Recentemente, l'ex talpa di Wikileaks si è vista revocare un invito per parlare ad Harvard
NANTUCKET - «Non sono una traditrice». È perentoria Chelsea Manning durante una conferenza in Massachusetts quando le viene chiesto se appunto si considera una traditrice. «Ho fatto ciò che andava fatto, era la cosa giusta», ha sottolineato l'ex talpa di Wikileaks, condannata prima a 35 anni di prigione per tradimento e poi graziata all'inizio del 2017 dall'allora presidente Barack Obama prima di lasciare la Casa Bianca.
La soldata transgender è intervenuta ad una conferenza a Nantucket a pochi giorni dalla decisione dell'Università di Harvard di revocarle l'invito a parlare questo semestre agli studenti dell'Istituto di Politica 'Kennedy School'. Decisione presa dall'ateneo dopo le dimissioni dal corpo accademico dell'ex direttore della Cia Mike Pompeo, che l'aveva definita una traditrice.
Secondo Manning, la decisione di Harvard è indicativa del fatto che si vive in uno stato di polizia e che non e' possibile confrontarsi su discorsi politici attuali in una istituzione accademica.