Il divorzio dall'Ue non si fa senza il consenso della piccola provincia britannica, sostiene un gruppo interpartitico di ricorrenti
BELFAST - Il Regno Unito potrebbe dover chiedere il “permesso” all’Irlanda del Nord prima di poter lasciare l’Ue come desidera. La piccola nazione costitutiva al confine con la Repubblica d’Irlanda potrebbe infatti imporre un voto in parlamento a Londra e a Belfast prima di autorizzare la Brexit.
A portare la questione davanti alla Corte suprema nordirlandese è stato un gruppo interpartitico di politici, anche dei due maggiori partiti nazionalisti, che contesta il fatto che la premier britannica Theresa May possa chiedere l’uscita dall’Ue senza passare per un voto a Westminster. I ricorrenti sottolineano inoltre la necessità di sentire anche il parlamento locale di Belfast: «Un cambiamento tanto profondo come l’uscita dall’Ue richiede il consenso del popolo dell’Irlanda del Nord», ha dichiarato a Reuters l’avvocato Ronan Lavery.
La Brexit, in particolare, metterebbe in pericolo l’Accordo del Venerdì Santo con cui, nel 1998, Irlanda e Regno Unito hanno messo fine a tre decenni di conflitto fra nazionalisti irlandesi e unionisti. L’intesa contiene infatti riferimenti all’Unione Europea: la Brexit «avrebbe un effetto catastrofico» sul processo di pace, mette in guardia Lavery.
Il 23 giugno scorso, il 52% dei britannici ha votato per il divorzio da Bruxelles. In Irlanda del Nord, tuttavia, il 56% dei votanti ha chiesto di rimanere nell’Ue.
Il ricorso nordirlandese arriva mentre nella vicina Repubblica d’Irlanda crescono le preoccupazioni per la reinstaurazione di un confine terrestre con il Regno Unito. Il ministro degli Esteri Charles Flanagan, in particolare, ha annunciato che Dublino chiederà uno statuto speciale per l’Irlanda che garantisca facilità di movimento da e per l’Irlanda del Nord. Tale "libera circolazione" regionale potrebbe però vanificare o mettere a dura prova l'intenzione del Regno Unito di controllare la propria immigrazione.