occasione, la delegazione Usa - con a capo il vice segretario di Stato John Sullivan, la coppia Ivanka Trump-Jared Kushner e il segretario al Tesoro Steven Mnuchin - ha reso omaggio a David Friedman, primo ambasciatore americano a Gerusalemme "capitale di Israele", scoprendo la targa che insedia la missione. In un videomessaggio Donald Trump ha ribadito che «Israele, come ogni Stato sovrano, ha il diritto di determinare la sua capitale» e ha salutato via Twitter «un grande giorno per Israele». Poi ha aggiunto: «La nostra speranza è per la pace e gli Stati Uniti restano impegnati per un accordo di pace».

Poco prima Kushner aveva chiarito che «gli Usa fanno ciò che è giusto, ed hanno spostato l'ambasciata nella capitale di Israele». Parole colte al volo da Netanyahu che - in una cerimonia segnata da un diffuso senso religioso - ha ringraziato Trump «per aver avuto il coraggio di mantenere la sua promessa». Il presidente americano, ha aggiunto, «ha fatto la storia. Eravamo a Gerusalemme e siamo qui per restarci».

Negli stessi momenti al confine con Gaza lo scontro era al culmine, e anche in Cisgiordania si sono verificati incidenti. Fin dalla mattina i primi manifestanti palestinesi si sono avvicinati ai reticolati con l'intenzione di tagliare il filo spinato per andare oltre la frontiera. Aerei israeliani hanno lanciato volantini in arabo nel tentativo di dissuadere i dimostranti: «Non lasciate che Hamas vi usi cinicamente come suoi pupazzi». Sul campo la situazione è via via peggiorata con il passare delle ore.

Oltre 40mila manifestanti per l'esercito, circa 100mila per Hamas, si sono scontrati con i soldati in 13 punti di attrito lungo tutta la Striscia: sassi, molotov, ordigni esplosivi contro lacrimogeni e tiratori scelti israeliani. L'esercito dello Stato ebraico ha fatto sapere di aver colpito con un raid aereo «cinque obiettivi terroristici di Hamas» a Jabaliya, nel nord della Striscia, e di aver sventato un attentato presso Rafah, nel sud, uccidendo tre palestinesi.

Finita la cerimonia a Gerusalemme, lo scontro è terminato: i dimostranti palestinesi hanno cominciato ad abbandonare il confine rientrando nella città di Gaza con autobus messi a loro disposizione da Hamas. Ma domani, come annunciato dalla stessa Hamas, è possibile che le proteste si ripetano in occasione della ricorrenza della 'Nakba', la 'Catastrofe' con cui i palestinesi ricordano la nascita dello stato di Israele. Lo stesso giorno in cui Trump ha voluto inaugurare la sua ambasciata a Gerusalemme.

Rafforzamento della sicurezza - I vertici del Pentagono e dell'esercito Usa - temendo attacchi in seguito all'apertura dell'ambasciata Usa a Gerusalemme e agli scontri delle ultime ore tra israeliani e palestinesi - hanno deciso di rafforzare la sicurezza attorno alle ambasciate di Israele, Turchia e Giordania, inviando decine di Marines.

Ulteriori rinforzi - secondo fonti della difesa americana - potrebbero essere dislocati anche in altri Paesi come Libano, Egitto e Pakistan.

Appello dall'Onu - Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, è «profondamente preoccupato dalla forte escalation delle violenze nei territori palestinesi occupati e dall'elevato numero di palestinesi uccisi e feriti nelle proteste a Gaza». Lo ha detto in una nota del suo portavoce, sottolineando che «è un imperativo che tutti dimostrino la massima moderazione per evitare ulteriori perdite di vite umane, garantendo che tutti i civili e in particolare i bambini non siano messi in pericolo».

«Le forze di sicurezza israeliane devono esercitare la massima moderazione nell'uso del fuoco vivo», ha aggiunto Guterres, mentre «Hamas e i leader delle manifestazioni hanno la responsabilità di prevenire azioni violente e provocazioni».

«La violenza in corso sottolinea l'urgente necessità di una soluzione politica», ha aggiunto il segretario generale dell'Onu, ribadendo che «non esiste un'alternativa alla soluzione dei due Stati». Gli ospedali - ha aggiunto - riferiscono che le forniture mediche, i farmaci e le attrezzature essenziali sono già stati esauriti: «Sono urgentemente necessari finanziamenti umanitari e un migliore accesso per soddisfare questi e altri bisogni esistenti o emergenti».
 

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