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MONDOI leader politici sostengono gli attacchi

14.04.18 - 09:42
Appoggio dalla Nato, dall'Unione Europea, dal Giappone e dal Canada. Antonio Tajani : «Si cerchi una soluzione politica»
Keystone
I leader politici sostengono gli attacchi
Appoggio dalla Nato, dall'Unione Europea, dal Giappone e dal Canada. Antonio Tajani : «Si cerchi una soluzione politica»

TOKYO - Dopo l'annuncio dell'attacco coordinato lanciato stanotte sulla Siria da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, diversi leader politici hanno dato il loro sostegno alla decisione degli "alleati".

La Nato sostiene l'attacco di Usa, Gran Bretagna e Francia contro i siti di armi chimiche del regime siriano. Lo afferma il segretario generale dell'Alleanza Jens Stoltenberg in una nota. L'azione di stanotte «ridurrà la capacità del regime di condurre ulteriori attacchi contro il popolo siriano con armi chimiche», aggiunge Stoltenberg, ribadendo come sia inaccettabile l'utilizzo dei gas.

«I raid di Usa, Francia e Gran Bretagna dimostrano che il regime siriano, insieme a Russia e Iran, non può continuare questa tragedia umana, non senza perdite. L'Ue è con i nostri alleati dalla parte della giustizia». Così il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, dopo l'attacco militare congiunto.

«Il governo giapponese appoggia la decisione della coalizione guidata dagli Stati Uniti di attaccare congiuntamente siti mirati in Siria per ridurre l'armamento chimico del Paese». Lo ha detto il premier Shinzo Abe nella città di Osaka, spiegando che l'esecutivo sostiene le azioni intraprese da Usa, Francia e Gran Bretagna, che avevano lo scopo di impedire l'utilizzo in futuro di queste armi. Abe ha anche detto che presiederà una riunione del Consiglio nazionale di sicurezza nella seconda parte della giornata.

Il premier del Canada, Justin Trudeau, ha ribadito che «il Canada sostiene la decisione di Stati Uniti, Regno Unito e Francia di agire per degradare la capacità del regime di Assad di lanciare attacchi con armi chimiche contro la sua stessa popolazione».

«Il Canada condanna con la massima fermezza l'uso di armi chimiche nell'attacco della scorsa settimana nella Ghuta orientale, in Siria», si legge in una nota. «Continueremo a lavorare con i nostri partner internazionali per indagare ulteriormente sull'uso di armi chimiche in Siria. I responsabili devono essere assicurati alla giustizia», conclude il premier canadese.

Anche il senatore repubblicano John McCain plaude alla decisione del presidente Donald Trump di ordinare un attacco in Siria «contro il regime di Assad per l'uso di armi chimiche». McCain ha tuttavia aggiunto che per «riuscire nell'intento, nel lungo periodo c'è bisogno di una strategia onnicomprensiva per la Siria e per l'intera regione».

Il governo olandese «ritiene probabile che sia stato usato gas tossico a Duma e che vi sia dietro il regime siriano. La comunità internazionale non può accettarlo. Comprendiamo quindi la reazione degli Stati Uniti, del Regno Unito e della Francia, che è proporzionata e ben ponderata nelle circostanze attuali». Così il premier olandese Mark Rutte in una nota.

«Si cerchi una soluzione politica» - «L'uso di armi chimiche è inaccettabile. L'Europa deve giocare un ruolo maggiore nel garantire la pace e nell'evitare l'aggravarsi di crisi umanitarie, come quella che soffrono i siriani». Così il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani su Twitter.

Tajani inoltre annuncia: «Lunedì terremo un dibattito alla seduta plenaria a Strasburgo».

Stamattina ha preso posizione anche il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, in una dichiarazione congiunta con la ministra della Difesa, Florence Parly: la Francia vuole «lavorare fin da ora alla ripresa» del processo politico nella crisi siriana.

«Un piano di uscita dalla crisi deve essere trovato, con una soluzione politica - ha detto Le Drian - noi siamo pronti a lavorarci fin da ora con tutti i paesi che possono contribuire».

«La Francia - ha aggiunto il ministro - ha due priorità: la lotta contro i gruppi jihadisti, in particolare Daesh, e il ritorno alla stabilità che impone una soluzione politica».

Il leader laburista britannico Jeremy Corbyn: «Le bombe non salvano le vite e non portano la pace. I raid legalmente discutibili che rischiano di aggravare un conflitto già devastante».

«La Gran Bretagna - accusa Corbyn - avrebbe dovuto assumere un ruolo di leadership per spingere Russa e Usa a concordare un'investigazione indipendente guidata dall'Onu» sul presunto attacco chimico di Duma, «non seguire le istruzioni di Trump». Corbyn critica poi Theresa May per non aver chiesto l'ok in Parlamento.

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